IL 14 OTTOBRE L’EUROPA POTREBBE DIVENTARE UNA DITTATURA DI FATTO

UNA LEGGE NATA PER PROTEGGERE I BAMBINI CHE, NEI FATTI, CANCELLA I DIRITTI FONDAMENTALI CHE DISTINGUONO LE DEMOCRAZIE DALLE DITTATURE. UN PARADOSSO PERICOLOSO CHE L’UNIONE EUROPEA SI ACCINGE A VOTARE.

Il prossimo 14 ottobre è una linea di confine. Quel giorno, il Consiglio dell’Unione Europea si riunirà per votare una proposta di regolamento il cui nome ufficiale – CSAR (Child Sexual Abuse Regulation) – nasconde un’operazione di sorveglianza senza precedenti.

Ribattezzata dai suoi critici “Chat Control”, questa legge rappresenta la più grave minaccia alla privacy digitale e alla sicurezza delle comunicazioni mai concepita in Occidente. Una sorta di emulazione di regimi considerati dittatoriali.

L’obiettivo dichiarato è, apparentemente, nobile e ineccepibile: combattere la pedopornografia online, ma, come ci insegna la storia sociologica del controllo, la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. E questa strada porta dritta alla sorveglianza generalizzata.

Soprattutto in un contesto dove l’Europa spinge per una guerra alla Russia a tutti i costi, l’iniziativa sembra una mossa architettata per controllare le masse ed evitare sommosse.

IL CLIENT-SIDE SCANNING: COME FUNZIONA IL CAVALLO DI TROIA NELLA TUA TASCA

Il meccanismo tecnico alla base di Chat Control è il cosiddetto client-side scanning. Per comprenderne la pericolosità, dobbiamo abbandonare l’idea astratta di “cloud” e focalizzarci sul dispositivo che abbiamo in tasca: il nostro smartphone.

Questa proposta obbligherebbe i fornitori di servizi di comunicazione, compresi quelli che utilizzano la crittografia end-to-end come WhatsApp, Signal o Telegram, a installare un software di scansione direttamente sul dispositivo dell’utente.

Prima ancora che un messaggio, una foto o un video vengano cifrati e inviati, questo software li analizzerebbe alla ricerca di “materiale abusivo”.

Utilizzerebbe due metodi principali: il confronto con hash di immagini già note (una sorta di impronta digitale) o, ancor più inquietante, modelli di intelligenza artificiale addestrati a riconoscere contenuti sospetti.

La Presidenza danese dell’UE ha tentato di rassicurare, sostenendo che questa operazione non violi la crittografia, ma si tratta di una pericolosa illusione semantica, poiché, se il governo, o un fornitore di servizi, ha accesso al contenuto prima che venga cifrato, quella comunicazione non è mai realmente privata.

È un cavallo di Troia che elude il principio stesso della sicurezza.

LA FINE DELLA CRITTOGRAFIA E L’ALBA DELLA SORVEGLIANZA DI MASSA PERMANENTE

La crittografia end-to-end non è un optional, ma la colonna portante della sicurezza digitale moderna.

Garantisce che solo il mittente e il destinatario possano leggere il contenuto di una comunicazione. È il sigillo che protegge le nostre conversazioni più intime, i dati bancari, i segreti commerciali, le strategie politiche.

Chat Control, obbligando a scansionare i contenuti lato client, cioè sul dispositivo, di fatto smantella questa protezione e trasforma il tuo telefono in una cimice.

L’Electronic Frontier Foundation (EFF) non usa mezzi termini: si tratta di una sorveglianza di massa che viola il diritto fondamentale alla privacy. Perché il sistema non prevede sospetti e non richiede mandati.

Scansiona tutto e tutti, sempre. Dal bambino che manda una foto alla nonna, all’innamorato che condivide un’immagine intima con il partner, al giornalista che scambia informazioni con una fonte confidenziale, al politico che annuncia una nuova legge, uno sciopero, una manifestazione, all’avvocato che conversa che chatta con il cliente.

È il trionfo del sospetto generalizzato sull’innocenza fino a prova contraria.

GIORNALISMO E DEMOCRAZIA IN BIANCO: PERCHÉ CHAT CONTROL È UNA MINACCIA ALLA LIBERTÀ DI STAMPA

Immaginiamo un giornalista d’inchiesta che sta indagando su un caso di corruzione internazionale. Le sue fonti operano all’interno di apparati di potere. La loro protezione dipende dall’anonimato e da comunicazioni assolutamente sicure.

Chat Control rompe questo patto di fiducia, perché l’inevitabile indebolimento della crittografia, o peggio, la sua backdoor obbligatoria, espone queste persone a rischi inimmaginabili.

Non solo i giornalisti, ma anche avvocati, attivisti per i diritti umani, dissidenti politici. Categorie che dipendono da spazi privati digitali per operare senza subire persecuzioni o abusi.

Un governo ostile potrebbe potenzialmente accedere a queste comunicazioni, sfruttando le vulnerabilità introdotte dal sistema di scansione. La sorveglianza di massa non distingue tra un criminale e un difensore della libertà. Li mette tutti sullo stesso piano, livellando verso il basso i diritti di tutti.

LA DICHIARAZIONE DI SIGNAL: “MEGLIO CHIUDERE CHE TRADIRE LA NOSTRA MISSIONE”

Quando la più grande piattaforma di comunicazione privata al mondo minaccia di lasciare il mercato europeo, è il caso di ascoltare.

Meredith Whittaker, Presidente della Signal Foundation, ha parlato con una chiarezza che non ammette repliche, testimoniando la gravità della condotta europea.

Per Signal, Chat Control non è una semplice modifica normativa, ma una “minaccia esistenziale” alla sua missione. Whittaker spiega che l’obbligo di scansionare ogni messaggio “mina lo stesso principio della crittografia end-to-end”.

Ma la sua dichiarazione più potente, e politicamente dirompente, è stata questa: “Se ci trovassimo di fronte alla scelta tra integrare un sistema di sorveglianza in Signal o abbandonare il mercato, sceglieremmo di lasciare il mercato.”

Non è un bluff. È una presa di posizione etica.

Significa che per garantire comunicazioni veramente private, Signal è disposta a privare milioni di europei del suo servizio.

Preferisce non esistere piuttosto che tradire la fiducia dei suoi utenti. Questo dovrebbe far riflettere profondamente i legislatori. E anche gli europei sulla vera natura dei loro legislatori.

L’INEFFICACIA STRUTTURALE: UN SISTEMA CHE NON FUNZIONA E CREA DANNI COLLATERALI

L’aspetto più tragico di Chat Control è che, oltre a essere pericolosa, rischia di rivelarsi profondamente inefficace.

Prendiamo la tecnica dell’hashing, decantata come soluzione tecnica.

Come spiegato da Carmela Troncoso, direttrice scientifica del prestigioso Max Planck Institute for Security and Privacy, è un sistema facilmente aggirabile.

Alterare anche minimamente un file – ritagliando un’immagine, applicando un filtro, cambiando la luminosità – ne modifica l’hash, l’impronta digitale.

L’algoritmo si trova così di fronte a un bivio: ignorare il contenuto modificato (rendendo il sistema inefficace) o segnalare le corrispondenze parziali.

La professoressa Troncoso avverte che quest’ultima opzione “apre la strada alla possibilità che migliaia di persone vengano segnalate per errore”.

Immaginate le conseguenze: un’ondata di falsi positivi che sommerge le autorità, lede la reputazione di innocenti e mina l’affidabilità dell’intero apparato investigativo, distogliendo risorse preziose dalle indagini reali.

Un esempio? L’artista che invia immagini di sue opere di nudo indicato come pedofilo, pervertito o altro.

UN BIVIO PER LA CIVILTÀ EUROPEA

Il 14 ottobre, l’Europa si troverà a un bivio. Da un lato, la tentazione autoritaria di un controllo totale, giustificato da una causa giusta, ma implementato con mezzi distopici. Dall’altro, la difesa dei principi fondativi della privacy, dell’inviolabilità delle comunicazioni e della presunzione di innocenza.

Le società che hanno sacrificato la libertà in nome della sicurezza si sono spesso ritrovate con nessuna delle due, perché un telefono sorvegliato è una fonte zittita, che avrà paura di cantare.

Chat Control è un mostro giuridico che deve essere fermato. Non in nome dell’anonimato dei criminali, ma in nome della libertà di milioni di persone oneste.

La posta in gioco è troppo alta. Il futuro digitale dell’Europa è in bilico. Quello dell’Europa che sognavamo, libera, democratica, dei popoli, sembra sepolto da tempo.

Dott. Pasquale Di Matteo

Giornalista freelance, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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