IL MONDO SCEGLIE ALTRE STRADE E CONDANNA L’EUROPA A ESSERE UNA MALINCONICA PERIFERIA

Due immagini prendono a schiaffi l’Europa.

Nella prima, la stretta di mano alla Casa Bianca tra Donald Trump, l’incarnazione del pragmatismo brutale americano, e Viktor Orban, il ribelle d’Europa.

L’oggetto del contendere sono petrolio e gas russi.

Orban li definisce una “realtà fisica”. Trump annuisce. Perché nella geopolitica, la realpolitik ha sempre la precedenza sulle dichiarazioni di principio.

Nella seconda immagine, rileviamo il fischio di un treno. Ma non un treno qualunque, bensì il primo convoglio merci che da Mosca, attraversando deserti e steppe dell’Asia Centrale, arriva in Iran.

Non trasporta solo decine e decine di container, ma il futuro. È il primo vagito di un’infrastruttura colossale, il Corridoio Internazionale di Trasporto Nord-Sud (INSTC), un serpente d’acciaio lungo 7.000 chilometri destinato a collegare San Pietroburgo a Mumbai, bypassando l’Europa, i suoi porti, i suoi canali, le sue regole. Le sue sanzioni.

La sua economia. Di fatto un corridoio che isola l’Europa da buona parte di Asia.

Questi non sono due eventi separati, ma rintocchi di una stessa campana a morto. Quella che suona per l’Europa.

LA GRANDE ILLUSIONE: QUANDO LA MORALE DIVENTA UNA GABBIA DORATA

La progressiva trasformazione della politica europea in un esercizio di autocompiacimento narrativo sta producendo disastri e danni di proporzioni atomiche.

Bruxelles non governa più la realtà e produce comunicati stampa su come la realtà dovrebbe essere. I suoi leader vivono su un mondo parallelo, che non esiste. Sono rimasti nella dimensione di Joe Biden e dei suoi amici immaginari.

L’Europa ha costruito se stessa su democrazia, diritti, sostenibilità, ma si è chiusa dentro una bolla, convinta che il resto del mondo sarebbe venuto in pellegrinaggio.

Una bolla in cui quegli stessi diritti democratici non sono più garantiti. Non se poni domande scomode e non ti allinei ai pensieri dominanti, come accaduto a Ranucci, a Baldan e a Nunziati.

Una bolla in cui vige la censura dolce, per cui, se poni domande scomode e pubblichi inchieste che non piacciono a chi comanda, ti licenziano, ti bruciano l’auto, ti chiudono tutti i conti.

Ma il mondo non è venuto in quella bolla. Ha semplicemente costruito altre strade sul mondo reale.

L’incontro Trump-Orban è la crepa che svela l’ipocrisia del sistema. Mentre la leadership europea si flagella per ogni metro cubo di gas ancora acquistato, condannando l’Ungheria come un eretico, il presidente americano liquida la questione con una scrollata di spalle.

Perché Trump, come ogni imprenditore che non ragioni come Kallas o von der Leyen, sa che il bilancio viene prima del comunicato stampa.

Orban non sta facendo un’affermazione ideologica in stile Commissione europea, ma sta leggendo una riga del suo conto economico nazionale. La dipendenza dal gas russo non è un’opinione, ma un dato di fatto. È una “realtà fisica” incontrovertibile.

L’Europa, invece, ha scelto di abitare in una “realtà normativa” in cui le norme sono stabilite senza logica e senza tenere conto della realtà del mondo e dei fatti.

Un luogo incantato dove le sanzioni dovrebbero funzionare per decreto, dove le supply chain si riorganizzano con la forza della volontà e dove la Russia dovrebbe crollare sotto il peso della nostra indignazione.

È un’illusione confortante che dimostra tutta l’incompetenza della leadership europea.

Perché le fabbriche non funzionano con le illusioni. Le famiglie non pagano le bollette con l’indignazione.

La realtà non si cambia perché Kallas e von der Leyen lo impongono.

L’AUTOSTRADA DELLA SETA D’ACCIAIO CHE UCCIDE LE IMPRESE EUROPEE

E mentre l’Europa discute di etica, la Russia e l’Iran costruiscono ferrovie.

Pensateci.

Il Corridoio Nord-Sud non è solo una rotta commerciale alternativa, ma un bypass cardiaco impiantato nel corpo dell’economia globale per escludere un’arteria malata: l’Europa.

Un corridoio che costa il 30% in meno rispetto a passare per Suez. È più veloce di 20 giorni. E, soprattutto, è a prova di sanzioni. È un ecosistema chiuso, autosufficiente, che collega un fornitore di materie prime (Russia) con un hub manifatturiero e tecnologico (India) attraverso un corridoio strategico (Iran, Asia Centrale).

Cosa significa questo per un’azienda europea?

Significa la morte perché i medici a cui si è rivolta sono ciarlatani.

Significa che un’azienda manifatturiera tedesca, che già lotta con costi energetici folli a causa di politiche miopi, dovrà competere con un’azienda indiana che riceve materie prime e componenti a un costo logisticamente inferiore del 30% e con tempi di consegna dimezzati.

Significa che il porto di Rotterdam o di Amburgo, un tempo fulcro del mondo, diventeranno progressivamente stagni secondari, mentre il traffico merci globale si sposta sulle rotte caspiche e persiane.

Significa che l’imprenditore italiano che produce macchinari d’eccellenza si troverà tagliato fuori da mercati in crescita esponenziale, perché le nuove autostrade del commercio non passano più dal suo giardino.

L’Asia sta costruendo il futuro del mondo. Un futuro in cui l’Europa sarà il nuovo deserto economico.

Questa non è una previsione. È matematica. Ogni container che viaggia su quei binari è un chiodo sulla bara della competitività europea. Noi abbiamo offerto al mondo i nostri valori. Loro hanno offerto un prezzo migliore.

Indovinate cosa sceglie il mercato?

L’ISOLAMENTO NON È UNA POLITICA. È UNA CONSEGUENZA.

L’Europa, nel suo sforzo di isolare la Russia, sta realizzando il proprio perfetto isolamento. Ha trasformato la propria geografia, un tempo un vantaggio strategico che la poneva al centro delle rotte mondiali, in una debolezza. È diventata un’isola normativa in un oceano di pragmatismo.

Il problema non sono le decisioni in sé. Le sanzioni possono essere uno strumento legittimo. Il problema è l’assenza di una visione strategica su ciò che accade dopo. È il non conoscere la situazione reale del mondo e il posto sempre più isolato e di poco conto dell’Europa.

Cosa facciamo quando l’avversario non si limita a subire, ma reagisce costruendo un sistema alternativo che ci rende irrilevanti?

Di certo, la risposta non può essere rendere più difficile i visti sui passaporti russi. Perché, se scegli di imbarcare disperati che chiedono sussidi e neghi l’ingresso a turisti e manager che portano soldi, non sei solo incompetente, ma un pazzo criminale da arrestare per alto tradimento.

La risposta di Bruxelles è stata più burocrazia, più simile a quella del pazzo criminale, più regolamentazione, più dichiarazioni di principio. È come cercare di fermare un treno in corsa applicando il codice della strada.

Quello che stiamo osservando non è solo uno spostamento di assi geopolitici, ma sta avvenendo qualcosa di più profondo, di più umano. È la storia di un continente che, ubriaco della propria superiorità morale e culturale, ha dimenticato le regole fondamentali della sopravvivenza economica e strategica.

Ha dimenticato che il potere non deriva da ciò che dici, ma da ciò che controlli: rotte, risorse, tecnologia.

E mentre noi controlliamo sempre meno, altri costruiscono e fanno in modo che controlliamo ancora meno.

E il fischio di quel treno, in lontananza, non è solo il suono del commercio, ma la sinfonia del futuro.

Un futuro in cui, per le nostre aziende e per i nostri figli, l’Europa sarà solo una irrilevante periferia.

Fonti:

Ecco la lista delle fonti con i relativi link per la notizia sul primo treno merci russo diretto in Iran e il corridoio di trasporto Nord-Sud:

  1. Agenzia Nova – Iran: arrivato ad Aprin primo treno merci dalla Russia
    https://agenzianova.com/iran-arrivato-ad-aprin-primo-treno-merci-dalla-russia/
  2. Green Report – La rotta alternativa al Canale di Suez che passa da Iran e Asia centrale
    https://greenreport.it/la-rotta-alternativa-al-canale-di-suez-che-passa-da-iran-e-asia-centrale/
  3. ICE Italia – La Russia avvia la costruzione del corridoio di trasporto chiave dell’Iran
    https://ice.it/it/news/russia-avvia-la-costruzione-del-corridoio-di-trasporto-chiave-delliran
Dott. Pasquale Di Matteo

Giornalista freelance, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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