TRUMP FRENA GLI EUROPEI DELLA “PACE GIUSTA”. “PUTIN VUOLE FARE LA PACE PER ME”

Nessun tappeto rosso, nessun aereo a sfrecciare nei cieli, né tour in pompa magna sulla “Bestia”. E già questi elementi sono una comunicazione dirompente.

L’incontro di ieri alla Casa Bianca è stato comunque un secondo passo verso una pace vera, anche se non si vede ancora nulla di positivo all’orizzonte, se non la possibilità concreta di un faccia a faccia tra Mosca e Kiev.

I punti chiesti da Putin in Alaska sono chiari e inequivocabili. L’Europa, invece, parla di “pace giusta”, anche se tutti i leader europei, compreso Zelensky, sono stati piuttosto generosi di complimenti nei confronti di Trump e anche attenti a non farlo alterare.

Lo stesso presidente ucraino ha abbandonato la felpa e si è presentato con un completo scuro, sebbene senza cravatta.

Trump dice che Putin ha accettato le sue proposte di garanzie per l’Ucraina, ma Mosca ha ribadito in ogni occasione che non accetterà mai forze NATO in Ucraina.

Perciò è impossibile l’ipotesi di eserciti europei o di una sorta di articolo 5 per l’Ucraina, proposto dall’Italia, ma con forze diverse dalla NATO, che significherebbero Terza Guerra Mondiale.

Il fatto che gli europei insistano su questo elemento dimostra che non è la pace ciò a cui puntano.

Putin, d’altronde, non ha nessun motivo per terminare una guerra che sta vincendo sul campo, senza avere in cambio gran parte delle sue richieste. Anche perché, in patria, sarebbe vista come una sconfitta.

Ha dalla sua il tempo, che, più passa, più il suo esercito avanza in Ucraina e gli alleati dei suoi avversari si dissanguano. (E, visto che certi giornalisti ci dicono che la Russia avrebbe le risorse per muovere guerra all’intera Europa…)

La nota positiva è che Zelensky si sia reso disponibile a concedere elezioni in Ucraina, riportando il Paese alla democrazia, e ciò dimostra come quello in Alaska sia stato un vertice vinto da Putin.

Il presidente ucraino si è detto anche disponibile ad acquistare 100 miliardi di armi americane, idea che cozza con le richieste russe di un esercito ucraino ridotto ai minimi termini.

“Putin vuole fare la pace per me”. È la frase rubata dai microfoni accesi, mentre Trump bisbigliava all’orecchio di Macron. Frase che dimostra l’egocentrismo del tycoon, ma è anche una luce di speranza.

Tuttavia, gli europei sembrano ancora fossilizzati sulla “pace giusta”, terminologia deliziosa che ripetono come un mantra anche certe redazioni italiane: “La Russia restituisca tutti i territori!”. “L’Ucraina non può accettare perdite di territori, altrimenti uscirebbe sconfitta dalla guerra.”

Ancora convinti che l’Ucraina e l’Europa non abbiano perso la guerra?!

Peccato che la storia non sia un libro dei sogni. Dai tempi di Roma antica, sono i vincitori a dettare le condizioni, non gli sconfitti. E quando mai un impero ha restituito territori conquistati perché “non era giusto”?

La Germania fu umiliata a Versailles e, nel 1945, fu addirittura spaccata in due.

Il Giappone, dopo due bombe atomiche, fu occupato per alcuni anni.

E Cuba nel ’62? Fu minacciata di bombardamento se non avesse smantellato i missili sovietici. E qui, le pretese di Kennedy erano simili a quelle di Putin.

Ma oggi, magicamente, la Russia dovrebbe fare marcia indietro perché qualche giornalista ha scritto un editoriale commovente o perché lo chiedono Macron e Merz?!

Beh, questo non è giornalismo, ma chiacchiera da bar. D’altronde, sono analisi fatte da chi ci ha raccontato di pale, microchip e Mosca al tappeto per le “sanzioni dirompenti” entro Natale 2022.

La situazione ucraina è molto complessa e non si può gestire con i vertici spettacolari né con le pretese di una “pace giusta”.

È vero che l’Ucraina ha ceduto armi nucleari in cambio di garanzie di difesa e che si tratta di una nazione sovrana, ma non si possono dimenticare la Nuland, Piazza Maidan e la guerra dal 2014 di cui nessuno parlava, ma per cui lo stesso presidente Mattarella, nel 2017, chiese a Putin di intervenire (FONTE).

2022: L’ACCORDO FANTASMA CHE AVREBBE SALVATO KIEV (MA BRUXELLES VOLEVA LA PACE GIUSTA)

Ricordate gli accordi di Istanbul del 2022?

No, certo. Saltarono perché l’Europa e la NATO li fecero saltare.

Kiev avrebbe rinunciato alla NATO e ridotto il suo esercito, è vero, ma ci sarebbero stati zero morti, zero città distrutte, zero milioni di profughi. Invece no. Biden, Von der Leyen & Co. spinsero Zelensky a rifiutare. 

“Resistete! Vi diamo noi armi!”. Armi pagate coi soldi degli europei, ma sorvoliamo.

Risultato? Oggi il 20% dell’Ucraina è russo. L’economia è a picco. L’esercito allo stremo. E Mosca ha semplicemente ripresentato le stesse richieste del 2022, aggiungendoci i nuovi territori.

Ironia della sorte: più l’Ucraina combatte, più la Russia chiede, più gli europei perdono potere d’acquisto.

I CIRCOLI MAGICI DELL’OCCIDENTE: “RESISTETE! (MA NOI STIAMO A CASA)”

Macron fa discorsi epici tra un buffet all’Eliseo e un incontro sul treno dei volenterosi. Von der Leyen promette armi con piani di riarmo da sceneggiatura fantozziana, ma nessuno di loro manderà mai i figli o i nipoti a morire nel Donbass.

Sono gli ucraini che devono combattere. E morire. Quelli sì, “eroi”, come li definiscono.

Peccato che un eroe morto resta morto.

E non se ne fa nulla di qualsiasi pace giusta!

Intanto, l’Europa, che in tre anni non è riuscita a fare ciò che Trump ha fatto in sei mesi, si illude di “logorare” la Russia con le sanzioni. Ignorando alcuni dettagli che fanno tutta la differenza del mondo.

  1. Mosca commercia con Cina, India e metà del globo. Perciò è impossibile da isolare.
  2. Il rublo è in mano alla Banca centrale di Mosca.
  3. La Russia è la nazione più grande al mondo e ha giacimenti di ogni materia prima.
  4. La Russia ha 6.000 testate nucleari ed è la forza nucleare più potente sul pianeta.
  5. Non esiste forza sul pianeta che possa battere la Russia in una guerra di logoramento.

LA BOMBA (ATOMICA) SOTTO IL TAVOLO: PERCHÉ L’UCRAINA NON È L’AFGHANISTAN

“Ma i partigiani hanno vinto contro il fascismo e il nazismo!” dice qualche giornalista.

Caro giornalista da “fake news su pale e microchip”, qui non siamo nel 1944. La Russia non è la Germania nazista. E, soprattutto, è la più grande potenza nucleare sul pianeta.

Il Giappone provò a resistere nel 1945 agli USA. Hiroshima e Nagasaki furono spazzate via.

Oggi, qualora la Russia si trovasse in difficoltà, basterebbero 2-3 missili ipersonici caricati con testate atomiche su Odessa o su Kiev.

L’Europa, al massimo può lanciare “sanzioni dirompenti”, frase vuota come un bicchiere di vodka svuotato.

Gli USA non muoverebbero un dito perché sanno che una guerra nucleare non ha vincitori, solo miliardi di morti. Anche americani.

LA PACE “INGIUSTA” CHE SALVA VITE: PERCHÉ TRATTARE NON È TRADIRE

La pace giusta non esiste. Esiste solo la pace possibile.

Continuare la guerra comporterebbe:

  • altri 3-4 anni di massacri;
  • un’Ucraina desertificata;
  • Kiev che perde non solo il Donbass, ma l’intera nazione.

“falchi” europei, Macron e Merz in testa, urlano: “No alla resa!”.

Ma non è resa. È realismo. È saggezza. È scegliere la vita e non la logica della guerra.

Nel 2022, l’Ucraina aveva un esercito integro. Oggi cerca disperatamente reclute strappando uomini dai marciapiedi e richiamando anche chi ha certificati medici.

I pacifisti, quelli che chiedevano trattative, venivano chiamati “putiniani”.

Eppure, se avessero vinto loro, oggi i morti ucraini sarebbero migliaia, non centinaia di migliaia; Kharkiv e Mariupol sarebbero ancora in piedi e non ci sarebbero milioni di profughi ucraini a vagare per l’Europa.

DIRITTO INTERNAZIONALE, UNA BARZELLETTA PER POTENTI

Il Diritto internazionale, poi, è quella fiaba dove i buoni vincono sempre.

Peccato che nella realtà gli USA bombardino chi vogliono (Jugoslavia, Iraq, Siria) spesso inventando anche scuse inesistenti (vedi armi chimiche di Saddam); Israele occupa territori palestinesi da 50 anni e commette genocidi senza alcuna conseguenza; l’Europa strizza l’occhio ai genocidi in Yemen.

Ma per l’Ucraina, improvvisamente, valgono altre regole. 

“I confini non si cambiano con la forza” dicono Macron, Meloni e Merz.

Intanto, la Crimea è russa dal 2014. E nessuno – dico nessuno – ha mai seriamente pensato di riprendersela.

E da quanto fa Israele da sempre, non sembra che il Diritto internazionale valga davvero qualcosa.

GLI UNICI VERI NEMICI DEGLI UCRAINI SONO QUELLI CHE GRIDANO “RESISTENZA!”

  • L’Europa ha spinto Kiev in una guerra persa in partenza per un’idea americana (approfondisci qui)
  • Ha trasformato l’Ucraina in un campo di macerie (con tanto di selfie di Zelensky in trincea).
  • Ora, per non ammettere l’errore, l’Europa vuole sacrificare un’intera generazione.

I veri nemici degli ucraini? Non sono Putin o i “traditori” che chiedono la pace. Non i putiniani. Ma i leader occidentali che giocano alla guerra con le vite altrui. Quelli che parlano di “Diritto internazionale” mentre fanno spallucce sui crimini di Israele.

L’unica pace giusta è quella che ferma le bare. Il resto è ipocrisia.
E a chi dice “meglio morti che sottomessi”, rispondo: mandate i vostri figli e nipoti in trincea. Senza scorta.

Perciò, ben vengano le persone animate dalla volontà di arrivare alla pace a ogni costo, ma non quelle che cercano solo disperatamente di non dimostrare ai propri elettori di aver perso una guerra nonostante “niente condizionatori”.

Con la speranza che il prossimo incontro possa essere un trilaterale, con un faccia a faccia tra delegazioni di Russia e Ucraina.

E con la speranza che gli Europei se ne stiano buoni e non si necessiti di un ulteriore incontro dal preside per capire come stanno le cose.

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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