L’ALLARME CONTINUO E IL DUBBIO NECESSARIO
Caccia russi, cyberattacchi, droni.
Il martellamento mediatico è un bollettino di guerra perpetuo, una strategia di comunicazione adottata durante la pandemia, costruita per instillare un unico sentimento: la paura.
Una paura funzionale.
Questa sequenza di “provocazioni” non è affatto casuale. È una narrazione costruita ad arte per raggiungere obiettivi precisi: giustificare l’escalation militare, drenare risorse dal welfare verso le fabbriche d’armi e preparare l’opinione pubblica a un conflitto.
Mentre l’ecatombe di Gaza viene trattata con imbarazzante timidezza, ogni incidente di frontiera con la Russia diventa un caso mediatico.
Perché? La domanda è lecita: c’è qualcuno che a tutti i costi ci vuole trascinare in guerra? A ben guardare, si direbbe proprio di sì.
DECOSTRUIRE I “CASUS BELLI” GONFIATI
L’INCIDENTE ESTONE E LA SPREGIOUDICATEZZA DI KAJA KALLAS
La recente invocazione dell’articolo 4 del Trattato NATO da parte dell’Estonia di Kaja Kallas, Alto rappresentante UE, per uno sconfinamento aereo è l’esempio perfetto di isteria costruita.
I fatti? Un aereo russo in transito verso Kaliningrad nel corridoio aereo internazionale del Golfo di Finlandia, un’area nota per essere stretta e tecnicamente complessa.
La reazione è stata un putiferio politico-mediatico.
Eppure, analisti indipendenti smontano la retorica bellicista e ricordano che quello spazio aereo è afflitto da interferenze elettroniche e i piloti, spesso su velivoli meno moderni, navigano a “forza inerziale”, perdendo precisione e causando micro-sconfinamenti di pochi chilometri, prontamente corretti.
È un incidente tecnico, routine, ma trasformarlo in un casus belli è disinformazione pura.
La Russia, dal canto suo, nega con ferrea logica: hanno sorvolato solo acque neutrali.
LO SCHEMA RICORRENTE: DALLA POLONIA CON FURORE
Questo schema non è nuovo.
Ricorda da vicino la figuraccia polacca dei droni esplosi sul suo territorio, inizialmente urlata come attacco russo e poi rivelatisi probabilmente ucraini.
Eppure, la figuraccia non è bastata.
La Polonia ha recentemente schierato 40.000 uomini al confine con Bielorussia e Russia, un dispiegamento grottesco mentre, paradossalmente, ufficiali USA assistevano placidamente alle manovre congiunte con Minsk.
È un gioco delle parti, un teatrino dove l’isteria di alcuni membri NATO cerca costantemente il pretesto per un coinvolgimento diretto poiché non si rassegnano all’idea di un conflitto ucraino dove la NATO è solo spettatrice armata.
A CHI GIOVA? IL BUSINESS DELLA PAURA
La risposta è nei bilanci.
Questa paura orchestrata è il lubrificante perfetto per giustificare l’aumento mostruoso delle spese militari, miliardi che vengono sottratti a sanità, istruzione, welfare.
È un trasferimento di ricchezza epocale dai bisogni sociali al complesso militar-industriale.
Stiamo distruggendo il nostro stato sociale in nome di una “sicurezza” che, militarizzando i confini, rende più probabile il conflitto che dice di voler evitare.
Nel frattempo, i profitti di Leonardo, Rheinmetall e Dassault volano.
E il silenzio su Gaza?
È l’altra faccia della medaglia: il business delle armi deve proseguire senza intoppi, anche se il cliente è un alleato scomodo che compie stragi.
LA RESPONSABILITÀ DI RESISTERE ALL’IPNOSI
La conclusione è drammaticamente chiara.
Siamo sottoposti a un’operazione di ipnosi collettiva. Un incidente di routine diventa una minaccia esistenziale; un drone ucraino un attacco russo; un investimento sociale diventa una spesa superflua rispetto agli F-35. Persino il commento di Trump “Potrebbe essere un grosso problema” è studiato per mantenere alta la tensione senza impegnarsi.
Porsi domande è l’ultimo baluardo di sovranità mentale.
È decisivo per non bere tutto quello che la propaganda ci propina come purgante quotidiano per il nostro cervello, aggredito da veline riprodotte senza il minimo senso critico da chi ancora crede reali le dita usate come baionette e le storie sui microchip.
Non stiamo prevenendo una guerra. La stiamo forse costruendo, un pretesto alla volta, con i nostri stessi soldi e sulla pelle del nostro futuro.
Il vostro compito è non farvi ingannare. Il vostro dovere è ricordare. La vostra arma è la ragione critica.
Usatela.



