E siamo a sei. Tante sarebbero le maison italiane coinvolte nello scandalo.
Armani, Prada, Alviero Martini, Tod’s, Dior e Valentino sarebbero stati indagati dal pubblico ministero Storari per pratiche contrarie alle norme in vigore. Per tutti il PM aveva chiesto l’amministrazione giudiziaria.
Le accuse sono circostanziate ma qualcuno si affretta a dire che sono conclusioni affrettate. Scusate il gioco di parole.
Al di là delle ovvie dichiarazioni di non colpevolezza da parte dei brand con chiamate in causa di controlli eseguiti con continuità sulla filiera produttiva, sembra che non tutto effettivamente sia in regola.
Insomma i brand non sarebbero in regola dal punto di vista etico ma soprattutto rispetto alla legge.
Va subito detto che Armani, Dior, Alviero Martini dopo essersi adeguati ai dettami della legge sono usciti da queste misure.
Resta comunque un brutto segnale.
QUALCUNO INVOCA LA VIA MAESTRA DELLA RISCRITTURA DELLE REGOLE A PROTEZIONE DELL’INTERO COMPARTO
Vediamo se il nostro ministro del made in Italy Urso interverrà prima del previsto incontro autunnale con i vertici del settore proponendo correttivi a difesa della produzione, dei lavoratori, del buon nome dell’Industria manifatturiera italiana. Non facciamo finta che non sia successo niente.
Intanto vediamo come risponderà il mercato già stressato da crisi strutturali e di identità.
Per il momento accontentiamoci di assistere da lontano ai balletti anche se non siamo alla Scala.
Parliamo ancora di cambi nella sfera dei direttori creativi, degli abbandoni, dei saluti ma poco di cambiamenti che facciano intravedere il barlume di un nuovo conio.
Come già detto più anni ‘90, o anche più indietro, che nuove invenzioni stilistiche presentati dall’alta moda che ha sfilato ultimamente a Milano e Parigi. Per la verità sembrava essere ritornati indietro in qualche modo alla united colors of Benetton.
Chi se ne ricorda?
Tinte uniche e mix di melange. Ovvio non è stato tutto così ma non sembra ci siano balzi reattivi tali da far sobbalzare il mercato. Non è un pattume, forse un ristagno o forse stanchezza in attesa di nuovi mercati o di nuovi clienti più inclini a rappresentare le stagioni del mercato che cambiano velocemente.
O SARANNO LE VICENDE BELLICHE A DETTARE MODA E MERCATI?
Pace in Medio Oriente appena conquistata. Fine dei bombardamenti su Gaza, ritorno a casa degli ostaggi israeliani, liberazione dei prigionieri palestinesi con più ergastoli da scontare. Una Ucraina ancora sotto gli incessanti attacchi da parte della Russia.
Un mondo in pieno movimento che, potrebbe sembrare strano, si ripercuote anche in maniera eccessiva, se vogliamo rispetto a tutto quello che sta succedendo nell’altra parte del mondo che non che gode di una pace squisitamente sterile.
Se la pace è sterile non produce danni. Almeno apparenti.
Perché non pensiamo che una cosa escluda l’altra. Il mondo è iperconnesso anche nei comportamenti degli uomini e quindi del mercato.
Perché gli uomini spendono e chi produce deve vendere. Non è un giochino. Ma restiamo alla finestra non si sa mai. Il mondo ci potrebbe stupire ancora una volta. Il can-can, inteso come ballo, non finirà mai.
La guerra può aspettare. O almeno, se possiamo evitarla, tanto di guadagnato. Per tutti.

Dott. Danilo Preto
Giornalista pubblicista, Scienze Politiche, Esperto di Comunicazione e arte concettuale.



