DUE VOLTI DELLA STESSA MEDAGLIA
Guardiamo i fatti.
Da un lato, l’Europa annuncia un piano di riarmo mastodontico: 6.800 miliardi di euro. Provate a immaginare questa cifra in lire per rendervi conto della portata enorme di una simile politica.
Una cifra che la mente umana fatica a concepire. Dall’altro lato, i monitor di Wall Street lampeggiano di un rosso violento: le banche regionali americane crollano, bruciando miliardi in una singola seduta.
Due crisi. Due teatri. Apparentemente distanti.
Ma se vi dicessi che sono la stessa sinfonia? Che sono due movimenti, uno marziale e l’altro finanziario, dello stesso, inquietante spartito?
Sgombriamo il campo dalle narrazioni ufficiali.
Non stiamo assistendo a crisi spontanee, ma a una forma avanzata e perversamente geniale di governance attraverso l’emergenza, in cui il panico non è un effetto collaterale, ma lo strumento primario di governo. In entrambi i casi, una crisi indotta o permessa sta giustificando soluzioni pre-confezionate che orchestrano il più grande trasferimento di ricchezza pubblica verso élite private che la nostra generazione abbia mai visto.
II. “PRESERVING PEACE”: LA RETORICA DELLA GUERRA PER IL PROFITTO DELLA PACE
Iniziamo dall’Europa. Il nome del piano è un capolavoro di ingegneria linguistica orwelliana: “Preserving Peace”, Preservare la Pace.
Si preserva la pace spendendo quasi settemila miliardi in muri di droni, scudi spaziali e militarizzazione. È un ossimoro così sfacciato da rasentare la genialità. La sua funzione è chiara: anestetizzare il dibattito, neutralizzare il dissenso.
Il suo valore e la sua efficacia? Pari al famoso motto di Mario Draghi “volete la pace o i condizionatori?”
Ecco, appunto, a seguire queste strategie, non abbiamo né l’una né gli altri.
La giustificazione per questo piano folle, ci dicono, è la “minaccia russa”. Una minaccia persistente, sostiene Ursula von der Leyen, la stessa che s’è inventata l’attacco russo al suo aereo mai avvenuto. (Come dimostrato dal nostro articolo che trovate in fondo a questo).
Eppure, la stessa premier estone Kaja Kallas, una delle più accanite sostenitrici della linea dura, ammette candidamente che la Russia, oggi, non ha le capacità per lanciare un attacco all’Unione Europea. La minaccia, dunque, non è attuale; è una proiezione nel futuro, un’ipotesi strategica usata per legittimare un’azione economica immediata e colossale.
Un piano che devasterà i sistemi di welfare che fonda tutto su ipotesi, su supposizioni che non hanno alcun dato dimostrabile che non sia chiacchiera da bar.
E qui, dobbiamo seguire il denaro. Chi sono i beneficiari di questo fiume di denaro pubblico?
Non la pace, ma il complesso militare-industriale europeo e americano.
Questo non è un piano di difesa, ma il più grande programma di sussidi pubblici a un settore privato della storia recente. Si stanno dirottando le risorse che avrebbero dovuto finanziare welfare, sanità, istruzione e transizione ecologica direttamente nelle casse di appaltatori della difesa, cementando per il prossimo decennio il “vincolo atlantico” e la nostra dipendenza strategica da Washington, chiunque sieda alla Casa Bianca.
LA FARSA DELLA LIQUIDITÀ: COME INNESCARE UN INCENDIO PER CHIAMARE I POMPIERI
Ora spostiamoci in America. Le banche regionali crollano. La narrativa ufficiale ci parla di prestiti inesigibili, di fallimenti aziendali isolati come First Brands e Tricolor. Una spiegazione rassicurante e superficiale.
La realtà, come spesso accade, è più brutale e sistemica. Il problema non è un prestito andato a male, bensì il sistema stesso che sta finendo il carburante. È una crisi di liquidità.
Il grafico del Federal Reverse Repo. Questo strumento è la cisterna dove le banche e le istituzioni finanziarie parcheggiano la liquidità in eccesso, guadagnando un interesse sicuro dalla FED. Per anni, quella cisterna era stracolma, con oltre 2.000 miliardi di dollari. Oggi, come potete vedere, è quasi vuota. La liquidità in eccesso è finita. Prosciugata.

Come è stato possibile?
Da una parte, la Federal Reserve attua il suo Quantitative Tightening (QT), drenando metodicamente liquidità dal sistema.
Dall’altra, il Tesoro americano, per finanziare il suo deficit mostruoso, sta emettendo una valanga di titoli di Stato a breve termine, che offrono rendimenti allettanti. Le istituzioni, invece di parcheggiare i soldi alla FED, li usano per comprare questi nuovi titoli.
Il risultato è un prosciugamento forzato e accelerato. Le banche si trovano senza liquidità. E senza liquidità, un sistema basato sulla fiducia è un castello di carte. Questa è la vera causa dello “stress finanziario”.
Non è un incidente, ma una malattia cronica del sistema.
È la “trappola di Trump”: creare le condizioni per una crisi così acuta da costringere Jerome Powell a un’inversione a U. A smettere di combattere l’inflazione e a riaprire i rubinetti del “denaro facile”, un Quantitative Easing come unica droga che tenga in vita questo sistema finanziario a cui manca solo l’ora del decesso.
IL FILO ROSSO CHE LEGA ARMI E FINANZA
Vedete ora il filo rosso che lega Europa e Stati Uniti d’America? Lo schema è identico. È il modello “Problema-Reazione-Soluzione” applicato su scala globale.
In Europa il problema creato è la minaccia russa futura, visto che i cittadini non sono cascati nelle tante scemenze raccontate dal mainstream in questi anni, di pale, muli, droni e sconfinamenti.
Allora, il problema diventa come la nebbia di Totò, c’è, ma non si vede. La Russia attaccherà, ma non adesso, in futuro. Una narrazione che suscita come reazione la paura collettiva. Ed ecco che si offre la soluzione: 6.800 miliardi di euro al complesso militare-industriale.
In America, si crea una crisi di liquidità pilotata. Si suscita il panico per il crollo delle banche e si offre come soluzione un nuovo, massiccio Quantitative Easing che salverà il sistema finanziario.

In entrambi gli scenari, la soluzione non risolve la causa profonda, ma arricchisce un’élite. In entrambi i casi, le decisioni che dovrebbero essere al centro del dibattito democratico vengono prese in uno stato di emergenza, bypassando la volontà popolare.
Ci viene detto che dobbiamo scegliere tra le armi e la pace, “tra i condizionatori e la pace”, quando la vera scelta è tra il benessere dei cittadini e i profitti di pochi. Ci viene detto che dobbiamo salvare le banche
L’USCITA DAL LABIRINTO?
Il sistema che ci governa è uno zombie.
Per sopravvivere, ha bisogno di creare costantemente nemici esterni e crisi interne. È un ciclo insostenibile che può portare solo a due esiti: il collasso o un controllo sociale e finanziario sempre più totalizzante.
C’è una via d’uscita?
Sì, ma non è semplice.
La difesa dei cittadini richiede ciò che temono di più: un cittadino consapevole e che si informi da più fonti, non soltanto da quel giornalismo che, ormai da anni, non informa più, ma propaganda. L’unica arma di difesa che abbiamo è l’alfabetizzazione mediatica e finanziaria.
Dobbiamo imparare a decodificare il linguaggio del potere, a leggere tra le righe di un comunicato stampa, a interpretare un grafico finanziario. Dobbiamo chiedere trasparenza e responsabilità.
Il caos che vediamo non è affatto soltanto caos, ma una sinfonia suonata con precisione da musicisti che leggono uno spartito.
Comprendere quello spartito è il primo, fondamentale passo per smettere di ballare la loro musica e rivendicare il nostro ruolo di cittadini, non di semplici spettatori di una crisi che ci viene venduta come inevitabile per imporcela.
Perché, in realtà, è meticolosamente progettata.

Dott. Pasquale Di Matteo
Giornalista freelance, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.




Una opinione su "DALLE TRINCEE D’EUROPA AL CROLLO DI WALL STREET, ANATOMIA DI UNA CRISI GLOBALE PILOTATA"