SINDACATO. DIAMO I NUMERI 

Ma prima parliamo solo di sindacato. Perché quando si parla di sindacato si citano solo CGIL, CISL e UIL, cioè la triplice. L’irriverenza e il paradosso è proprio questo.

Chi è dentro a una specie di diritto acquisito prolifica mentre gli altri devono affrontare percorsi difficoltosi o affidarsi a manifestazioni che propendono verso l’anarchia se non proprio la rivolta sociale per potersi far vedere. 

La Triplice è dentro ad un mercato acquisito perché fa parte dell’ingranaggio dello Stato ed è quindi intoccabile senza dover rendere conto a nessuno. 

Chi appartiene a quella logica corporativa continua il proprio percorso dove magari viene ignorata quella che doveva essere un assioma del sindacato: l’autonomia rispetto alla politica. Sembra quasi assistere ad un potere parallelo.

MA VENIAMO AI NUMERI

I ” tre porcellini ” come amava chiamare le tre sigle sindacali in privato l’allora Vice Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, propongono un fatturato complessivo di un miliardo di euro all’anno. 

Il calcolo è di Giuliano Cazzola già sindacalista CGIL ed ex presidente dei sindaci dell’INPS.

Sì perché questa è un’altra anomalia. cioè promuovere gli ex segretari Generali delle sigle confederali a presidenti di “qualcosa” appartenente allo Stato. Tipo INPS, ad esempio. 

Cito solo esempi datati ed uno recentissimo. La CISL ha inserito il suo Franco Marini alla Presidenza del Senato, la CGIL ha fatto nominare Fausto Bertinotti a Presidente della Camera. 

In uno dei governi Prodi, il Ministero del Lavoro veniva affidato a Cesare Damiano proveniente dalla CGIL mentre i due Sottosegretari erano Rosa Rinaldi, anch’essa della CGIL, e Antonio Montagnino che aveva passato una vita nella CISL.

Quello recentissimo? Sbarra passato nel giugno di quest’anno da Segretario Confederale CISL a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per il Sud.

Sempre per rimanere nel passato e per decenza odierna, nutrita era anche la rappresentanza parlamentare: la CGIL   aveva sei deputati: Tito di Salvo, Teresa Bellanova, Pietro Marcenaro, Andrea Ranieri, Gianni Pagliarini e Maurizio Zipponi.

Ma Sergio Cofferati ex numero uno della CGIL è diventato poi sindaco di Bologna e Gaetano Sateriale quello di Ferrara, mentre Ottaviano del Turco è stato eletto governatore dell’Abruzzo. 

Ma perché non dare una sistemata agli ex sindacalisti inserendoli nel mondo delle imprese di Stato? 

Così Mauro Moretti, ex CGIL, è diventato Presidente delle Ferrovie dello Stato, Fulvio Vento, anche lui ex CGIL, è stato nominato presidente dell’ATAC nel Lazio, Natale Forlani, ex CISL, si ritrova amministratore delegato di Italia Lavoro, Raffaele Morese, anche lui ex CISL, è stato nominato al vertice di Confservizi cioè la Confederazione tra le aziende che gestiscono i servizi pubblici locali. 

Per decenza non verifico i più recenti tranne il citato Sbarra.

Altro esempio sono i patronati. Presenti in Italia e all’estero e qualcuno sospetta che quelli all’estero abbiano anche una funzione specifica nell’indirizzare il voto degli italiani all’estero.

I BILANCI. QUANDO CI SONO

Partiamo dalla CGIL forse il bersaglio più facile. Ma non preoccupatevi toccherà anche agli altri. Sempre che si riesca ad avere qualche dato attendibile anche su di loro. 

Mi incuriosisce soprattutto il sindacato di base (USB) che ha proclamato lo sciopero generale del 22 di settembre dichiaratamente Propal, a favore della flottiglia Sumud e con il dichiarato intento di bloccare tutto il paese a cui sono seguiti i prevedibili disordini con 60 poliziotti che hanno dovuto ricorrere alle cure mediche e 50 arrestati. 

Per una analoga manifestazione in Francia con l’intento di “bloccare tutto” gli arrestati sono stati 500 molti meno i poliziotti feriti. 

Ma andiamo con ordine. Toccherà anche a CISL, UIL, UGL. Sempre che la cronaca ci consegni qualche dato pubblico o pubblicabile.

I contributi ai sindacati arrivano dalle trattenute sulla busta paga e sulle pensioni degli iscritti, dai contributi pubblici indiretti, dal pagamento di servizi erogati direttamente. Ad esempio attraverso i CAF e dalle attività economiche proprie. E questo vale per tutti i sindacati.

Dunque: gli iscritti nel 2024 per la CGIL erano 5,2 milioni di cui 2,7 milioni di lavoratori e 2,5 milioni di pensionati.

Secondo i calcoli effettuati da CGL (gli espulsi dalla CGIL e da altri organi indipendenti) gli incassi dagli iscritti sono circa 21,6 milioni annui.

Il suo centro congressi non va benissimo: nel 2024 ha aumentato il fatturato ma ha raddoppiato le perdite.

Va un po’ meglio l’”Antartide”, la società immobiliare controllata dalla CGIL, che nel 2023 aveva incorporato l’altra sua società immobiliare la Simi S.r.l.

Ma continuiamo a parlare di immobili. Fino a pochi anni fa i sindacati non potevano possedere direttamente gli immobili ma li intestavano la società controllate. 

Oggi la CGIL dichiara di avere in tutta Italia circa 3000 sedi tutte di proprietà delle strutture territoriali o di categoria e il valore non è conosciuto. 

Precisa la CISL dichiara 5000 unità fra Confederazione, Federazioni Nazionali e diramazioni territoriali quasi tutto di proprietà.

La UIL ha concentrato tutto il suo valore immobiliare in una società che si chiama “Uil Labor” che a bilancio 2006 valgono più di 35 milioni. Il valore di mercato attuale andrebbe moltiplicato per tre.

È stata la legge 902 del 1977 ad attribuire ai sindacati gratuitamente il patrimonio dei disciolti sindacati fascisti. Una bella eredità finanziaria della quale nessuno si è offeso.

In breve i tre sindacati maggiori valgono circa 1,2 miliardi di euro.  Ma il giro d’affari all’anno è un’altra cosa.

Sul fronte della tassazione, la legge paragona i sindacati alle Onlus, cioè società senza scopo di lucro. Ma sembra proprio un eufemismo con questi numeri. Quindi niente tasse sugli immobili destinati all’attività sindacale.

Ogni valutazione viene lasciata al lettore. Ma non è finita qui. Aspettatevi un’altra puntata.

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