di Danilo Preto
Che ci crediate o no, le organizzazioni che hanno una rappresentanza sindacale sono 157. Tutto nero su bianco nella lista dei firmatari del T.U. delle rappresentanze sindacali.
Ma avevo promesso un approfondimento su alcune sigle non appartenenti alla triplice.
Partiamo dalla UGL, l’erede della CISNAL.
La CISNAL, di chiara ispirazione fascista, nasce subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1950.
Trent’anni dopo, nel 1980 l’allora segretario CISNAL, Ivo Laghi, sottoscrive un documento con il segretario dell’MSI, Giorgio Almirante, che sancisce la piena indipendenza e autonomia del sindacato dal partito missino.
Devono passare altri sedici anni per vedere la nascita dell’UGL (Unione Generale del Lavoro) e altri dieci anni per vedere a capo del sindacato Renata Polverini.
La prima donna in Italia a ricoprire il ruolo di segretario generale di una Confederazione sindacale, oltre che essere stata la più giovane a ricoprire questo ruolo in un sindacato.
Poi tutti sappiamo cosa è successo a Renata Polverini quando è stata nominata Presidente della Regione Lazio.
Ma in UGL c’è ancora una questione di numeri. Guarda caso, proprio sugli iscritti.
Secondo l’INPS, gli iscritti sono 66.000, contro le dichiarazioni ufficiali UGL che parlano di 558.000, e i dipendenti pubblici appartenenti a questo sindacato e certificati dal Ministero sono 44.000, contro il 171.000 dichiarati dalla UGL.
È vero sono numeri datati però le differenze numeriche ci sembrano significative.
Ancora nel 2013, UGL parlava di 2 milioni di iscritti mentre in realtà sembra fossero 150.000. insomma un vizio che continua.
Ricordiamo che UGL, CONFSAL e CISAL fanno parte dello stesso raggruppamento sindacale e nel 2020 dichiaravano un milione e ottocentomila rappresentati.
Secondo altre fonti UGL, reperibili on-line, questo sindacato conta fra i 65.000 e 75.000 iscritti.
In UGL si (s)balla con i numeri
E il segretario generale Paolo Capone, nel 2023, viene indagato proprio per questo: per aver gonfiato i numeri degli iscritti. L’accusa è di falso ideologico in atto pubblico per il caso delle tessere gonfiate.
Ricordiamo che, in base al numero degli iscritti al sindacato, vengono girati i soldi a loro dovuti a vario titolo. E sono tanti.
Poi c’è la rappresentanza sindacale. Più numero hai e più conti. Va da sé che con il governo Meloni anche l’UGL ha avuto la possibilità di sedersi al tavolo delle trattative. Non sempre ma…
COSA SI DICE IN USB
Intanto vediamo cos’è l’USB (Unione Sindacale di Base). È un sindacato autonomo e di massa, con un orientamento politico di sinistra: più precisamente comunista e anticapitalista.
Promuove la democrazia dal basso e la partecipazione attiva dei lavoratori e questo la pone in netta contrapposizione col modello sindacale tradizionale che è verticistico.
USB si pone apertamente contro il sistema economico attuale promuovendo una visione di cambiamento sociale radicale.
Si dichiara autonomo dai partiti e dalle istituzioni, portando a rappresentare direttamente i lavoratori, senza essere influenzato dalle dinamiche elettorali o politiche tradizionali.
Si contrappone al capitalismo imperante in Italia, al liberismo e alle politiche di austerità, sostenendo, invece, i diritti dei lavoratori dei ceti popolari.
Dichiara un forte sostegno e impegno per la pace e la giustizia internazionale mobilitandosi anche su temi globali come le conflittualità internazionali.
Ma anche in USB c’è una spaccatura. C’è chi accusa questo sindacato di dirigismo interno e di poca democrazia. È Arianna Mancini, insofferente nei confronti del dirigismo e della mancanza di democrazia in USB. Che l’ha espulsa.
Quindi via dall’USB e via all’SGB (Sindacato Generale di Base).
Leggo testualmente il dettato costitutivo del SGB: “impostare una linea di lotta sindacale adeguata al livello dello scontro in corso.
Per avanzare in questa direzione occorre rimuovere gli ostacoli.
Primo: la confusione sulla crisi in corso, la sua natura, origine e sviluppo. Se definirla “strutturale”, “sistematiche”, “epocale”, “non congiunturale”, non è solo un modo per dire che è una crisi grave, allora significa che siamo in una situazione in cui o la rivoluzione precede la guerra o la guerra genera la rivoluzione (in una situazione rivoluzionaria in pieno sviluppo).
Quindi è una illusione aspettarsi la soluzione della crisi dai padroni e dalle loro autorità nazionali e internazionali, cioè da quelli che basano i loro interessi e i loro poteri sui metodi e sulle relazioni che hanno prodotto la crisi.
Da questa crisi non ne usciamo con qualche redistribuzione della ricchezza, con qualche cambiamento delle regole del sistema finanziario, con qualche correttivo più o meno radicale in campo economico, monetario e finanziario.
Non ne usciamo restando nell’ambito di un sistema sociale borghese…”
Insomma a parlare di sindacato non ci si annoia mai. Per le azioni per il linguaggio, per le rappresentazioni, per le soluzioni di piazza o le rivendicazioni salariali.
Se poi ci mettiamo anche l’anima a favore dei popoli appressi, ma solo quelli che danno visibilità, allora abbiamo completato l’opera.
Infatti l’ultima della USB è una proclamazione di scioperi a sorpresa localizzati in centro città, sempre con l’obiettivo di bloccare tutto il paese.
Obiettivo: contro! A tutto e a tutti!
Se mi posso permettere, senza essere disfattista, non mi pare che siamo molto distanti dal clima che ha consentito la nascita delle Brigate Rosse.
Chi ha vissuto quegli anni li ricorda come un periodo terribile, con una insicurezza totale sia per le persone che per le istituzioni. E la storia non ci ha riconsegnato una verità limpida e senza dubbi. Anzi.
Rivendicando solo il potere della piazza, poi potrebbe finire che qualcuno crede veramente che possa nascere una rivoluzione dal basso e si dota non di parole e concetti, ma anche di armi vere.
Per quello che conta la mia voce, un fermo invito a ragionare sui valori del confronto anche aspro, ma senza esasperare gli animi.
Vale per Gaza, ma vale anche per l’Italia. Con gli opportuni “distinguo”.

Dott. Danilo Preto
Giornalista pubblicista, esperto di Comunicazione e di arte concettuale. Laureato in Scienze Politiche, ha gestito Comunicazione e rapporti istituzionali di grandi gruppi industriali e istituzioni.



