Mentre le piazze bruciavano, i nomi dei ministri venivano decisi al telefono da funzionari stranieri e le casse dello Stato affidate a tecnocrati reclutati da fondi privati. L’Ucraina non è vittima del caso, ma di un lucido esperimento di outsourcing geopolitico che ha sacrificato la sovranità sull’altare di ambizioni atlantiche. Un’indagine fredda che smonta la narrazione manichea per rivelare gli ingranaggi di un disastro programmato.