LA COSTRUZIONE SOCIALE DELLA REALTÀ. QUANDO IL TAGLIO DIVENTA LA NOTIZIA (E LA DISTORCE)

IL MITO DELLA NOTIZIA OGGETTIVA: UN’ILLUSIONE PERICOLOSA

di Pasquale Di Matteo

Non esistono “notizie” in senso assoluto.

Esistono eventi, fatti, avvenimenti, ma ciò che li trasforma in “notizia” è un processo complesso di selezione, framing e percezione. Una sorta di manipolazione che, negli ultimi anni, si è trasformata sempre più in propaganda, in “fabbricazione” del pensiero delle masse.

Questo processo, spesso invisibile, plasma l’opinione pubblica creando narrazioni che possono stravolgere la realtà.

Analizziamo due casi emblematici di cui ho già discusso in alcuni miei post sul profilo Linkedin.

CASO 1: LA NARRAZIONE DEL PERICOLO RUSSO E LA MATEMATICA DELL’ASSURDO

QUANTO IMPIEGHEREBBE LA RUSSIA A CONQUISTARE L’EUROPA?

The Economist e l’Institute for the Study of War hanno fornito dati concreti: con l’attuale velocità dell’avanzata, pari a 15,8 km² al giorno, la Russia impiegherebbe 89 anni per occupare l’Ucraina. Per raggiungere il Portogallo, oltre 1760 anni. E questo senza considerare la risposta della NATO, che renderebbe l’ipotesi matematicamente impossibile.

PERCHÉ QUESTA NARRAZIONE PERSISTE?

La paura giustifica politiche impopolari: riarmo massiccio (centinaia di miliardi per acquisto di armi), restrizioni alle libertà personali (controlli di movimento, pagamenti, profilazione dei dati personali) spacciate per “sicurezza nazionale”.

Non ultima, la sovvenzione all’economia di guerra USA. L’economia americana è strutturalmente legata al complesso militare-industriale. Un’Europa in armi è un mercato garantito, soprattutto in un contesto di debito USA insostenibile.

In pratica, gli USA fanno le guerre, ma a finanziarle sarà l’Europa.

Poi c’è la dissonanza cognitiva istituzionale.

Perché gli stessi leader che oggi dipingono la Russia come una minaccia esistenziale, fino a ieri ne dichiaravano il collasso imminente (soldati ubriaconi, pale rubate, rublo “carta straccia”, Putin morente di cancro, sanzioni dirompenti che ne avevano annientato l’economia).

Siamo di fronte a incompetenza, follia, o a una calcolata manipolazione del consenso?

I dati suggeriscono la terza opzione.

Tuttavia, la conquista dell’Europa che potrebbe avvenire non prima del 3785 d.C. non è un pericolo reale. Certamente non imminente. Almeno non nei prossimi due o tre secoli.

Ma è uno straordinario strumento retorico di propaganda per imporre agende politiche ed economiche.

CASO 2: LA GERARCHIA DELLE VITTIME E LA VIOLENZA “SELEZIONATA”

LA PERCEZIONE CAMBIA LA GRAVITÀ DI UNA NOTIZIA

Un uomo ucciso dalla madre e dalla compagna, ma la notizia è finita quasi in sordina.

Proviamo a invertire i generi: assassini uomini, vittima donna.

I titoli urlerebbero ancora oggi: “FEMMINICIDIO BESTIALE”, “MOSTRI SENZA PIETÀ”. Talk show, dibattiti parlamentari, richieste di pugno di ferro.

IL PARADOSSO GIURIDICO E MEDIATICO

La legge sul femminicidio aggrava automaticamente la pena per gli uomini, garantendo spesso l’ergastolo. Stessa ferocia, stessa crudeltà, ma se le assassine sono donne, l’ergastolo diventa un’eventualità, non una certezza.

Pertanto, alcune vite sono “notiziabili”, altre no.

La vittima uomo non indigna abbastanza, non rientra nel frame narrativo del “femminicidio”, dunque non fa audience. E se non fa audience, non vende.

In pratica, l’informazione mainstream non svolge più l’importante ruolo di informare, ma indottrina, stabilisce cosa pensare, cosa sia corretto e cosa scorretto, cosa sia giusta e cosa no.

Orami, si tratta di un mero sfruttamento emotivo per fare soldi e chi se ne importa se la narrazione tossica trasforma tragedie in strumenti ideologici.

Un’informazione corretta dovrebbe evidenziare il fatto che si chiedono pene esemplari, perché si investono risorse non adeguate per prevenire (forze dell’ordine efficaci, educazione, contrasto a culture misogine).

Ma analizzare queste evidenze significherebbe ammettere che lo Stato non investe abbastanza in prevenzione perché non ci sono soldi.

Anzi, ci sono, ma vanno via per armi da acquistare dalle fabbriche americane per mandarle in Ucraina, dove alimentiamo una guerra che, nonostante migliaia di giovani ucraini mandati al macero, l’unico esito possibile sarà dover trattare con la Russia.

Cosa che sapevamo già nel 2022 e che, se avessimo avuto leader europei all’altezza, migliaia di famiglie ucraine non sarebbero costrette a piangere sedie vuote intorno al tavolo.

QUESTO NON È UN DISCORSO “CONTRO LE DONNE“, ovviamente, ma è una denuncia dell’ipocrisia di un sistema che crea vittime di “Serie A” (donne uccise da uomini) e di “Serie B” (uomini uccisi da donne, o vittime “scomode” come quelle di una certa criminalità immigrata, spesso taciuta per non urtare il politicamente corretto).

Ma queste contraddizioni svuotano di significato l’Articolo 3 della Costituzione (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”) sostituendo l’uguaglianza con una giustizia emotiva e selettiva.

Altro che “La legge è uguale per tutti”!

VERSO UN GIORNALISMO ETICO, O LA FINE DELLA DEMOCRAZIA?

Il framing non è solo una tecnica giornalistica, ma può diventare un pericolosissimo meccanismo di potere.

Nel caso Russia, si costruisce un nemico per giustificare spese militari e controllo sociale.

Nel caso violenza, si seleziona l’indignazione per massimizzare il profitto e consolidare narrazioni ideologiche.

Ci sarebbe anche un terzo caso da analizzare, per la sua crudele potenza retorica, ma mi limiterò ad accennarlo.

Israele vs Russia.

Nel caso di Mosca contro Kiev, esistono aggressore e aggredito, Diritto internazionale non rispettato, innocenti da aiutare e a cui inviare armi, mentre agli aggressori si devono imporre sanzioni.

Nel caso di Gaza, invece, l’aggressore diventa aggredito. Anche quando si vanta di omicidi mirati commessi in territori stranieri. Anche quando bombarda paesi sovrani come l’Iran. Persino di fronte a un genocidio, c’è chi sostiene che i bambini uccisi un po’ se la siano cercata in quanto figli di terroristi.

E poi, i terroristi si nascondono negli ospedali, perbacco!

Solo che quando la Russia utilizzava la stessa scusa, era un crimine.

Putin condannato dalla CPI per crimini di guerra diventa un criminale. Netanyahu condannato dalla stessa Corte internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità, diventa vittima dei giudici internazionali, contro cui gli USA chiedono sanzioni e rappresaglie.

SCOPO E RISULTATI DELLA DISTORISIONE DELLA REALTÀ?

Beh, tali condotte portano ad alimentare un’opinione pubblica ansiosa e manipolata e a un dibattito pubblico povero, sterile e polarizzato.

La distorsione sistematica della realtà mina la fiducia nelle istituzioni e nel giornalismo. Perché, diciamolo, quante persone intelligenti possono ancora credere a chi ha raccontato di pale, muli e microchip smontati dalle lavastoviglie ucraine? Quanti possono ancora dare credito a chi dava la Russia spacciata entro Natale 2022 a causa delle nostre “sanzioni dirompenti”?!

Eppure, la distorsione della realtà ha lobotomizzato molti, nonostante le evidenze, i fatti e la realtà abbiano presentato il conto grazie al tempo.

LA SFIDA PER LA SOCIETÀ DEMOCRATICA

Beh, se davvero l’Occidente vuole salvare quel poco di democrazia che resta, deve riconoscere che la notizia è sempre un prodotto costruito. Perciò le persone devono esigere un giornalismo che sveli i propri frame invece di nasconderli, che rispetti tutte le vittime con uguale dignità e che rifiuti di essere megafono di narrazioni tossiche, che siano belliciste, securitarie o ideologicamente opportuniste.

Il mio consiglio è informarvi sempre da più fronti, privilegiando chi non ha editore, aziende, associazioni, partiti, politici o aree politiche di riferimento. Soprattutto, mettete a confronto tesi diverse e giudicate con il vostro spirito critico.

Domandatevi sempre: “CHI TRAE VANTAGGIO DA QUESTA NARRAZIONE?”

La democrazia sopravvive solo con cittadini capaci di fare queste domande e che sappiano usare lo spirito critico.

Al contrario, chi alza le spalle e chi prende per oro colato ogni notizia è il miglior cittadino possibile di qualsiasi dittatura.

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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