Ovviamente, non è un’offesa per nessuno. Si tratta di Ignoro, as, avi, atum, are, verbo latino che significa ignorare, non conoscere, “essere all’oscuro di…”.
Non è l’ignoranza dell’Ucraina, ma di quella pletora di eroi “di guerra”, dal divano e dalle tastiere dei loro pc, pronti a gridare ancora “fino all’ultimo ucraino”. Sono ancora tanti. E sono il nemico più criminale, sanguinario e pericoloso degli ucraini.
Sono convinto che se un essere umano degli anni Sessanta riuscisse a viaggiare nel futuro, arrivando fino a noi, si domanderebbe cosa sia accaduto in pochi decenni per sovvertire l’ordine della normalità.
Un tempo, infatti, i dibattiti erano animati da luminari del pensiero, tra cui Habermas, Marcuse, Foucault, Eco, Pasolini, solo per citarne alcuni.
Oggi, invece, vediamo storici e filosofi sbeffeggiati da politici di professione e giornalisti che ci hanno raccontato di pale ottocentesche, di sanzioni dirompenti, di muli, di microchip smontati dalle lavastoviglie, e tutta una serie di sciocchezze antistoriche, come fantomatiche “paci giuste” e guerre a oltranza, fino all’ultimo ucraino.
Così, da un lato abbiamo tali fenomeni, pronti a spiegarci che Putin è un dittatore che, una mattina di febbraio del 2022, non sapendo come tirare a sera, ha deciso di aggredire l’Ucraina, perciò dobbiamo fermarlo fino all’ultimo ucraino e, se non bastasse, fino all’ultimo europeo.
Gli stessi che, fino al 2021, se ricordavi che lo stesso Putin ha sulla coscienza la morte di diversi giornalisti a lui ostili, ti andavano contro, sostenendo che l’inquilino del Cremlino fosse quanto di meglio fosse capitato all’Europa, mentre c’era la fila di giornalisti e politici di ogni schieramento per scattare un selfie con lui.
Dall’altro lato, abbiamo luminari del pensiero, tra cui: Alessandro Barbero, Luciano Canfora, Angelo D’Orsi, Massimo Cacciari, Piergiorgio Odifreddi, cioè filosofi, storici e matematici di fama, docenti universitari, che vanno oltre la superficialità del primo gruppo, perché la storia la conoscono e con loro le sciocchezze in stile pale e microchip non funzionano.
Eppure, l’umano giunto dal passato si domanderebbe come sia possibile credere alle scemenze di chi propone di resistere a oltranza “al dittatore Putin”, senza una sola alternativa a “morire fino all’ultimo uomo”.
Si domanderebbe come sia possibile che la società possa ancora dare credito a chi dava Mosca per spacciata entro Natale 2022 in virtù delle nostre sanzioni dagli effetti dirompenti.
Così, vediamo esperti della trappola del fuorigioco che si sono rivalutati grandi statisti, che poi scrivono che la guerra in Ucraina è scoppiata nel 2022, fornendo più di qualche dubbio sulle competenze acquisite con la loro laurea, visto che non conoscono neppure l’ABC della Storia Contemporanea.
Perché che in Ucraina ci siano un aggressore e un aggredito e che la guerra sia scoppiata nel 2022 è una panzana che puoi “accettare” da chi non apre un libro di storia dai tempi delle superiori, ma è imbarazzante se espressa da chi ha un titolo più elevato. Figuriamoci da chi ha l’ardire di definirsi giornalista.
E c’è un dato di fondo che distingue il gruppo della cultura dalla pletora di ignoranti: gli ucraini. I primi cercano di salvarli; per i secondi, invece, sono solo numeri e fiches da puntare.
Poi scavi nel passato di questo gruppo di eroi pronti a mandare ancora gli ucraini al fronte (non certo i propri figli, ovviamente) e li vedi dare dell’antisemita a chi voleva fermare Netanyahu. Gli stessi che cercano di farci la morale contro Putin e i suoi crimini, hanno il poster in camera del sanguinario di Tel Aviv.
Due pesi e due misure, perché, per l’ignorante, il mondo è come la PlayStation e tutto cambia in funzione del personaggio che si interpreta. Non si muore alla prima vita e, quand’anche le vite finissero, puoi sempre riavviare il gioco perché è tutto una finzione.
E l’unica cosa che resta uguale è il valore di chi muore, che, per loro, è pari a zero.
Perché degli ucraini e del loro volere non interessa a nessuno. Non interessa a nessuno dei milioni di ucraini che sono scappati perché la guerra non la vogliono. Non interessa a nessuno delle madri e delle mogli che lottano contro i reclutatori, perché non portino via figli e mariti. Non interessa a nessuno degli ucraini che vengono mandati a morire al fronte per combattere una guerra già persa.
In fondo, siamo tutt’altro che evoluti rispetto alla società della metà del secolo scorso. Il tempo ci ha catapultato in una società che deride gli uomini di cultura come Barbero, Orifreddi e Candora, e glorifica gli eroi del “fino all’ultimo ucraino”. Una società meschina, una società che tifa perché pensare costa fatica, coraggio, e, soprattutto, una cultura che non ha.




