IL NUOVO ORDINE MULTIPOLARE PRENDE FORMA: CINA, RUSSIA E INDIA SFIDANO L’OCCIDENTE

Il vertice della Shanghai Cooperation Organisation (SCO) e la parata militare cinese segnano una svolta simbolica e pratica verso un ordine mondiale più multipolare e competitivo con l’Occidente.

Una dimostrazione di potenza a cui l’Europa ha contrapposto la bufala dell’interferenza al sistema GPS sul volo di Ursula von der Leyen, esempio evidente dell’escalation dei rapporti tra l’Europa e questa parte di mondo.

UN MONDO CHE CAMBIA VELOCEMENTE

31 agosto 2025, data simbolica di un mondo che si sta riorganizzando.

Le istituzioni che hanno governato la politica internazionale per sette decenni non sono sparite, ma la loro centralità è stata messa in discussione da una miriade di attori e piattaforme alternative. Alla radice di questa trasformazione c’è la costruzione di architetture multilaterali alternative guidate da Pechino e sostenute da Mosca e da partner regionali sempre più numerosi nel mondo.

Le immagini del vertice SCO, con la parata a Tiananmen, e della perdita del segnale GPS su un aereo istituzionale europeo non sono eventi scollegati, ma formano un mosaico coerente di potenza, pressione, persuasione e propaganda.

IL VERTICE DELLA SCO: UN’ALTERNATIVA ORGANIZZATA

La Shanghai Cooperation Organisation, piattaforma che oggi include attori dai pesi demografici, energetici e militari assai rilevanti, è stata utilizzata da Pechino come palcoscenico per promuovere alternative di governance economica e finanziaria a livello mondiale.

Al summit di Tianjin, i leader principali (Xi, Putin, Modi) hanno trattato di temi concreti, tra cui la proposta di una banca di sviluppo SCO, l’emissione congiunta di strumenti finanziari e progetti infrastrutturali legati all’energia e alla connettività euroasiatica.

Si tratta di iniziative che mirano a creare capacità autonome di credito e sviluppo, riducendo la dipendenza dalle strutture occidentali.

Il messaggio politico è chiaro: non si tratta solo di cooperazione commerciale o simbolica, ma di costruzione di alternative istituzionali, di reti finanziarie, infrastrutturali e di sicurezza, che riducono il peso delle istituzioni guidate da Washington e, soprattutto, da Bruxelles.

In questo contesto, le dichiarazioni russe sulla necessità di affrontare l’espansione della NATO e la difesa della “sicurezza eurasiatica” assumono una doppia visione, come deterrente militare e come leva diplomatica per legittimare nuove architetture sullo scacchiere mondiale.

LA SFILATA DI TIANNAMEN: IMMAGINE E SOSTANZA DI POTERE

Pochi giorni dopo il summit, la grande parata militare a Pechino ha ulteriormente calibrato il messaggio di potenza: nuovi missili, droni avanzati, mezzi blindati, e, soprattutto, la presenza dei leader ritenuti “ostili” all’ordine occidentale, tutti su un medesimo palcoscenico per far capire a USA ed UE che è giunta l’ora di comportarsi da adulti e non più da bambini capricciosi come fatto negli ultimi secoli.

L’evento non è stato una pura esibizione, ma una dichiarazione di intenti politico-strategici che combina deterrenza, propaganda e networking tra regimi e partner strategici.

Come a dire “Cari occidentali, ci siamo anche noi e non siamo più disposti a vederci portare via materie prime a poco prezzo né vogliamo più essere solo le vostre officine a basso costo. E siamo pronti a batterci per affermare la nostra dignità. Con ogni mezzo.”

La parata è servita al pubblico interno, per la narrazione della grande rinascita, ma anche all’esterno, per inviare un messaggio alle capitali occidentali: la Cina ha capacità militari e tecnologiche avanzate, nonché alleanze politiche potenti.

Questo non significa che un conflitto armato sia inevitabile, ma alzare costantemente l’asticella, come fanno USA ed Europa, aumenta il rischio di errori di calcolo e di un’escalation incontrollata.

TECNICHE IBRIDE. GPS JAMMING, GUERRA ELETTRONICA E OPERAZIONI “IN ZONA GRIGIA”

La politica del potere oggi non è fatta solo di carri armati e sanzioni; è fatta di interruzioni di segnale, manipolazione informativa, blackout di infrastrutture digitali. Ed è fatta di propaganda.

La bufala de sistema GPS dell’aereo con a bordo la presidente della Commissione europea è solo uno dei tanti episodi in cui la propaganda ha tentato di costruire narrazioni, nemici, situazioni per giustificare politiche di escalation e riarmi in Europa.

E le implicazioni di una simile politica, portata avanti dalla Commissione von der Leyen, sono molteplici, a cominciare dai rischi legati allo scoppio di una guerra mondiale potenzialmente nucleare.

Di come l’episodio dell’aereo di von der Leyen sia una fake, abbiamo ampiamente discusso, con dati e fatti, qui.

È pur vero che la guerra “di quarta generazione” si gioca in parte oltre il dominio convenzionale ed è fatta di un continuo sviluppo che unisce cyber, informazione/propaganda, economia e coercizione marittima.

ECONOMIA, ENERGIA E ROTTE MARITTIME: LA VULNERABILITÀ DELLA GLOBALIZZAZIONE

Una detonazione sospetta nel Mar Rosso, rilevata il 31 agosto, ha ricordato quanto le rotte marittime siano terreno vulnerabile, perché ogni azione si ripercuote sulle catene di approvvigionamento energetiche e commerciali dell’Occidente e sui prezzi.

Il commercio transcontinentale dipende da corridoi marittimi stretti e da infrastrutture critiche, in stato di allarme costante; ogni incidente crea ricadute sulle economie importatrici. Cioè sulle nostre.

A questo si aggiungono le pressioni su materie prime e alimenti, come la “guerra del cibo”, ossia l’uso della sicurezza alimentare come strumento geopolitico, che è diventata una realtà in diverse aree del mondo.

TECNOLOGIA E POTERE: L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE COME ASSE STRATEGICO

La competizione per l’IA non è più solo un dibattito accademico, ma una lotta per capacità economiche, militari e di controllo dell’informazione.

La Cina sta investendo cifre gigantesche nel settore, con piani pubblici e flussi di capitale privato che accelerano la capacità di sviluppo e diffusione, per competere con i colossi statunitensi.

Ma “vincere” in AI non è solo questione di spesa, poiché dipende da talenti, accesso a chip performanti e al mercato, così come è fondamentale la capacità di integrare modelli di infrastrutture critiche.

Le misure di controllo tecnologico tentate dall’Amministrazione Trump, come il freno alle esportazioni di chip e le sanzioni, rallentano la corsa di Pechino, ma non fermano il treno.

L’Occidente è sempre più in difficoltà nel mantenere un vantaggio tecnologico in questo ambito.

COSA SIGNIFICA PER L’ITALIA E PER L’EUROPA

L’Italia si trova in una posizione di vulnerabilità, ma anche di opportunità.

Da un lato, la marginalizzazione nelle dinamiche libiche e del Mediterraneo, le sensibili dipendenze energetiche e la pressione fiscale insostenibile per finanziare spese di guerra.

Dall’altro, potrebbe ricavarsi un ruolo strategico nel Mediterraneo, sfruttare capacità industriali specializzate e attivare piattaforme diplomatiche che potrebbero essere riconfigurate per dialogare sia con gli alleati occidentali sia con i paesi in ascesa capitanati dell’asse Mosca/Pechino.

I leader europei parlano di autonomia strategica, ma, nei fatti, l’Europa rimane ancora dipendente dal supporto statunitense su capacità critiche, a cominciare da armi ed energia.

L’Italia dovrà decidere se seguire una logica di rincorsa, distruggendo ogni forma di welfare, compresi il sistema pensionistico e la Sanità pubblica, per aumentare la spesa militare senza una chiara strategia, oppure una logica di capacità integrata, investendo in difesa, capacità digitale, diplomazia preventiva e cooperazione energetica.

Le scelte saranno dolorose, perché, nel primo caso, la popolazione sarebbe destinata a impoverirsi e, con una popolazione sempre più anziana, porterebbe al suicidio in pochi decenni, ma anche nella second ipotesi, il Paese dovrebbe rinunciare a essere zerbino degli USA, con tutti i vantaggi, ma anche gli svantaggi, del caso.

Tuttavia, rimandare sarebbe pericoloso in perdita di credibilità geopolitica, vulnerabilità economica e crescente rischio di escalation perpetrato dalle politiche di guerra di von der Leyen.

TRE SCENARI PROBABILISTICI (A BREVE/MEDIO TERMINE)

SCENARIO MODERATO

SCO e infrastrutture alternative cresceranno, ma restando complementari all’ordine esistente, con una competizione intensa, ma limitata a sanzioni, gare tecnologiche e zone di influenza.

Uno scenario che richiede diplomazia matura e regole di convivenza per cui servirebbero leader occidentali di ben altro spessore fagli attuali.

CONFRONTO STRUTTURALE

L’aumento delle operazioni ibride e gli incidenti inventati dalle propagande porteranno al rischio di crisi locali che potrebbero degenerare se la deterrenza fallisse.

Questo scenario necessita di rapidità decisionale e di investimenti in deterrenza multilivello. Ma anche di diplomatici attivi e di spessore, che, come per il primo scenario, non se ne vede traccia.

ESCALATION GENERALIZZATA

Basteranno una propaganda ancora più perniciosa e sfacciata, errori di calcolo, incidenti con vittime civili o attacchi a infrastrutture critiche per trascinarci a catene di rappresaglie.

L’esistenza di arsenali nucleari rende questo scenario catastrofico, perciò prevenirlo dovrebbe essere un obbligo politico e strategico.

Tuttavia, come per i primi due scenari, servirebbero statisti d’alto profilo di cui non v’è traccia né a Washington né in Europa.

COSA BISOGNEREBBE FARE?

Beh, con una classe dirigente all’altezza, l’Europa Investirebbe in difesa ibrida, combinando capacità militari convenzionali con squadre di risposta rapida cyber e unità per la contro-disinformazione.

Basterebbe spostare in tal senso quanto speso e fatto per veicolare propaganda su “dita usate come baionette, muli al posto dei mezzi corazzati, ubriaconi raccattati in Siberia perché Mosca non aveva più giovani da inviare al fronte” e tutte le altre panzane spacciate per notizie vere al fine di giustificare i miliardi spesi per inviare giovani ucraini al macero.

Poi, bisognerebbe sostituire von der Leyen, Kallas e chiunque abbia fallito su tutti i fronti, dalla guerra alle politiche green, sostituendole con diplomatici seri e capaci di attivare una cooperazione economica pragmatica, per mantenere canali di dialogo con i paesi del BRICS, senza rinunciare ai principi fondamentali di diritti umani e stato di diritto. Che, tuttavia, non devono valere solo per l’Ucraina, mentre si fa finta di nulla a Gaza e altrove.

VERSO DUE BLOCCHI? SÌ, MA NON SOLO

L’evoluzione in atto non è un ritorno perfetto alla Guerra Fredda con due blocchi monolitici, ma un processo più fluido, fatto di nuove alleanze, partenariati legati a interessi economici e di sicurezza, in una miscela di cooperazione e competizione.

La SCO e la parata di Pechino sono segnali di questa nuova configurazione.

L’Occidente può ancora reagire efficacemente scegliendo il dialogo e ammettendo le tante colpe di cui si è macchiato negli ultimi decenni, a cominciare dall’invasione dell’Iraq sulla base di una fake news, le famose, quanto inesistenti, armi chimiche di Saddam Hussein.

Al contrario, se la strategia dell’Occidente resterà quella delle fake e della propaganda, il futuro che ci attende è tutt’altro che luminoso.

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Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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