Li avete visti?
I burocrati di Bruxelles e i politici di Roma mentre, dai loro uffici climatizzati, tracciano linee rosse su mappe che non sanno leggere, tanto che qualcuno sostiene che la Russia confini con l’Afghanistan?
Lo so, sembra una barzelletta, ma a decidere del destino delle nostre imprese, delle nostre vite e del futuro dei giovani ci sono politici come Tajani, che si aspettano attacchi dalla Sicilia e sostengono che, appunto, l’Afghanistan confini con la Russia. E il dramma è che Tajani è anche uno dei più preparati.
C’è una sorta di follia collettiva, un delirio tecnocratico che ha infettato la leadership europea.
L’idea che la realtà, quella fatta di testate nucleari, possa essere piegata dalla narrazione, dai tweet o dalle sanzioni, economiche e morali.
Ma lo scenario di un’Europa che entra in guerra contro la Federazione Russa, mentre gli Stati Uniti si siedono in tribuna a guardare, non è affatto una strategia, ma un suicidio.
È come un bullo che sfidi a boxare il campione del mondo dei pesi massimi.
L’ECONOMIA ITALIANA: AUTOPSIA DI UN DISASTRO AUTOINFLITTO
Se l’Europa decidesse di marciare contro Mosca senza lo Zio Sam, l’Italia non subirebbe “contraccolpi”. L’Italia verrebbe cancellata come entità economica moderna.
Siamo un Paese che trasforma materie prime che non ha, usando energia che compra da altri.
La follia della politica europea sta nel voler combattere il nostro principale fornitore storico di energia (sì, ancora lui, direttamente o indirettamente) mentre ci auto-sabotiamo con transizioni ecologiche che hanno disarmato la nostra industria.
IL COLLASSO DELLA CLASSE MEDIA
Giorno uno della guerra. Il gas si ferma. E si ferma tutto.
Non sarebbe una recessione, ma un infarto miocardico del sistema produttivo.
Il governo, in preda al panico, nazionalizzerebbe ogni goccia di carburante.
Il vostro riscaldamento? Spento. La vostra auto? Ferma.
Le aziende del Nord-Est, quel miracolo di ingegneria e creatività, chiuderebbero in massa per l’impossibilità fisica di accendere i macchinari.
L’inflazione esploderebbe.
Il pane, la pasta, i beni primari diventerebbero lussi perché la logistica, senza il gasolio, si ferma.
Vedremmo scene da dopoguerra: il ceto medio, impoverito in una settimana, in fila per i sussidi di uno Stato che non ha più soldi perché i mercati finanziari, realizzando che l’Europa è sola contro l’Orso Russo, venderebbero i BTP italiani come carta straccia.
È criminale ignorare che la nostra prosperità si basa su un equilibrio fragile. Romperlo per seguire un’ideologia bellicista, senza avere la forza militare per sostenerla, è imperdonabile.
L’ARROGANZA DEI DEBOLI E DELL’IGNORANZA GEOPOLITICA
Ma l’aspetto più terrificante non è l’economia. È la totale, assoluta ignoranza della dottrina militare russa da parte delle nostre élite.
Se ci fate caso, i leader europei parlano della Russia come se fosse un “benzinaio con la bomba atomica”.
Invece, la Russia è una superpotenza ingegneristica che ha ereditato e perfezionato l’arsenale dell’apocalisse sovietica, mantenendo la parità atomica con gli USA e raggiungendo la superiorità mondiale nel settore dei missili ipersonici.
E noi vorremmo attaccarli?!
Noi?! Un’Europa che non ha più armi da inviare in Ucraina e che si svena per acquistarle da Trump?!
LA SINDROME DI NAPOLEONE, MA ANCHE SENZA ESERCITO
Ipotizzare un attacco NATO-Europa contro il territorio russo è l’apoteosi della stupidità umana.
La Russia possiede circa 6.000 testate nucleari.
Possiede il sistema Perimeter (la “Mano Morta”), un sistema automatico che lancia missili atomici e garantisce la distruzione del nemico anche se l’intera leadership russa fosse recisa all’istante.
E già, se senti che Putin è stato ucciso, non devi festeggiare, ma cominciare a recitare le tue ultime preghiere.
Possiede i missili Sarmat, capaci di cancellare un’area grande come la Francia con un solo vettore. Uno solo!
Possiede i siluri Poseidon, droni sottomarini nucleari progettati per creare tsunami radioattivi che renderebbero le coste inabitabili per millenni.
E i nostri leader pensano di poter mandare qualche battaglione di carri Leopard e minacciare Mosca?
È come se un bambino armato di fionda provocasse un leone inferocito e affamato.
L’Ucraina è una nazione che i russi non vogliono distruggere, altrimenti avrebbero usato l’aviazione, per bombardare a tappeto infrastrutture e punti strategici, azzerando le difese militari nemiche, per poi marciare fino a Kiev, come la dottrina americana insegna.
Ma un attacco della NATO non sarebbe occasione per impostare una guerra di logoramento, ma sarebbe vista come un problema esistenziale per la Russia, perciò Mosca non azionerebbe nemmeno il suo esercito, ma passerebbe immediatamente alla fase atomica, già dopo il primo attacco occidentale.
IL GIORNO DEL GIUDIZIO: LA REALTÀ DELLA DOTTRINA RUSSA
Ecco cosa succederebbe davvero se l’Europa, in un impeto suicida che seguisse i consigli idioti di certi ammiragli da cartone animato, lanciasse il primo attacco serio contro la Russia.
Non ci sarebbe una lunga guerra di trincea. La dottrina russa è chiara, scritta nero su bianco, ma nessuno a Bruxelles sembra averla letta: minaccia esistenziale allo Stato = risposta nucleare immediata.
Zero soldati, zero carri armati e zero droni. Missili atomici immediati.
Nel momento in cui un missile occidentale colpisse basi strategiche in Russia, il Cremlino non chiamerebbe le Nazioni Unite. Premerebbe il bottone.
Ma non per distruggere tutto subito, ma per educarci col terrore.
IL FUNGO ATOMICO SOPRA IL MEDITERRANEO
Un’esplosione nucleare tattica nell’alta atmosfera sopra l’Italia o il Mare del Nord scatenerebbe un impulso elettromagnetico (EMP).
In un secondo, i satelliti europei friggerebbero. La rete elettrica italiana salterebbe. Internet sparirebbe.
I moderni aerei F-35 non avrebbero più assistenza.
Tutto spento. I soldi sui conti in banca sarebbero impossibili da ritirare, se non con procedure a mano d’emergenza e non certo immediate.
Saremmo riportati al Medioevo in un lampo di luce azzurra.
E a quel punto, Mosca chiederebbe: “Volete continuare? Perché il prossimo colpo è su Roma, Parigi o Berlino”.
Senza gli Stati Uniti a proteggerci, senza la certezza che Washington scambierebbe New York per salvare Milano, cosa farebbe l’Europa?
Si arrenderebbe incondizionatamente, umiliata, distrutta psicologicamente ed economicamente per le prossime tre generazioni.
Sarebbe il caos per le strade, perché, a quel punto, anche il più cretino dei bellicisti da divano si renderebbe conto di essere stato un idiota. (Forse. Vista la mancanza di logica e di competenze di certi personaggi non mi assumo la responsabilità di darlo per scontato.)
IL TRADIMENTO DELLA RAGIONE
Chi oggi spinge per l’escalation, chi minimizza il rischio nucleare, chi crede che la Russia stia bluffando, politico, giornalista o tifoso di entrambi che sia, non è un patriota europeo. È un idiota. E, ancora peggio, è un pericolo pubblico. È un pericolo per la tua impresa, per i tuoi dipendenti, per te e per i tuoi figli.
Stiamo camminando come sonnambuli verso l’abisso, guidati da leader che non hanno mai visto una guerra, che non hanno mai patito la fame e che trattano la geopolitica come un gioco alla PlayStation.
Ma la fisica nucleare non gioca.
Sfidare la più grande potenza atomica del pianeta senza avere le spalle coperte non è coraggio, ma la definizione clinica di follia.
E se non ci svegliamo ora, il prezzo di questa follia non lo pagheranno i politici nei loro bunker, ma lo pagherete voi, i vostri figli e ciò che resterà delle nostre città silenziose per secoli.


Dott. Pasquale Di Matteo
Giornalista freelance, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.




