FARG² E LA POLITICA COME CURA. A ROMA L’ARTE SMASCHERA IL BULLISMO E INTERROGA L’EUROPA

di Redazione

C’è un’arte più alta della legislazione, più profonda della diplomazia.

È l’arte di avere cura degli uomini. Di tutti. Non è una massima filosofica da incidere nel marmo dei palazzi istituzionali, ma l’architrave su cui si fonda, o dovrebbe fondarsi, ogni comunità.

Martedì 21 ottobre, a Roma, questa verità si è manifestata allo Spazio Europa, il luogo che più di ogni altro rappresenta la promessa di un’unione di popoli soffocata dall’autocrazia europea.

Lì, dove campeggia una scultura blu che stilizza un cuore accanto alle lettere “EU”, l’arte ha costretto la politica a guardarsi allo specchio, a confrontarsi con le sue crepe e i suoi fallimenti più intimi.

A confrontarsi con il bullismo.

Perché il bullismo, nella sua brutale essenza, è un fallimento politico. È il collasso del patto sociale su scala microcosmica. È la negazione radicale del principio di cura.

Così, l’evento “Voci d’Europa – L’Arte contro il Bullismo” non è stato solo un convegno, ma una requisitoria. Un’assemblea costituente dell’anima, dove il dolore privato è diventato manifesto e la creatività si è fatta strumento di indagine e sutura.

SPAZIO EUROPA: IL PALCOSCENICO DI UNA PROMESSA

Angiolina Marchese, Presidente di Art Global, e la curatrice Rosanna Vetturini, hanno scelto proprio questo luogo come simbolo per portare il dibattito sul bullismo all’interno della sede del Parlamento e della Commissione Europea in Italia, evento che significa porre una domanda fondamentale: che se ne fa, l’Europa, della sua gioventù ferita? Cosa produce il grande apparato normativo e burocratico di Bruxelles quando un ragazzo viene annientato psicologicamente nel cortile di una scuola a Palermo, a Varsavia, a Lione?

Ma, in chiave ancora più dirompente, come può emergere l’Europa dei popoli se a comandare sono oligarchi che se ne infischiano di quanto emerge dalle elezioni?

I saluti istituzionali dell’On. Susanna Ceccardi e del Consigliere Fabrizio Santori non sono stati un rito formale, ma una presa d’atto. O, almeno, si spera.

La presenza delle istituzioni su quel palco era l’ammissione di una corresponsabilità, il riconoscimento che la cura dell’individuo, specialmente del più vulnerabile, è il primo, non l’ultimo, dei doveri di chi governa. La politica che non previene il bullismo è una politica che abdica alla sua funzione primaria.

IL DOLORE CHE DIVENTA MANIFESTO: LA TESTIMONIANZA PER PAOLO MENDICO

Il momento in cui ogni teoria sociologica, ogni analisi criminologica, ogni discorso politico si è dissolto di fronte alla nuda verità dell’esperienza umana è arrivato quando hanno preso la parola Giuseppe Mendico e Simonetta La Marra, i genitori di Paolo, una giovane vita spezzata dalla violenza del branco.

Non hanno urlato. Non hanno chiesto vendetta. Hanno parlato.

Le loro parole, portate in una sala dove il silenzio si era fatto denso, quasi solido, hanno compiuto un’operazione alchemica, trasformando il lutto più insopportabile in un seme di consapevolezza universale.

Hanno parlato del bisogno di ascolto, di quella disattenzione adulta che diventa complicità, di quel vuoto che si riempie di mostri. Ascoltarli non è stato assistere a una testimonianza, ma è stato partecipare a un atto politico di radicale umanità.

La loro dignità è diventata un atto d’accusa verso una società che spesso preferisce girarsi dall’altra parte.

In questo silenzio, l’opera “Wings of Love” dell’artista Fabiana Sepe, donata alla famiglia, non è stata un semplice omaggio ma la risposta dell’arte che, di fronte all’abisso, non offre spiegazioni, ma costruisce un ponte. Un paio d’ali per una memoria che deve continuare a volare, a farsi monito e speranza.

L’ARSENALE DELLA CURA: ARTE, ISTITUZIONI E CONOSCENZA

L’evento ha dispiegato, uno dopo l’altro, tutti gli strumenti di cui una comunità dispone per esercitare l’arte della cura.

La conduzione di Barbara Castellani ha tessuto i fili, creando un dialogo continuo. Le analisi lucide di esperti come la criminologa Stefania Cacciani e la psicopedagogista Maria Rita Parsi hanno sezionato il fenomeno, smontandone i meccanismi e rivelandone le radici culturali e sociali.

Figure come Maria Antonia Spartà hanno ricordato il ruolo imprescindibile della legalità, mentre l’esperienza di Massimiliano Ferragina ha portato la prospettiva cruciale della scuola, la prima linea di questa guerra silenziosa.

E poi, le voci di chi ha trasformato le proprie cicatrici in una bandiera. Raffaele Capperi, che ogni giorno combatte contro l’ignoranza e il pregiudizio legati alla sindrome di Treacher Collins. Nadia Rinaldi e Luigi Zeno hanno usato la loro notorietà per amplificare un messaggio che deve diventare virale: il rispetto non è un’opzione, ma l’infrastruttura della convivenza.

La musica stessa, con l’Ave Maria di Schubert offerta dalla soprano Sara Pastore, ha trasceso il dibattito per toccare una corda più profonda, quasi spirituale, ricordandoci la dimensione sacra di ogni singola vita umana.

IL CAPITALE CREATIVO: GLI ARTISTI COME AGENTI DI CAMBIAMENTO

Il vero filo conduttore, visivo e concettuale, è stata la mostra collettiva. Un’esplosione di linguaggi e sensibilità.

Dalle opere del duo Farg², Francesca Ghidini e Alessandro Rinaldoni, che con acume intellettuale esplorano le dinamiche relazionali, a quelle degli studenti della 5F Arti Figurative.

Ogni tela, ogni scultura, non era un oggetto decorativo. Era una tesi. Un’argomentazione visiva. Un frammento di un discorso collettivo che afferma che la dignità non è negoziabile.

Il riconoscimento al giornalista Francesco Marrapodi ha chiuso il cerchio, evidenziando il ruolo critico dell’informazione. Un’informazione che non si limiti a riportare la cronaca della violenza, ma che ne indaga le cause, promuove la cultura del rispetto e costruisce narrazioni alternative. Un’informazione che, in sé, è una forma di cura sociale.

DALLA CURA DEL SINGOLO ALLA SALUTE DELL’UNIONE

“Voci d’Europa” è stato molto più di un evento di successo. Ha dimostrato che la lotta a una piaga sociale come il bullismo non si vince con leggi calate dall’alto o con slogan vuoti. Si vince costruendo ecosistemi di cura. Reti in cui istituzioni, artisti, scuole, famiglie, media e cittadini collaborano, ognuno con i propri strumenti, a un unico scopo: assicurarsi che nessuno venga lasciato indietro.

La vera arte del politico, oggi più che mai, non è vincere le elezioni, ma vincere l’indifferenza.

Non è gestire il potere, ma distribuire cura. È capire che un ragazzo umiliato in una classe è una crisi europea tanto quanto un trattato economico disatteso. Perché una comunità che non sa proteggere i suoi figli è una comunità che non protegge gli adulti di domani, una comunità senza futuro.

L’Europa, quella sera a Roma, ha smesso per qualche ora di essere un’entità astratta e si è fatta volto, lacrima, abbraccio e opera d’arte. Ha ricordato a se stessa la sua missione più vera. Avere cura di tutti gli uomini. L’unica politica che merita di essere chiamata tale.

Il duo Farg², rappresentato per l’occasione da Francesca Ghidini, ha portato il proprio contributo. D’altronde Ghidini e Alessandro Rinaldoni hanno iniziato il loro percorso insieme proprio grazie a un evento sociale e benefico, perciò è nel loro DNA sviscerare le incongruenze del nostro tempo.

Potete approfondire la loro dimensione artistica direttamente sul loro sito: https://www.farg2.it/

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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