È STATA L’UCRAINA, QUINDI TUTTI ZITTI. SILENZIO SU MIG-31 E NORD STREAM

Ci sono verità che fanno rumore, quando fai comunicazione e il tuo scopo è informare, ma se fai propaganda e il tuo scopo è creare nemici perpetui, allora certi fatti vanno silenziati.

Ecco perché certi fatti emergono silenziosi, tra le pieghe di un’inchiesta giornalistica o nelle righe di un comunicato dei servizi segreti, eppure hanno la potenza di un’onda d’urto capace di frantumare l’intero paradigma narrativo su cui si regge l’attuale conflitto europeo e la sua propaganda.

La verità, oggi, ha il volto scomodo di un’Ucraina non solo vittima, ma anche attore spericolato e cinico, un giocatore d’azzardo che gioca il tutto per tutto per scatenare una guerra mondiale.

LA MASCHERA CADE: IL CASO NORD STREAM E IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO

Il sabotaggio del gasdotto Nord Stream è stato il più grande attacco a un’infrastruttura critica europea dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Un colpo chirurgico che ha reciso l’arteria energetica della Germania, che ha messo in ginocchio l’economia europea e ha ridefinito gli equilibri geopolitici per i decenni a venire.

La narrazione iniziale, immediata e martellante, puntava il dito contro Mosca, in un coro quasi unanime che non ammetteva repliche, nonostante l’idea che fosse stato Putin a distruggere un’infrastruttura fondamentale per la Russia fosse idiota.

Ma la verità e i fatti si presentano sempre, prima o poi.

A supporto delle indagini della magistratura tedesca, che ha già emanato mandati d’arresto per diversi ucraini, sono arrivate le rivelazioni del Wall Street Journal, corroborate da molteplici indagini, ad indicare una direzione diversa e sconvolgente: Kiev.

L’operazione, complessa e costosissima, sarebbe stata pianificata ed eseguita da un gruppo d’élite delle forze speciali ucraine.

Ora, essendo impossibile che un uomo solo, l’ex Comandante in Capo delle forze armate ucraine, il generale Valerii Zaluzhnyi, potesse disporre di somme ingenti di denaro e potesse orchestrare un’operazione simile in solitudine è evidente il coinvolgimento del governo ucraino.

Anche l’essere stato spedito a fare l’ambasciatore a Londra, sembra la chiusura di un cerchio, per allontanarlo dal luogo del delitto.

Ma le notizie emergono e il Nord Stream si conferma sempre più un attentato ucraino agli europei.

Immaginate se fosse emerso che era un commando russo?

Titoli di giornale, intere puntate dedicate nei talk show, invocazione dell’articolo 5.

Invece, cosa fanno Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni? Tacciono per una chiara scelta politica.

È l’accettazione passiva di un affronto senza precedenti a un partner europeo, un atto di sottomissione strategica che rivela la fragilità e la mancanza di sovranità di un’Unione incapace persino di chiedere conto a chi sabota le sue fondamenta economiche.

Un silenzio per nascondere il fallimento di quasi quattro anni di scelte sbagliate e miliardi dei contribuenti sperperati a difendere chi ci danneggia.

OLTRE IL BALTICO ENNESIMO TENTATIVO DI DISASTRO

Se il caso Nord Stream rivela un’inquietante spregiudicatezza, la notizia sventata dai servizi segreti russi (FSB) dipinge uno scenario da incubo, un gioco ai confini della follia, che dimostra quanto Zelensky sia pronto a tutto.

Secondo Mosca, i servizi segreti di Kiev, con il presunto appoggio britannico, avrebbero tentato di corrompere piloti russi per dirottare un caccia MiG-31, un intercettore armato con missili ipersonici Kinzhal.

Lo scopo era quello di dirigersi contro una base NATO in Romania.

Ora, immaginate un aereo da combattimento russo, con capacità quasi nucleari, che viola lo spazio aereo di un paese NATO per atterrare in una sua base?

Cosa sarebbe successo?

L’operazione, fortunatamente sventata, non può essere solo un tentativo di una nazione che si difende disperatamente, ma è la follia di pazzi disperati e disposti a tutto, anche a rischiare l’apocalisse.

Ma chi stiamo armando a nostre spese?!

Certo, qualcuno potrebbe far notare che è quanto affermato da Mosca, ma si tratta degli stessi che puntavano il dito contro Kiev per il Nord Stream. Perciò, sono certamente fonti più attendibili di chi gridava “è stato Putin”, raccontandoci panzane di pale e microchip.

FINANZIARE CHI CI SABOTA E IGNORARE UN POPOLO IN FUGA

In comunicazione, la percezione è spesso più potente della realtà. La realtà, però, ha il vizio di presentare il conto.

L’Europa oggi paga il prezzo di un’equazione insostenibile. La Germania, la nazione più colpita economicamente dal sabotaggio ucraino, si appresta ad aumentare i suoi aiuti militari a Kiev fino a 11,5 miliardi di euro, trasformando al contempo il proprio esercito nel più grande del continente.

Cosa che dovrebbe far venire i brividi a chiunque non nutra idiosincrasie nei confronti della Storia.

È un paradosso che sfida ogni logica, se non quella di un vassallaggio strategico ormai palese. Mentre le nostre economie soffrono e le nostre industrie chiudono, continuiamo a foraggiare un apparato bellico la cui leadership dimostra di non avere scrupoli, nemmeno nei confronti dei propri benefattori.

E il popolo ucraino cosa pensa?

La narrativa occidentale ce lo descrive come un monolite compatto, unito nella volontà di combattere fino all’ultimo uomo.

Eppure, dall’apertura delle frontiere, si è assistito a una fuga di massa di giovani che non vogliono essere mandati al fronte, dato incontrovertibile che dimostra come il popolo ucraino scappi dalla guerra, un popolo sottomesso da una classe politica che la impone, sacrificando una generazione sull’altare di obiettivi che appaiono sempre meno chiari e sempre più pericolosi per tutti.

L’Occidente ha scelto di non vedere, di non sentire.

Ma siamo davvero disposti a finanziare chi è disposta a trascinarci in una guerra atomica a ogni costo?

La prima vittima di ogni guerra è la verità. La seconda, se non iniziamo a porci le domande giuste, potrebbe essere tutto il resto. Dove per tutto il resto s’intende le nostre vite e quelle dei nostri figli.

FONTI

Il Fatto Quotidiano, WSJ, Il Manifesto.

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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