IL GRANDE BLUFF DELL’EUROPA. PUTIN E TRUMP SI STRINGONO LA MANO, KIEV E BRUXELLES AFFONDANO TRA POLEMICHE DA OPERETTA

PASTICCIO DIPLOMATICO DELL’EUROPA?

Macché. Leggete i titoli dei giornali italiani e trovate amarezza, delusione, sconfitta, sì, ma non dell’Europa.

Anzi, pare che il mondo sia finito perché Trump e Putin in Alaska hanno osato parlarsi, senza permesso.

Soprattutto, senza i “padroni del vapore” europei. Quelli che non contano nulla, continuano a coprirsi di ridicolo, ma ancora non si sono svegliati dalla dimensione delle allucinazioni di Biden.

I soliti commentatori che ci hanno raccontato di pale e sanzioni dirompenti che avrebbero piegato Mosca in 3 mesi, si aggrappano al conflitto ucraino come fosse l’ombelico del mondo.

Peccato che Washington e Mosca stiano negoziando ben altro di una semplice pace: una revisione totale delle relazioni bilaterali in cui rientrano Artico, nucleare, sanzioni, dazi.

Roba da far sudare freddo alla burocrazia Ue.

Ma no, loro vogliono il solito copione: Russia cattiva, Occidente buono. E intanto la storia va avanti e gli europei pagano il conto della loro inadeguatezza.

DIPLOMAZIA? UNA PAROLACCIA A BRUXELLES.

I media pretendono soluzioni in 24 ore. Quelle soluzioni che i leader europei neppure hanno preso in considerazione negli ultimi tre anni.

Ridicoli e anche ignoranti, perché il Congresso di Vienna durò dieci mesi. Versailles nove. Yalta una settimana. Potsdam due.

Per il Vietnam, Parigi trattò anni. Dayton tre settimane.

Ma oggi, se non risolvi una guerra per procura tra un caffè e un tweet, sei un fallito.

Solo a che a sostenere questa sciocchezza ci sono i falliti alla guida dell’Europa e i loro narratori leccapiedi, che per tre anni ci hanno raccontato di una Russia con le pezze al culo, salvo rimangiarsi tutto dallo scorso marzo, quando Mosca è diventata una superpotenza economica e militare in grado di conquistare l’Europa.

Tutto per soddisfare i capricci bellicisti della Commissione von der Leyen, con il suo piano di riarmo.

E due leader “detestati” come Trump e Putin stanno sabotando i deliri apocalittici di certi editorialisti.

L’APOTEOSI DEL RIDICOLO: LA STRETTA DI MANO.

Hanno criticato Trump perché ha stretto la mano a Putin. Ma che doveva fare, secondo questi geni?

Sputargli in faccia? Ignorarlo? Violare il protocollo base dei rapporti tra potenze? L’ignoranza è una brutta bestia. La malafede, pure.

Qualcuno ha suggerito che doveva arrestarlo in virtù del mandato di cattura internazionale, dimostrando di non sapere che gli USA, come Russia, Cina e Israele, tra gli altri, non riconoscono la Corte Penale Internazionale.

E dimostrando anche un’estrema ignoranza geopolitica: un minuto dopo l’arresto di Putin, a Mosca sarebbero bastati 3 o 4 missili in simultanea e la morte di un paio di milioni di malcapitati per suggerire il rilascio immediato per non far diventare i malcapitati qualche miliardo, con il lancio di altri missili.

E fa specie che chi straparla su fantomatici arresti non abbia battuto ciglio per gli onori tributati a Netanyahu. Distratti?? Mah…

SIMBOLI CHE PARLANO CHIARO.

F-35 americani hanno scortato l’Ilyushin di Putin al rientro in patria. Tappeto rosso. Sorvolo d’onore con B-2 Spirit e F-35.

Trasferimento sulla “Bestia”, la limousine presidenziale USA.

Una strategia di comunicazione chiara e inequivocabile. Un messaggio al mondo: l’amicizia russo-americana è tornata. I russi l’hanno definita “accoglienza storica”.

Gli europei, un incubo.

COOPERAZIONE A TUTTO CAMPO. MA SENZA L’EUROPA.

DETTAGLI SCARNI, OBIETTIVI CHIARISSIMI.

Putin ha parlato per 8 minuti e mezzo. Trump meno di 4.

Lavrov ha annunciato che “Gli USA toglieranno alcune sanzioni. Sicuri. E ripartirà la cooperazione spaziale.”

Insomma, russi e americani tornano a dialogare da pari e causano un terremoto geopolitico che smonta ogni possibilità dell’Europa.

PUTIN TRIONFA, MA NON SOLO LUI.

Per il Cremlino è una rivincita sull’isolamento imposto da Biden in cui l’Europa è cascata per colpa di leader scolaretti alle prime armi, con le devastanti conseguenze economiche per gli europei.

Ma anche Trump ci guadagna, perché ha bisogno di Mosca per trattare con Cina, India, BRICS, Corea del Nord, Iran, che sono tutti alleati dei russi. Se Trump vuole davvero fregiarsi del titolo di “pacificatore”, senza Putin è fritto.

L’UCRAINA È SOLO UN FASTIDIOSO INTRALCIO.

Trump e Putin hanno evitato le domande dei giornalisti perché gli USA non possono decidere per Kiev.

E non vogliono.

Il conflitto ucraino è solo un ostacolo al disgelo Mosca-Washington.

Putin ha buttato lì la verità: “Se Trump fosse stato presidente, questa guerra non sarebbe mai scoppiata” e Trump ha ribadito: “Felice di sentirlo”.

Zelensky e gli scolaretti alla guida dell’Europa avranno digrignato i denti, insieme agli amici immaginari di Biden.

LA SVOLTA CHE L’EUROPA FA FINTA DI NON VEDERE

NON È USCITO UN ACCORDO?! MA NON DICIAMO SCIOCCHEZZE!

Il vertice non era per risolvere la guerra, ma per cambiare le regole del gioco.

E Trump e Putin ci sono riusciti.

Putin ha convinto Trump: niente cessate il fuoco inutile (Kiev e NATO lo rifiutarono già nel 2023).

Si punti direttamente alla pace e, ovviamente, alle condizioni del vincitore, come è sempre accaduto nella storia. Perciò, alle condizioni di Mosca.

Prendere o lasciare. Solo che lasciare significa consegnare l’Ucraina alla Russia tra quattro o cinque anni, mandare al macero altre generazioni di ucraini e far sopportare l’intera spesa della guerra agli europei.

LE CONDIZIONI SONO LE SOLITE, DA TRE ANNI

Riconoscimento dell’annessione di Crimea, Lugansk, Donetsk (75% russo), Zaporizhzhia e Kherson (74%).

Kiev deve rinunciare alla NATO, nonché a truppe e armi offensive NATO sul suo territorio.

“Denazificazione”, con lo scioglimento dei gruppi banderisti e delle leggi anti-russe.

TRUMP A ZELENSKY: “FAI UN ACCORDO”.

Subito dopo il vertice, c’è stata una telefonata di un’ora tra Trump, Zelensky e i leader europei (Macron, Meloni, Von der Leyen, Rutte & co.).

Il messaggio è stato chiaro: accetta le condizioni russe o combatti da solo.

“Ora tocca a Zelensky. Gli europei siano coinvolti, ma deciderà lui”, ha tagliato corto Trump.

L’EUROPA? FINGE DI NON CAPIRE.

Von der Leyen blatera di “garanzie di sicurezza essenziali”. La Kallas (Alto Rappresentante UE) s’illude: “Mosca fermerà la guerra solo quando capirà di non poter continuare”.

Cioè mai, ma la signora non l’ha ancora capito e ignora che il tempo gioca a favore della Russia. Le truppe ucraine sono allo stremo e l’economia europea è messa pure peggio.

Continuare significa perdere altro territorio ucraino, mandare al macero altri giovani di Kiev e rischiare sommosse in Europa.

I BALTICI TREMANO.

Il presidente lituano Nausėda urla “Più sanzioni!”. Peccato che senza gli USA e senza i paesi in area BRICS, siano solo rumore di fondo.

La Norvegia risponde con un patetico “Manteniamo la pressione”, che fa scuotere la testa persino a uno studente al primo anno di Scienze Politiche.

LA VERITÀ È CHE PUTIN HA VINTO 6-0 6-0 6-0.

La stretta di mano all’arrivo aveva già decretato il vincitore: Putin col dorso in alto, Trump in “sottomissione” per tutto il tempo.

Lo Zar ha persino invaso lo spazio prossemico di Trump per primo, e solo dopo il presidente americano ha abbozzato una timida pacca sul braccio dell’altro.

Putin è salito sulla “Bestia”, un privilegio più unico che raro.

Alla conferenza, ha parlato il doppio di Trump.

È MOSCA CHE DETTA LE REGOLE.

Putin ha dimostrato che nessuno può imporre nulla alla Russia.

Men che mai la NATO, ridotta a fantasma. L’Europa, esclusa, umiliata, inetta, non ha né le risorse né i mezzi militari per poter dissentire.

Ha sostenuto la folle politica anti-russa di Biden; ha spinto Kiev a rifiutare la pace di Istanbul nel 2022 (dove l’Ucraina avrebbe ceduto solo autonomia per il Donbass e la possibilità di entrare nella NATO).

Per ottenere che cosa, dopo tre anni?

Un disastro: 20% dell’Ucraina perso per sempre; generazioni di giovani ucraini morti o invalidi; debiti mostruosi che Kiev non potrà mai ripagare.

ZELENSKY IN TRAPPOLA.

Obbediente agli anglo-americani, ora è solo.

Il 18 agosto volerà a Washington, dove l’ambasciatrice ucraina già trema, memore dell’ultimo imbarazzante show dell’ex comico che è il suo presidente e spera di non doversi coprire di nuovo il volto con le mani, per la vergogna.

Trump gli chiederà conto della resa.

Gli europei, preoccupati solo per le loro poltrone, servi e vassalli, quando la pace arriverà, non avranno scampo, perciò sbraitano come cagnolini al riparo di un recinto di fronte a un vertice storico, che si studierà nelle scuole di ogni ordine e grado.

Storico per Putin e Trump. Per l’Europa e per Kiev, invece, è la beffa finale.

Perché i libri di storia ricorderanno questo capitolo della storia come la più stupida gestione geopolitica del secolo.

Con buona pace degli autori delle fake su microchip, pale, muli e sanzioni dirompenti che hanno l’ardire di definirsi giornalisti.

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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