DAI DRONI RUSSI AL GRANDE RESET, LA GUERRA NASCONDE LA PIÙ GRANDE TRUFFA FINANZIARIA GLOBALE?

Ogni giorno assistiamo al flusso incessante di notizie e immagini di un conflitto ucraino che non accenna a finire.

I media italiani si chiedono se i droni russi possano raggiungere le nostre città, – per fare cosa e con quali soldi, visto che il rublo, per gli stessi media, è carta straccia? –

È di questi giorni la notizia secondo cui I ragazzi italiani nati nel 2008 sono stati ufficialmente inseriti nel “manifesto di leva militare”. Ovviamente, il servizio di leva è stato sospeso anni fa, ma i cittadini che nel corso del 2025 compiono 17 anni sono inseriti in questo elenco in caso di necessità.

Così accadrà il prossimo anno per i nati nel 2009 e così via. Almeno fino a quando ci sarà la minaccia russa.

D’altronde, la paura è un’arma e qualcuno la sta brandendo con diabolica precisione e secondi fini inquietanti.

Mentre i nostri occhi sono puntati sul cielo, su una minaccia che avanza, esiste, tuttavia, un’altra guerra, più silenziosa e forse più devastante, che si combatte sui mercati finanziari.

Un piano così vasto da sembrare incredibile, eppure così chiaro da togliere il fiato.

Un piano che lega i droni fantasma sui cieli d’Europa al valore dei soldi che avete in tasca.

Questo non è solo un racconto di guerra. È la cronaca di un Grande Reset Monetario mascherato da conflitto geopolitico.

LA SINFONIA DELLA PAURA: DRONI FANTASMA E MINACCE

Tutto inizia con un sussurro, che diventa un grido.

Droni non identificati sorvolano la Germania. La centrale nucleare di Zaporizhzhia viene nuovamente attaccata. Poi, la dichiarazione del Presidente ucraino Zelensky, che riecheggia come un monito: “L’Italia potrebbe essere la prossima”.

Sono le tessere di un mosaico costruito per un solo scopo: spaventarci.

Per farci accettare l’idea che la minaccia russa sia alle porte, che l’unica risposta sia un’escalation militare continua.

In guerra, la verità è la prima vittima, e la propaganda è il suo becchino, perciò dobbiamo chiederci: siamo sicuri dell’origine di quei droni e della veridicità di queste minacce?

In un conflitto dove la disinformazione è strategica, non è forse plausibile un’operazione “false flag”?

Droni russi, magari catturati e riadattati, lanciati dagli stessi ucraini per forzare la mano alla NATO, per trascinare l’Occidente più a fondo nel pantano?

È un’ipotesi, certo. Ma non più fantasiosa della narrativa ufficiale, anch’essa priva di prove inconfutabili. Anche perché Mosca non ha nessun motivo plausibile per provocare la NATO, scatenando una guerra che potrebbe vincere solo usando le sue testate atomiche.

Ed ecco che, puntuale, arriva la “soluzione”: una proposta per un “muro anti-drone” da miliardi di euro sul fianco orientale dell’Unione Europea. Si crea il problema, si genera la paura, si vende la soluzione. Un copione vecchio come il mondo. Malattia, vaccini, soldi. Lo schema non cambia.

DIETRO LE QUINTE DEL CONFLITTO: L’ACCUSA DI MOSCA E IL RESET MONETARIO

Mentre l’Europa guarda al fronte militare, dalla Russia arriva un’accusa di portata storica, ma che ha basi più solide di quelle delle storie di navi, aerei e droni russi.

Non parla di missili, ma di soldi. Anton Kobyakov, un consigliere diretto di Vladimir Putin, ha puntato il dito contro Washington: gli Stati Uniti, afferma, stanno usando le criptovalute e le stablecoin per orchestrare un “Grande Reset Finanziario Globale”.

Ok, ma quale sarebbe l’obiettivo di questo fantomatico piano? Semplice e brutale: svalutare il loro colossale debito pubblico di 37 trilioni di dollari.

Un debito, quello degli USA, diventato impagabile.

Un mostro finanziario che rischia di divorare l’economia americana dall’interno.

I suoi storici acquirenti, nazioni come la Cina e il Giappone, stanno silenziosamente riducendo le loro quote. Il Giappone ha tagliato la sua esposizione di oltre il 15%, la Cina di quasi il 30%. La domanda per i titoli di stato americani sta svanendo.

E se la domanda svanisce, come si finanzia un debito che continua a crescere? Semplice. Si crea una nuova domanda. Artificiale. Globale.

STABLECOIN: IL CAVALLO DI TROIA PER ESPORTARE L’INFLAZIONE

Le stablecoin come Tether (USDT) e Circle (USDC) non sono altro che dollari digitali.

Ogni token emesso, in teoria, è garantito da un dollaro reale, spesso tenuto sotto forma di titoli del Tesoro USA a breve termine.

Ciò significa che più persone nel mondo usano stablecoin, più le società emittenti devono acquistare debito pubblico americano per garantirle. Gli Stati Uniti hanno trovato il modo di far finanziare il proprio debito non più solo da stati sovrani, ma da chiunque, in qualsiasi parte del pianeta, decida di usare un dollaro digitale.

Il colpo di grazia è la svalutazione.

Per ridurre il peso reale di 37 trilioni di dollari, la Federal Reserve dovrà inevitabilmente creare un’inflazione massiccia.

Ma questa volta, grazie alle stablecoin, l’onere non ricadrà solo sui cittadini americani, ma diventerà una tassa globale occulta. Chiunque deterrà un dollaro digitale vedrà il proprio potere d’acquisto erodersi per sanare i conti di Washington.

Stanno trasferendo le loro passività al mondo intero. Ricominceranno da zero, a spese di tutti gli altri.

IL CAMBIO DI ROTTA DI TRUMP: UN GIOCO BIPARTISAN?

Sembra una fantasia, eppure, guardando alla politica americana, sembra una possibilità reale e seria.

Donald Trump, che fino a due anni fa definiva Bitcoin una truffa e un nemico del dollaro, oggi si proclama il “presidente delle cripto”. Cosa è cambiato? Qualcuno gli ha spiegato il gioco.

Non è un caso che, con un voto bipartisan, sia passato il “Genius Act”, una legge che spiana la strada all’adozione di massa delle stablecoin negli USA.

Democratici e Repubblicani, uniti. E, di questi tempi, fa notizia.

Perché non si tratta del piano di un’amministrazione, ma della strategia di un impero che lotta per la sopravvivenza del suo bene più prezioso: la supremazia del dollaro.

L’Europa e la Cina hanno capito il pericolo.

I loro tentativi di bloccare le stablecoin non regolamentate e di accelerare sui propri euro e yuan digitali sono una disperata mossa difensiva, ma gli USA sono già avanti di cinque anni e pronti a rispondere, aprendo alla finanza decentralizzata (DeFi) e ai wallet non controllati, per aggirare ogni blocco.

PREPARARSI ALLA TEMPESTA: OLTRE LA PROPAGANDA, LA DIFESA DEL PATRIMONIO

Non ci sarà un annuncio ufficiale. Il reset è un processo, non un evento. Sta accadendo ora. Si manifesta nell’aumento del prezzo dell’oro e del Bitcoin, che non salgono per forza propria, ma perché il metro con cui li misuriamo – il dollaro – si sta sciogliendo.

Siamo intrappolati tra due fuochi: una guerra mediatica che semina panico e un reset finanziario che mira a erodere i nostri risparmi. Vivere nell’ansia, consumando 24 ore su 24 una narrazione di guerra, è esattamente ciò che vogliono.

L’unica via d’uscita è la consapevolezza.

L’eventualità che questa teoria sia la realtà che si dipana sotto i nostri occhi ha basi molto più solide di quelle della propaganda sui droni e sulle provocazioni russe, perché il debito americano è un mostro ingestibile e il dollaro ha seri problemi.

Sono fatti oggettivi non punti di vista. Quindi gli USA avrebbero il movente per adattare queste strategie finanziarie per salvare il salvabile.

Bisogna comprendere che il mondo sta cambiando a una velocità impressionante e che le vecchie certezze non esistono più. Buoni e cattivi potrebbero non essere più tali, ammesso che lo siano mai stati.

La vicenda ucraina, nel suo complesso, è decisamente più grande di quanto sembri.

Dott. Pasquale Di Matteo

Giornalista freelance, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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