L’ECLISSI DELL’EUROPA, TRA VASSALLAGGIO AMERICANO E IL SUICIDIO GEOPOLITICO IN UCRAINA

C’è un’ipocrisia di fondo, quasi commovente, che serpeggia tra le cancellerie del Vecchio Continente.

Un parlamentare tedesco, di recente, ha definito “insolito” il modo in cui gli Stati Uniti ci stanno trattando.

Insolito?

Permettetemi di correggere il tiro: non è insolito. È semplicemente esplicito.

Donald Trump non ha cambiato la sostanza del rapporto transatlantico, semmai ha solo strappato via il velo di cortesia diplomatica che lo copriva.

Per settant’anni, Washington ci ha trattato come vassalli. La differenza è che le amministrazioni precedenti ci accarezzavano la testa in pubblico, come si fa con i cagnolini, lodando la nostra “partnership” mentre nel retrobottega ci imponevano le loro direttive.

Trump, imprenditore prestato alla politica, ci sbatte in faccia la realtà: siamo servi. E, tragicamente, ci meritiamo questo trattamento. Perché abbiamo accettato la servitù volontaria in cambio di una protezione che ora ci viene presentata con il conto da pagare.

LA NATO COME SUCCURSALE E IL FALLIMENTO DELLA STRATEGIA BELLICA

Guardiamo i fatti.

La NATO non è un’alleanza tra pari, ma un meccanismo di controllo geopolitico e, soprattutto, un gigantesco hub commerciale per il complesso militare-industriale statunitense.

Noi compriamo, loro vendono. Noi paghiamo, loro decidono. Punto.

Nel piano di pace abbozzato dall’entourage di Trump, l’Alleanza Atlantica viene trattata come un corpo estraneo, un’entità a cui gli USA “vendono” sicurezza, non come un partner con cui la costruiscono.

E non c’è da scandalizzarsi, ma solo da capire la realtà dei fatti.

E mentre noi europei ci stracciamo le vesti per le maniere forti di Trump, fingiamo di non vedere la sporcizia di casa nostra: la strategia bellica occidentale in Ucraina è un fallimento totale.

Siamo al quarto anno di guerra. Abbiamo inviato miliardi, tank, missili, intelligence. Abbiamo imposto sanzioni che dovevano mettere in ginocchio la Russia già nel 2022 e che invece hanno devastato la nostra economia, portando la crescita europea allo “zero virgola” e regalandoci una crisi energetica strutturale.

E il risultato sul campo?

L’Ucraina arretra e la Russia vince.

I confini si muovono con la forza, smentendo anche la retorica di Ursula von der Leyen secondo cui “nel 2025 i confini non si toccano”. Si toccano eccome, se hai i carri armati e l’avversario ha finito gli uomini.

E, malgrado la propaganda occidentale abbia raccontato che a perdere 1000 uomini al giorno erano i russi – cioè oltre 1,2 milioni dal 2022 – a non avere più uomini è l’Ucraina. Tant’è che dalla Francia si comincia a dire alla gente che dobbiamo abituarci all’idea di perdere anche i nostri figli in questa guerra.

Vi suggerisce qualcosa o vi serve un disegnino?!

IL TEATRINO DELL’ASSURDO: LA CONTROPROPOSTA EUROPEA

Di fronte a questo disastro, la risposta dell’Europa è puro delirio da centro psichiatrico.

Bruxelles tenta di avanzare una “controproposta” al piano Trump che ha del surreale. Si parla di imporre all’Ucraina un limite di 800.000 soldati attivi. Un limite?

Ma ci rendiamo conto che l’esercito francese, il più potente dell’UE, conta a malapena 200.000 effettivi?

Parlare di “limitare” Kiev a una cifra che è quattro volte superiore alle nostre capacità è la prova che i leader europei vivono in una realtà parallela.

L’Europa, in questo negoziato, è quel convitato di pietra che parla a voce alta mentre gli altri commensali, USA e Russia, continuano a mangiare ignorandolo.

Mosca ha già respinto al mittente le nostre proposte, definendole “non costruttive”.

E perché dovrebbe ascoltarci? Non abbiamo un esercito federale, non abbiamo più soldi da spendere (dopo esserci dissanguati per obbedire a Washington) e non abbiamo la volontà politica di inviare truppe a morire nel Donbass, a parte Macron, che accarezza l’idea di una guerra per sospendere le elezioni.

IL CANCRO DELLA CORRUZIONE A KIEV: L’AFFARE YERMAK

Ma c’è un livello ancora più inquietante in questa tragedia, che i media mainstream faticano a raccontare perché darebbero ulteriormente ragione a noi di Tamago e a chi ha raccontato la verità dal 2022 e non le panzane su democrazia, microchip e pale ottocentesche.

Mentre i soldati ucraini muoiono al fronte, a Kiev si consuma una guerra interna tra le istituzioni. Fonti dirette e rapporti investigativi puntano il dito contro Andrij Yermak, il potentissimo capo dell’ufficio presidenziale.

Una sorta di braccio destro di Zelensky.

La situazione è grottesca: gli organi anti-corruzione ucraini (NABU e SAPO), creati e addestrati con i soldi dei contribuenti occidentali per ripulire il Paese, sono ora sotto attacco.

Yermak, identificato in alcune indagini con pseudonimi pittoreschi come “Alibaba”, starebbe utilizzando i servizi di sicurezza per perseguitare i detective che osano indagare sul cerchio magico del potere.

Questo è il quadro: l’Occidente finanzia la resistenza di un Paese dove l’apparato statale combatte chi cerca di fermare i ladri perché gran parte dei ladri si trovano al potere.

È una contraddizione insostenibile, che erode ogni residua legittimità morale del nostro intervento in Ucraina. Come sosteniamo dal 2022, da quando tanti altri ci davano dei putiniani.

IL TRISTE DILEMMA DI ZELENSKY

Zelensky si trova stretto in una morsa mortale, perché, da una parte c’è Donald Trump, con un piano di pace brutale, transazionale, che probabilmente costringerà l’Ucraina a ingoiare rospi territoriali e una neutralità parziale; dall’altra ci sono gli “amici europei”.

Amici inaffidabili, impotenti, che promettono sostegno “finché serve,” ma che contano come il nulla elevato alla potenza dello zero poiché hanno i magazzini vuoti e le economie in stagnazione.

L’Europa si è auto-esclusa dalla storia per colpa di leader incompetenti e folli.

Abbiamo obbedito ciecamente, tagliando i ponti con l’energia a basso costo russa per comprare gas liquefatto americano a prezzi maggiorati, distruggendo la nostra competitività e salvando l’America da un disastro economico che incombeva e che, invece, Biden prima e Trump poi hanno trasferito sulle nostre imprese e sul nostro futuro.

Abbiamo perso la nostra credibilità diplomatica trasformandoci in semplici esecutori di ordini altrui.

La verità, tagliente come una lama, è che l’unica via d’uscita per l’Ucraina oggi passa per un accordo sporco tra Washington e Mosca.

L’alternativa europea, cioè continuare una guerra senza mezzi, basandosi su principi astratti mentre la realtà sul campo crolla, non è una strategia, ma un suicidio assistito.

E nessuno, a parte i nostri leader da clinica psichiatrica, sembra più disposto a finanziarlo.

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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