Mentre i guerrafondai si aggrappano ai loro mantra privi di logica e di basi storiche, “pace giusta” e “Diritto internazionale”, come naufraghi a un salvagente bucato, il resto del mondo guarda all’incontro tra Trump e Putin come all’unica via d’uscita da questo scempio.
E no, non sono i “sognatori”, ma le persone di cultura, i pragmatici che sanno come funziona il mondo, gli imprenditori schiacciati dalle scelte politiche che hanno favorito la guerra, quelle politiche che hanno fatto naufragare gli accordi del 2022 e protratto la guerra fino a oggi.
LA “PACE GIUSTA”, UNA BARZELLETTA TRAGICA
Pace giusta.
Un ossimoro mai divenuto realtà nella storia. Mai.
Prendete il Giappone nel 1945: due bombe atomiche – ancora oggi, unico caso al mondo, – poi la resa con umiliazione. Altro che pace giusta.
O la Germania, umiliata a Versailles, nel 1918, e smembrata nel 1945.
Prendete Cuba, nel 1962: una nazione sovrana, costretta a smantellare basi e missili sovietici perché a Washington non andava giù l’idea di avere l’URSS nel cortile di casa.
E il Diritto internazionale? E la “pace giusta”?
Tutto legittimo, no?
Peccato che oggi, chi invoca la “pace giusta” in Ucraina sia lo stesso che difende Israele mentre commette crimini ben peggiori di quelli imputati alla Russia.
E l’Europa? Zitta.
Anzi, peggio, perché commercia con Tel Aviv come nulla fosse e ancora non è stata capace di ipotizzare neppure un piccolo pacchetto di sanzioni, mentre per la Russia siamo già arrivati a diciotto.
Nonostante il primo pacchetto fosse stato definito “dirompente” e capace di costringere Mosca a riporre le armi nel giro di qualche mese.
Era il 2022. Siamo a metà agosto ’25 e la Russia avanza in Ucraina come un coltello nel burro.
E la coerenza dell’Europa e della Nato per il doppiopesismo Ucraina/Gaza e Russia/Israele non è pervenuta.

IL “DIRITTO INTERNAZIONALE”, UNA FARSA A MISURA DI POTENTI
Diritto internazionale.
Un altro gioiello di ipocrisia.
Esisterebbero aggressori e aggrediti.
Allora spiegatemi perché la Russia è sommersa di sanzioni mentre Israele gode di immunità totale. Perché l’Europa non blocca un solo accordo commerciale con chi bombarda ospedali a Gaza?
Ah, già: le lobby delle armi devono fatturare.
LE NARRAZIONI DI UNA CERTA CARTA STAMPATA
E certi giornalisti occidentali?
Favoriscono le narrazioni dei politici di riferimento, che spesso sono anche i loro editori o legati ad essi.
Perciò, ora gridano «Troppo credito a Putin! Bisogna isolarlo. Niente pace senza Zelensky.»
Beh, se ci pensate è… geniale. Perché dimostrano delle due una: malafede o ignoranza.
Chi decide per la Russia è Putin, cosa che i nostri illustri giornalisti non mancano di ripeterci a ogni ora. “Putin è un dittatore, è un nuovo Zar, prende ogni decisione…”
Perciò, l’unico interlocutore russo credibile per arrivare a una pace è Putin, mica la regina Elisabetta (pace all’anima sua).
Isolarlo è un’idea da asilo nido.
Così come pretendere che Zelensky e i suoi fan club europei siano invitati in Alaska dopo la pagliacciata alla Casa Bianca. La ricordate?
Quella per cui persino l’ambasciatrice ucraina si coprì il volto per la vergogna mentre l’ex comico dava sfoggio delle sue abilità di rendersi ridicolo al mondo intero?
Ovviamente, anche allora, per i nostri illuminati giornalisti, fu Trump quello ridicolo e Zelensky un grande statista, perché, come si evince, le regole della Comunicazione e delle relazioni internazionali, sono concetti difficili per tanti.
D’altronde, questi illustri giornalisti sono gli stessi che per tre anni ci hanno narrato della Russia al tappeto, del suo esercito costretto a combattere solo armato di pale e con gli indici usati come baionette, mentre smontava microchip dagli elettrodomestici ucraini.
La fantasia non mancava di certo. Perché per inventarsi certe panzane ci vuole talento, non c’è dubbio.
Peccato, per loro, che il tempo passi e che abbia la cattiva abitudine di dare retta solo ai fatti e alla verità.
Ma mentre i nostri illustri giornalisti tentavano di spacciare le loro sciocchezze per analisi geopolitiche credibili, i leader Ue, dimostravano un talento ancora maggiore e sabotavano ogni tentativo di dialogo.
La verità è che la mossa di Trump di invitare Putin a un primo faccia a faccia è l’unica cosa che andava fatta.
Perché, senza Putin, non si tratta. Punto.
Perché Putin è la Russia e perché la Russia sta vincendo la guerra senza se e senza ma. Piace? No, ma è la realtà dei fatti e basta guardare una cartina attuale dell’Ucraina per capirlo.
Sempre che non si abbia il talento per le pale e i microchip, ovviamente.
Inoltre, vista la distanza siderale tra le pretese di Zelensky e quelle di Putin, al di là della diversa legittimità di fatto dei due, cominciare trattative separate è ciò che chiunque conosca un briciolo di Comunicazione istituzionale farebbe.
Fermo restando il fatto che a decidere davvero saranno USA e Russia.

EUROPA, IL TEATRO DELL’ASSURDO DOVE TUTTI RECITANO UN COPIONE
Qui casca l’asino. Anzi, casca l’Europa intera.
Perché abbiamo svenduto la competitività industriale, regalato la sovranità economica, distrutto l’equilibrio energetico in nome del green fanatico e dell’atlantismo servile, con il risultato di rendere il continente vulnerabile, dipendente e irrilevante.
E la ciliegina sulla torta è proprio la gestione della guerra in Ucraina, quella che predica l’embargo al gas russo, ma sta in piedi per il 70% dei suoi approvvigionamenti proprio da quel gas.
Le istituzioni europee tacciono e i nostri illustri giornalisti dimenticano di raccontare questi dettagli del commercio di Kiev, perché quella dell’Europa non è politica estera, ma un teatro geopolitico in cui i nostri leader sono attori da comparsa mentre USA, Russia e Cina si spartiscono il mondo.
E le nostre imprese restano in mutande.
MA QUANTO COSTA LA FARSA?
Non chiedetevi quanto costi la guerra.
Chiedetevi quanto pagheremo ancora per questa tragicomeddia.
Tanti soldi e ulteriore potere d’acquisto, ovvio. Ma anche rispetto internazionale, autonomia, credibilità e competitività ancora al ribasso delle nostre imprese, schiacciate dai costi per l’energia e per le materie prime alle stelle, oltre che dai rincari generali.
Bruciati da leader che di geopolitica non capiscono nulla o fingono di non capire.
Intanto, i sondaggi della società ucraina KIIS (2024) e di quella americana, Gallup (2025), rivelano che il 70% degli ucraini vuole la diplomazia e non vuole più seguire le politiche di guerra di Zelensky.
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Perciò, anche l’idea «senza Zelensky nessuna pace» è pura idiozia e dimostra quanto certi giornalisti siano lontani anni luce dal mondo reale e come vivano in una dimensione parallela.
Ancora quella fatta di pale e sanzioni dirompenti, probabilmente.
Ma i capitani coraggiosi di Bruxelles, quelli che hanno perso la guerra e la credibilità, insistono: «Più armi! Nessuna pace senza Zelensky.»
Che tradotto significa ancora giovani ucraini da mandare al macero nonostante non ci sia nessuna speranza di arrivare a un risultato diverso dalla sconfitta.
Tutto per salvare la faccia di chi non ha voluto ascoltare neppure Mattarella quando, nel 2017, chiese a Putin di intervenire per fermare la guerra di Kiev contro i russofoni del Donbass.
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Sì, la guerra non è scoppiata nel 2022, ma nel 2014.
IL FUTURO? LO SCRIVE CHI HA BUON SENSO
Allora sì, auguriamoci che i colloqui di Trump e Putin portino frutti.
Per gli ucraini, soprattutto.
Perché la fine è già scritta: la Russia avrà i territori che voleva per proteggere i russofoni. Il resto dell’Ucraina sarà neutrale, con un governo filo-occidentale, ma senza Zelensky.
Proprio come scrivevo già nel 2022, deriso da quelli delle “sanzioni dirompenti”, delle pale e della Russia prossima ad alzare bandiera bianca.
Andare avanti con le bombe, significa solo aumentare la porzione di territori che diventeranno russi e il numero dei morti.
Ai guerrafondai europei non resta che fare le valigie.
Si spera presto.
Con la speranza che lascino il posto a chi abbia un briciolo di competenza.
Perché gli interessi dei popoli europei e delle imprese del Vecchio Continente non sono un optional, ma l’unico elemento che deciderà tra la vita o la morte dell’Europa.
Perché l’”Europa dei popoli”, tanto agognata, non ha nulla a che vedere con questo club di lobbysti da quattro soldi. “O da contratti miliardari siglati con messaggini”.
E la pace, QUELLA VERA, non la farsa dei “giusti”, non passa per altre armi, ma da Mosca e Washington.
Ben venga il primo faccia a faccia di oggi. Con la speranza che non ne servano troppi per risolvere la situazione e cessare il martirio a cui abbiamo costretto gli ucraini.
E che l’Europa la smetta di recitare. O almeno, che cambi copione.
Se poi anche certi giornalisti tornassero a informare, anziché dispensare fake news su pale e microchip, ne guadagneremmo tutti.