Se si potesse posare uno stetoscopio sul petto dei leader europei, sentiremmo la tachicardia irregolare di un formicaio impazzito.
Perché, quando un’élite perde il controllo sulla narrazione, la reazione non è mai l’adattamento, ma la negazione violenta della realtà.
Ricordate Hitler che ordinava ancora di attaccare mentre gli Alleati erano entrati a Berlino?
L’obiettivo dell’attuale classe dirigente europea non è la vittoria, ormai chimera anche per i più folli tra loro, ma la sopravvivenza. Perché, dopo von der Leyen, Macron & friends hanno scommesso tutto sul cavallo sbagliato, sono terrorizzati, perciò cercano di sabotare l’unica via d’uscita rimasta: la pace.
IL SUICIDIO FINANZIARIO PER NON AMMETTERE LA PROPRIA INCOMPETENZA
Ursula von der Leyen e Friedrich Merz si sono trasformati in esattori di un debito morale inesistente, braccando il premier belga con una ferocia che tradisce la loro debolezza.
L’obiettivo è Euroclear, la cassaforte in cui sono stipati i miliardi russi congelati.
Fino a ieri, toccare quei fondi era considerato un anatema, un colpo mortale alla credibilità dell’Euro come valuta di riserva globale. Lo stesso premier belga parlava di conseguenze catastrofiche per i cittadini europei.
Ma i soldi sono finiti e von der Leyen, Macron, Merz e i loro amici sono come gli indebitati fino al collo che cercano soldi per pagare le rate in scadenza.
L’Ucraina è in bancarotta, un paziente tenuto in vita solo da trasfusioni di liquidità che l’Occidente non ha più.
La Danimarca annuncia aiuti faraonici per il 2026, ma tagliando i fondi alla cooperazione in Africa, in un gioco delle tre carte contabile che è un insulto all’intelligenza di chiunque sappia leggere un bilancio.
Vogliono rubare gli asset russi per finanziare altri due anni di un conflitto che Kiev ha già perso sul campo, non per tentare di vincere, ma per non dover ammettere oggi di aver bruciato il futuro dell’Europa per la loro totale incompetenza.
L’ARCHITETTURA DELLA PAURA: DRONI INVISIBILI E NEMICI DI COMODO
Quando la realtà sul campo diventa indifendibile – con Pokrovsk che cade e la rete energetica ucraina al collasso – la comunicazione politica deve costruire una realtà alternativa, in modo da contare almeno con quella parte di popolazione poco sveglia e poco informata.
Ecco la narrazione della “guerra ibrida”, dunque, un capolavoro di manipolazione di massa.
I cieli d’Europa si riempiono improvvisamente di droni fantasma. Appaiono sopra le basi tedesche, sorvolano le infrastrutture danesi, minacciano persino l’aereo di Zelensky nei cieli d’Irlanda. Eppure, in un continente che vanta i sistemi di sorveglianza più sofisticati del pianeta, nessuno li abbatte.
Nessuno li fotografa. Nessuno ne recupera i rottami.
Sono gli UFO della geopolitica: esistono solo perché serve che esistano.
Saranno mica alieni?!
No, sono sicuramente russi. Non ci sono nemmeno prove della loro esistenza, ma vi dicono che sono russi, perché questa “minaccia ibrida” è il collante necessario per tenere insieme un’opinione pubblica stanca e impoverita.
È il carburante per mantenere vive le fandonie di qualche cretino che ti dice che Putin è un dittatore e i dittatori vanno abbattuti, anche se siedono sul più grande arsenale atomico al mondo.
Perché le atomiche le ha anche la Francia, perciò siamo tranquilli. Perché gli USA sono nella NATO e non importa che Trump abbia detto all’Europa di arrangiarsi.
Insomma cretini, appunto, che parlano e scrivono perché hanno delle corde vocali e delle dita, ma, dalle sciocchezze che veicolano, si evince che tra le orecchie hanno solo spazio vuoto.
La narrazione serve a giustificare la “proattività” richiesta dai generali NATO, un eufemismo orwelliano per mascherare possibili aggressioni preventive o provocazioni studiate a tavolino.
Parole che, in un mondo normale, sarebbero già all’esame della Magistratura per i rischi che trasmettono sulle spalle dei cittadini europei. Soprattutto italiani, vista la nazionalità di chi l’ha sparata più grossa.
La dissonanza cognitiva raggiunge vette grottesche quando si analizzano i sabotaggi reali. Se un gasdotto esplode nel Baltico o un treno deraglia in Polonia e le tracce portano a Kiev, cala il silenzio di tomba, oppure si dice che siano ucraini al servizio di Mosca.
L’articolo 5 della NATO evidentemente non si applica se il sabotatore indossa la maglia della squadra “buona”. Se invece bisogna incolpare Mosca, non servono prove: basta l’intenzione. E il problema è che in tanti ci cascano.
LO SCISMA ATLANTICO E LA SINDROME DELL’ABBANDONO
I documenti strategici che filtrano da Washington, uniti al ritiro di contingenti dalla Romania, parlano chiaro: per gli Stati Uniti il dossier ucraino è un asset tossico da liquidare al più presto per concentrarsi sul Pacifico. La narrazione europea del “tradimento americano” è patetica. Gli USA non stanno tradendo nessuno; stanno facendo, come sempre, i loro interessi.
È l’Europa che ha scambiato il servilismo atlantista per una polizza assicurativa eterna.
I leader europei stanno cercando di convincere Zelensky che Trump vuole venderlo a pezzi, spingendolo a rifiutare ogni negoziato. Proprio mentre Trump spiega al mondo che l’Europa rischia l’estinzione continuando le politiche sciagurate della Commissione von der Leyen.
È un comportamento di un cinismo raggelante, un comportamento criminale: pur di non sedersi al tavolo della pace e ammettere che la strategia del “tutto o niente” è fallita, l’Europa spinge l’Ucraina al suicidio assistito, spinge gli ucraini a morire in cambio di niente. “I territori prima delle vite umane”, sembra essere il nuovo motto di Bruxelles. O, per essere più sinceri, “i cessi d’oro e chi se ne fotte degli ucraini che muoiono”.
L’ORCHESTRA SUONA MENTRE IL REATTORE SI SPEGNE
Siamo di fronte a uno dei più grandi fallimenti della classe dirigente occidentale dal 1945 ad oggi.
Abbiamo un’Europa che si comporta come un automobilista ubriaco contromano in autostrada, convinto che siano tutti gli altri ad andare nella direzione sbagliata, spinti da cretini che ancora credono alla loro follia, incapaci di comprendere un testo scritto, perciò impossibilitati a cogliere la realtà.
Mentre gli Stati Uniti preparano le valigie, sparando a zero sull’Europa, e la Russia avanza metodicamente, l’Europa cerca disperatamente di sequestrare fondi illegittimi per comprare armi che arriveranno solo tra mesi e mesi, per combattere una guerra immaginaria contro droni fantasma, sperando che il frastuono della propaganda copra il rumore del crollo e che i cretini siano sempre lì, a fagocitare ogni castroneria.
Zelensky viene strattonato per la giacca da leader che non hanno più nulla da offrirgli se non la promessa di morire insieme.
È il valzer del Titanic, ballato nelle sale di Bruxelles, mentre in Ucraina si spengono le luci e arriva l’inverno. E questa volta, non ci saranno scialuppe per la credibilità politica di chi ci ha portato fin qui.
Il problema è che noi cittadini europei siamo i viaggiatori di terza classe, che pagheranno più degli stessi leader la follia di questi sciagurati e di chi ancora ha fiducia in loro.




