Ammettiamolo.
Tanti di noi credevano davvero che l’Europa fosse un bene, la panacea per ogni male, che avremmo lavorato un giorno in meno guadagnando di più.
Per qualche tempo, l’incantesimo sembrava anche funzionare. Poi è arrivata von der Leyen.
La sua politica green ha annientato un secolo di superiorità industriale europea nell’arco di cinque anni, mandando perfino case produttrici come quelle tedesche in difficoltà mai avute prima.
Molti marchi, infatti, per soddisfare i limiti del 2035, hanno investito miliardi di euro, indebitandosi fino al collo, per riconvertire interi stabilimenti alla produzione di auto elettrica, prodotto per cui la Cina è avanti anni luce e può mettere sul mercato auto a prezzi inferiori.
Il risultato è stato un’apocalisse. L’auto elettrica è stata un flop e, delle poche vendute, quasi tutte parlano cinese, oppure sono Tesla.
La Germania è in ginocchio e gli altri non se la passano meglio.
A questo punto, un politico serio e capace, tornerebbe sui suoi passi, allungando di almeno 15 anni la transizione.
Ma non Ursula von der Leyen. Un po’ perché ci ha abituati che il massimo che può fare lo sta già facendo e non possiamo pretendere di più da lei, un po’ perché le case automobilistiche che si sono gettate nell’elettrico chiedono un conto salato da pagare a lei e ai gruppi parlamentari che l’appoggiano.
Queste industrie sono anche quelle che poi finanziano le campagne elettorali, che non sono a buon mercato… quindi…
Ecco che spunta la genialata del secolo: l’ipotesi di imporre solo auto elettriche per le flotte aziendali entro il 2030, un capolavoro di autoreferenzialità istituzionale. Un esperimento sociologico su come un paradigma culturale “green a tutti i costi” possa frantumarsi contro la realtà economica, logistica e umana.

UN MANDATO CHE ASSOMIGLIA A UN CAPPIO AMMINISTRATIVO
Immaginate le agenzie di noleggio aeroportuali?
Dover rottamare intere flotte a combustione – con vetture ancora valide, già ammortizzate, operative, spesso con pochi anni sulle spalle – per sostituirle con EV costosissime.
Con quali capitali? Con quale infrastruttura di ricarica? Con quale realismo?
Il risultato è prevedibilissimo a chiunque mastichi dinamiche organizzative: il crollo del settore del noleggio.
Troppo rischio. Troppi debiti. Troppa follia. Si vendono le auto in pancia e si cambia mestiere.
Sempre che le auto elettriche non le paghi tutte l’Europa, stanziando parte degli 800 miliardi per il riarmo…
E LE FLOTTE AZIENDALI PER QUADRI E DIRIGENTI?
Se questa proposta diverrà una norma, il benefit dell’auto aziendale sarà morto e sepolto.
Le aziende, per evitare la forca normativa, torneranno ai buoni carburante e al fantomatico “rimborso chilometrico”.
Pensate al rappresentante che fa 80.000 km/anno.
Dovrà usare la sua auto, logorarla, gestire manutenzioni infinite, litigare con la contabilità per un rimborso che non coprirà mai i costi reali.
In pratica, l’Europa obbligherà le aziende e la società a un regresso sociale mascherato da progresso ambientale.
Un aumento di stress, conflitti interni, inefficienze. Tutto per un dogma che in nessun modo potrà portare risultati.
Quella di Ursula von der Leyen e della sua Commissione è una dissonanza cognitiva fatta di proclami magnifici ed effetti disastrosi di chi è dissociato dalla realtà e ha problemi evidenti di comprensione.
IL VERDETTO DEL MERCATO SULL’AUTO ELETTRICA? UN SONORO “NO”!
Nonostante le imposizioni da regime sovietico attuate dall’Europa, che vuole imporci come vivere, come spostarci, quale auto acquistare, quando e in che modo, il mercato ha bocciato queste idee oltranziste contrarie a ogni forma di progresso democratico e a ogni logica di crescita economica.
Prezzi proibitivi. Autonomia limitata. Rete di ricarica anemica. Prodotto dai valori e dalle funzionalità opposte a quello pubblicizzato fino all’altro ieri.
E la Commissione, invece di rivedere la strategia, cosa fa? Raddoppia la dose.
La Commissione cerca di scaricare sui bilanci aziendali e sui lavoratori i costi di una transizione mal gestita per tentare di ripagare gli investimenti industriali sbagliati con una forzatura di mercato.
Ma sarà un disastro ancora peggiore di quello già causato finora.
LA REGISTA DI QUESTO DISASTRO ANNUNCIATO? URSULA VON DER LEYEN
La Presidente della Commissione ha cavalcato l’onda green con la grazia di un toro in una cristalleria.
Ha trasformato una necessità ecologica condivisibile! in un dogma punitivo.
Ignorando studi di fattibilità, allarmi industriali, evidenze sociali con una Comunicazione..? Zero comunicazione.
Ascolto dei cittadini e delle imprese? Meno che zero.
Capacità di mediazione tra ideale e realtà? Una tabula rasa.
La transizione ecologica è necessaria, ma anche evitare disastri sociali e un’ecatombe finanziaria. Servono politici capaci e lungimiranti, che sappiano cosa significhi un riposizionamento di prodotto e fare branding. Altrimenti, come si evince, si fanno disastri.
Imporre con decreti un cambiamento infrastrutturale epocale -senza piani credibili, senza risorse adeguate, senza consenso sociale, senza il giusto tempo – è pura follia tecnocratica.
Non salverà il pianeta, ma ucciderà interi settori.
Aumenterà le disuguaglianze e la rabbia sociale verso le istituzioni UE.
Si poteva fare peggio?
Per me no.
Per te?
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