La danza non è il ballo. Il balletto non è la danza.
I movimenti del corpo sono danze? In discoteca si balla? C’è una danza dell’anima, della mente? Non vorrei aver contribuito ad affossare un concetto lirico per eccellenza.
Certo ha mille sfaccettature e molte proposte di lettura. Ecco, allora è meglio fare innanzitutto un po’ di chiarezza su cosa si intende per danza e recuperare qualche testo sacro.
Ma la danza è innanzitutto una forma d’arte e come tale, per noi, ha pieno titolo per essere ospitata in TZ (tamagozine.org).
Nell’ immaginario collettivo ha sempre rappresentato una forma di espressione con dei significati molto diversi a seconda di chi la pratica, di chi la interpreta e del significato che vuole trasmettere.
Chiaro quindi anche che dobbiamo porci nell’aspettativa di chi vede, sente, interpreta o magari partecipa all’atto scenico. Ma il palcoscenico su cui si dipana la danza è il racconto dell’anima, delle relazioni, dei desideri, dell’io dei protagonisti.

LEGGERE LA DANZA
O può essere la rappresentazione della rabbia delle mie frustrazioni, delle mie incapacità, dei miei tormenti, dei miei fallimenti. Ma non è la stessa cosa di quando io provo a mettere per iscritto quello che ho già “descritto” sopra? No.
Nella danza raggiungo qualcosa che deve essere immediatamente vista, recepita, interpretata, macerata, digerita. Pronta per un nuovo quadro.
È un momento, non ho il tempo per riflettere come quando sto leggendo e rileggendo una pagina di un libro di cui non ho compreso appieno il significato. Quel tempo è già passato e la pagina del libro della danza diventa un altro racconto.
Nessuna distrazione ammissibile. Nessun libretto accompagnatorio che ti indichi la via giusta per comprendere il significato. Devi essere tu a capirla. Altrimenti è meglio che resti a casa. Ci sono altri modi saggi per occupare il tempo.
Ma se pensi che la danza sembra sia nata almeno 11.000 anni fa in India nelle incisioni rupestri di Bhimbetka e che poi ha subito tutte le variazioni e i suoi significati sono mutati a seconda delle interpretazioni, possiamo ben dire che ad essa vengono attribuiti molteplici e benefici fattori.
SOLO DANZA O ANCHE BENESSERE?
Contribuisce al benessere fisico, alle interazionI con il prossimo, fa rinascere nuove emozioni, ritma la vita, aiuta a liberare la mente…
Cioè è la terapia del benessere, e sembra l’antidoto a tutti i mali.
Se fosse così non avremmo bisogno di altro. Ne di medicine, ne di stregoni, ne delle distorte relazioni moderne.
Si danza con riti propiziatori, invocando la pioggia, la salute, la maternità che non arriva o per invitare gli spiriti (buoni o cattivi) a compiere la loro missione.
“La danza nasce come momento sacro e di aggregazione divenendo nel corso del tempo una forma di intrattenimento e spettacolo sempre più compiuta”. Sembra essere questa la definizione che ho preso il prestito che forse più si adatta alla realtà.
Ma se facciamo un salto indietro verso il diciassettesimo secolo è proprio in Francia che la danza comincia ad assumere la forza che gli riconosciamo oggi.
Ma danza e musica sono un tutt’uno. La musica strumentale di quell’epoca si sposa perfettamente con le rappresentazioni esibite nelle corti europee e comincia a diventare raffinata ed esclusiva. Nell’Ottocento, in occidente, conobbe il massimo splendore.
LA DANZA NEL TEMPO
La danza classica ad esempio ha origine nel 1661 in Francia quando Luigi XIV fondò a Parigi una delle più prestigiose accademie di danza per razionalizzare i movimenti e codificare le cinque posizioni che anche oggi si studiano nella danza classica. Si fissarono le regole dell’esecuzione dei principali passi con una denominazione in francese.
Ma ancora oggi esiste l’obbligo di un abbigliamento rigoroso imposto allora e valido anche come l’uso di scarpette a punta ed il tutù ad iniziare fin dall’età giovanile.
La danza moderna invece esibisce un minor rigore e rappresenta quasi una sorta di ribellione ai rigidi dettami classici. Si danno più spazio alle sensazioni provate liberandole in un flusso di passione e armonia.
E notevoli sono le coreografie e le improvvisazioni. In Europa in America chi non ricorda Isadora Duncan che ha definito la danza contemporanea. Era la fine della seconda Guerra mondiale e la definizione era proprio quella di una rivolta verso l’accademismo, liberando la filosofia del movimento, introducendo un’armonia del corpo lontano dal rigore formale.
Un’ampiezza di comportamenti favoriva e determinava il fluttuare del corpo sul palcoscenico. Era il corpo il centro della nuova dimensione della danza e l’improvvisazione era l’accompagnamento perfetto sottolineata dalla musica. Ecco il connubio perfetto: le musa ispiratrici intorno alla quale ruotava la performance.
E OGGI?
Ma facciamo ancora un passo in avanti ricordando ad esempio la danza sportiva, le danze caraibiche latino americane, il jazz o più recentemente hip hop, break dance, la disco o la Urban dance che si riferisce a performance che danno origine a esibizioni fortemente coreografiche in spazi pubblici.
La più famosa rappresentazione è della break dance nata nel Bronx intorno al 1975 ad opera dei giovani afroamericani che venivano emarginati dalla società. Qui si entra in contatto diretto con lo spettatore ed è ormai diffusa in tutto il mondo con esibizioni sempre più spettacolari e quasi a diventare uno stile di vita.
Particolare attenzione va forse rivolta alla musica latino americana con movimenti pittoreschi, taglienti e sessualmente coinvolgenti come samba, rumba, tango, paso doble o l’innovativa Kizomba che combina elementi della Samba con stili musicali derivati dalle Isole caraibiche francesi.
Queste danze sono un trionfo di bellezza e sensualità. Nel tango, ad esempio, sguardo e movimenti del corpo ipnotizzano e rendono palpabile l’alchimia che affascina i ballerini e chiunque ne ammiri la coreografia o semplicemente l’esibizione.
CORPO, AMORE, SANTI E MENTE
Quindi per ritornare all’incipit di questa divagazione sulla danza possiamo dire che è la forma d’arte che più si accosta all’assoluto, al Divino capace di abbattere i confini spazio temporali regalando attimi di eternità ed unendo l’anima esecutrice e quella spettatrice attraverso bellezza e amore.
Sembra esserci un binomio inscindibile tra danza e amore. A questa alleanza è stata dedicata anche una giornata mondiale, il 29 aprile, nell’intento di mettere insieme bellezza e amore che possono salvare al mondo.
Ma prendiamo a prestito pure i santi. Sant’Agostino per esempio diceva “lodo la danza perché libera l’uomo dalla pesantezza delle cose e lega l’individuo alla comunità punto. Lodo la danza che richiede tutto, favorisce la salute e la chiarezza di spirito eleva l’anima”.
Ed è certamente vero perché la danza è il connubio tra mente e corpo che dobbiamo sempre più coltivare. Il ballo può essere quindi uno strumento di esplorazione, indagine e comprensione del nostro mondo interno.
Sempre per scomodare i saggi, nel 2017 uno studio ha dimostrato che chi esegue un programma di apprendimento di danza, aumenta in modo significativo la materia grigia fattore di crescita neuronale e il volume della regione dell’ippocampo.
Quindi, secondo questo studio, danza e sviluppo del cervello sono fortemente interconnessi. Ma il movimento non propriamente inteso come danza produce cambiamenti nel cervello e viceversa.
Leggendo il corpo si può risalire allo stato emotivo. Per chi sa leggere questi movimenti si possono riconoscere emozioni e i comportamenti illuminano il pensiero e lo traducono. Un esempio per tutti: quando un atleta vince una competizione, esulta in generale alzando le braccia al cielo godendo così di un momento magico mentre la classica postura di sconfitta si esprime con schiena curva che chiude il corpo.
Qualcuno obietterà che tutto questo non c’entri nulla con la danza. Niente di più falso ed è stato dimostrato anche scientificamente: la danza può aiutare il corpo a comunicare con il cervello e gli effetti di questo connubio possono essere utili a implementare lo sviluppo intellettivo a proteggere, rallentare e migliorare le condizioni cognitive in alcune patologie degenerative (lo dicono i saggi).
L’ANIMA DANZA?
Ma c’è un’altra lettura olistica della danza chiamata Anima che avanza dove le braccia si muovono in maniera completamente indipendente dalla volontà del suo proprietario e sono loro che sentono le forze che lo avviluppano andando a caccia di nuove sensazioni.
Non sono io a dirlo ma cito: “il corpo tutto si fonde con la musica e quando questo accade l’anima si accende e si connette con la fonte, con il tutto, con il divino. Comunque ti piaccia chiamarlo.”
In sostanza, secondo questa visione, i molti che animano la stanza in cui ci “esibiamo” non urtano da nessuna parte, arrivano vicinissimi a pareti, mobili ad altri che sono in compagnia ma non vanno mai a sbattere, non inciampano, non credono che quanto sembra che stia per accadere, all’ultimo istante il corpo scarta l’ostacolo e si rimette in equilibrio. Noi non vediamo ma lui quando siamo connessi vede per noi.
Sempre secondo questa lettura ci sentiamo come se avessimo 4 anni e insieme quaranta anni. E insieme quattro secoli o millenni; ci sentiamo come se esistessimo da sempre e per sempre presenti in ogni istante del tempo.
È l’anima che danza baby! E le virgolette danzano nella mente che non è un termine tecnico, specifico, rituale in un campo particolare come la danza ma può essere interpretata in diversi modi in base al contesto. Generalmente si riferisce a un’esperienza di movimento mentale spesso associata alla creatività all’immaginazione alla consapevolezza e al flusso di pensieri.
NEUROSCIENZA E DANZA: UN’ ALTRA VISIONE
È una possibilità bella e seducente che può farci comprendere la dimensione dell’umanità per scoprire come da una sillaba nasca il suono guidata dal battito del cuore di una madre e le architetture nervose di un nuovo piccolo cervello lo condurrà fino alla gerarchia di valori dell’essere umano.
Un risultato scientifico della neuroscienza è che il rapporto tra significante e significato è il medesimo in qualsiasi lingua: ogni parola stimola le stesse aree cerebrali e l’incontro inaspettato della voce dell’arte e della poesia nel recinto della scienza, diventa una danza quindi di parole e semantica di un progetto che danza con le parole.
Un sogno della scienza lungo come dodici volte la distanza tra la terra e luna. Perché ballare, danzare, muoversi anche in maniera scoordinata, al ritmo della vita è il meglio che possiamo fare. Se usiamo anche il cervello. Il ballo del qua-qua è un’altra cosa.
Non lo dico certo solo io ma lo ricordo. Volentieri.
Può essere? why not.
Leggerlo è come assistere a una lunga improvvisazione danzata: si parte da un gesto semplice e familiare — la danza non è solo ballo — e si viene condotti in un viaggio che attraversa storia, filosofia, neuroscienze, antropologia, emozioni.
C’è dentro il corpo, certo. Ma anche lo sguardo, il respiro, l’origine del gesto. E soprattutto, c’è l’anima.
Quanto hai scritto ci ricorda quanto la danza sia qualcosa di molto più vasto del movimento ritmato o dello spettacolo codificato. È espressione, rito, identità, ribellione, appartenenza. È linguaggio e silenzio, cura e conoscenza. E questo vale sia per chi osserva, sia per chi danza.
Bellissima la parte in cui si parla del tempo della danza come irripetibile, non rileggibile, non “recuperabile” come le righe di un libro: o ci sei, o lo perdi.
È verissimo. Quando danzi, non puoi stare a metà: o sei presente o sei altrove. E quando ci sei, succede qualcosa. Il corpo si fa voce. La mente si fa vuoto. L’anima prende il suo spazio.
Colpisce anche il tono: a tratti colto, a tratti ironico, a tratti spirituale. E questa alternanza crea ritmo, come un’onda che si muove tra conoscenza e intuizione. Un testo che è esso stesso una danza tra generi, come a dire: la danza non si spiega, si attraversa.
E allora sì, questo articolo può essere.
Perché parla davvero della danza nella sua verità più profonda: quella che unisce dentro e fuori, visibile e invisibile, corpo e coscienza.
Lo dico anche da chi danza da oltre 20 anni, nella tradizione della Danza Orientale.
E ogni volta che entro in sala, so che il mio corpo racconterà qualcosa che non riuscirei mai a dire a parole.
Che la danza è un modo per restare connessi — a sé, agli altri, al mondo.
E sì, a volte anche al sacro. Grazie
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Splendide osservazioni Francesca. Ti ringrazio moltissimo del tuo giudizio ed è stato che tu abbia partecipato con il tuo commento. Bello e preziosissimo. Grazie ancora
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