NON USARE LE IA SE NON SAI QUESTO

IL BISTURI È UN GRANDE STRUMENTO, MA SOLO NELLE MANI DI UN CHIRURGO.

Ormai, non passa giorno in cui non mi imbatta in articoli e post generati da intelligenze artificiali.

Per chi ha studiato Comunicazione è facile individuarli, perché si tratta di testi che seguono schemi e strategie precise, spesso anche pertinenti al tema trattato e al target di pubblico.

Tuttavia, proprio come un bisturi, la capacità delle IA di generare testi ben strutturati può diventare deleteria e distruggere la credibilità di chi le usa.

Vediamo insieme perché.

LE INTELLIGENZE ARTIFICIALI SONO RIPETITIVE E MONOTONE

Ganci tipici utilizzati dalle IA

Le IA utilizzano spesso ganci (aperture) standardizzati per catturare l’attenzione del lettore.

Ecco i più comuni:

  • Domande retoriche
    Esempio: “Ti sei mai chiesto perché…?”
  • Statistiche o fatti sorprendenti
    Esempio: “Sapevi che il 70% delle persone…”
  • Affermazioni forti o provocatorie
    Esempio: “Quello che stai per leggere cambierà il tuo modo di pensare.”
  • Aneddoti o brevi storie personali
    Esempio: “Quando ho iniziato questo percorso, non avrei mai immaginato…”
  • Citazioni famose
    Esempio: “Come diceva Einstein…”
  • Sfatare un mito
    Esempio: “Molti credono che…, ma la realtà è diversa.”
  • Promessa di beneficio
    Esempio: “In questo articolo scoprirai come migliorare la tua produttività in 5 minuti.”
  • Invito all’azione immediata
    Esempio: “Scopri subito i segreti per…”
  • Ganci emozionali
    Esempio: “Immagina di svegliarti ogni giorno senza stress…”
  • Problema/Soluzione
    Esempio: “Hai difficoltà a concentrarti? Ecco la soluzione definitiva.”
  • Frasi fatte e formule ricorrenti
    Esempio: “È importante notare che”, “In conclusione”, “Un’ampia gamma di”, “Nel mondo di”, “Non cercare oltre”, “Che tu sia… o…”.

Verbi tipici nei testi generati da IA

Le Intelligenze Artificiali tendono a utilizzare una serie di verbi e locuzioni verbali ricorrenti, spesso per la loro genericità e adattabilità a molti contesti. Ecco i più frequenti:

Analizzare

Esplorare

Indagare

Approfondire

Presentare

Mostrare

Dimostrare

Sottolineare

Illustrare

Ottimizzare

Agevolare

Massimizzare

Integrare

Innovare

Rivoluzionare

Stimolare

Fornire

Offrire

Consentire

Supportare

Guidare

Affrontare

Risolvere

Migliorare

Concludere

Suggerire

Evidenziare

Descrivere

Definire

Raccontare

Coinvolgere

Catturare

Espandere

Riassumere

Parafrasare

Riscrivere

Questi verbi sono spesso accompagnati da avverbi e aggettivi come “efficacemente”, “dinamico”, “innovativo”, “efficiente”, “stimolante”, “meticoloso”.

Esempi di frasi e strutture ricorrenti, che nascono proprio dall’utilizzo preimpostato di alcuni verbi.

Gancio / Frase tipicaVerbo tipico
“È importante notare che…”Analizzare
“In conclusione…”Concludere
“Questo articolo esplora…”Esplorare
“Ti sei mai chiesto perché…?”Indagare
“Scopri come ottimizzare…”Ottimizzare
“Approfondiamo insieme…”Approfondire
“Questo studio dimostra che…”Dimostrare
“Inoltre, è fondamentale…”Sottolineare
“Una soluzione efficace è…”Fornire, Offrire
“Nel mondo di…”Integrare, Innovare

Usare i ganci e i verbi elencati sopra non è sbagliato, anzi, spesso è la cosa più corretta, proprio perché le intelligenze artificiali sono educate a scrivere da chi sa scrivere.

Sono educate a strutturare testi, post, cartelle, pubblicità da chi sa farlo.

Tuttavia, nelle mani di chi non è un professionista della scrittura, della stesura di post e non sa molto di marketing, un testo generato da una IA può diventare il peggior nemico per la sua reputazione.

Perché l’uso ripetitivo di questi ganci e verbi è uno dei segnali più evidenti di un testo generato da intelligenze artificiali, che tende a preferire strutture semplici, lineari e formule preconfezionate.

Le IA sono un grandissimo strumento nelle mani di un professionista, proprio come lo sono il bisturi, gli aerei, i pullman, il martello pneumatico o un centro di lavoro in officina, ma se non siete chirurghi, piloti di aerei, autisti, muratori esperti e operai specializzati, rischiate di fare danni enormi a voi stessi e agli altri.

E cosa bisogna essere per usare al meglio le IA?

Beh, in primo luogo è fondamentale possedere una combinazione di competenze specifiche sia di conoscenza dell’argomento che di comunicazione e linguistica.

Requisiti minimi di studi e conoscenze

  • Approfondita conoscenza del tema trattato.
    Dovrebbe essere scontato, ma è meglio ribadirlo. È fondamentale avere una solida preparazione sull’argomento trattato per riconoscere e correggere eventuali errori, imprecisioni o strafalcioni prodotti dall’AI. Inoltre, solo la conoscenza dell’argomento trattato ti consente di integrare dati, esempi e dettagli pertinenti che rendono il testo più credibile e autorevole.
  • Formazione in linguistica e comunicazione.
    Studi in linguistica sono essenziali. Anche in questo caso, dovrebbe essere scontato. Senza conoscenze linguistiche solide è impossibile comprendere le sfumature del linguaggio naturale, le strutture sintattiche, le variazioni stilistiche e l’uso appropriato di toni e registri.
  • Inoltre, è indispensabile una solida conoscenza della Comunicazione, che insegna come adattare il messaggio al pubblico, rendendo il testo coinvolgente e personalizzato, per non utilizzare strategie ottime per pubblici giovani rivolgendosi a un target di anziani (uno dei tanti esempi di classici errori).
  • Competenze in scrittura creativa e narrativa.
    Saper raccontare storie, inserire aneddoti, usare espressioni idiomatiche e variare la struttura delle frasi è il minimo sindacale per trasformare un testo rigido e generico in una narrazione più calda, fluida, stimolante.

Proprio come un buon chirurgo sa tagliare come si deve.

  • Conoscenze di editing e revisione.
    Capacità di riformulare, correggere errori grammaticali e ortografici, migliorare la coerenza e la fluidità del testo sono fondamentali per umanizzare efficacemente i contenuti generati dall’IA.

Anche “umanizzare” l’ho messo in corsivo, perché è spesso usato anche dalle IA.

A dimostrazione del fatto che il problema non sta nella capacità di generare testi ben fatti, ma da come l’operatore è in grado di gestirli come un bisturi, un aereo, un pullman, un martello pneumatico o un centro di lavoro.

Competenze di comunicazione e linguistiche necessarie per usare le intelligenze artificiali per scrivere

  • Adattamento al pubblico.
    Saper modulare il linguaggio, il tono e lo stile in base al target di riferimento, mostrando empatia e comprensione dei valori e delle aspettative del lettore è l’ABC.

Significa avere conoscenze di neurolinguistica, semiotica, psicologia, sociologia, storia, antropologia, marketing, tutte materie di indirizzo indispensabili per rivolgersi ai pubblici più idonei e nella maniera più pertinente.

  • Uso di un linguaggio naturale e colloquiale.
    Evitare formule troppo rigide o ripetitive tipiche dei testi IA, inserendo variazioni lessicali, espressioni idiomatiche e un ritmo più fluido, spontaneo, e, soprattutto, idoneo al contesto e al pubblico a cui ci si riferisce.

Aggiungo anche un concetto che dovrebbe essere ovvio, ma è bene ricordarlo: l’originalità.

Le AI sono ripetitive.

Tra miliardi di utenti e di domande, le risposte avranno il medesimo tono e lo stesso stile, quand’anche fossero sempre diverse. Ma un essere umano ha il proprio stile, non quello di uno strumento.

Proprio come il bisturi non è sempre lo stesso nelle mani di un chirurgo alle prime armi o in quelle di un luminare.

  • Capacità di narrazione e storytelling.
    Bisogna sapere quando inserire elementi narrativi che creano un legame emotivo con il lettore, altrimenti il testo diventa cemento armato da digerire.
  • Consapevolezza culturale e contestuale.
    In buona sostanza, per scrivere, oltre a un’ottima conoscenza dell’argomento di cui si sta trattando, bisogna avere un’ottima cultura di base, per comprendere riferimenti storici, antropologici, sociologici, nonché sfumature di significato tipici di contesti specifici, per evitare errori o fraintendimenti e per rendere il testo più pertinente e credibile.

USARE LE IA: SÌ O NO?

Come ho ripetuto più volte in questo articolo, il problema non è l’intelligenza artificiale, ma l’operatore.

Proprio come non possono essere un problema il pullman e l’aereo.

Eppure, anche il pullman e l’aereo diventano un enorme problema se li guidassi io, per esempio. Ancora peggio mia nonna, che non aveva neppure la patente per guidare un’auto.

Allo stesso modo, le intelligenze artificiali sono strumenti potentissimi ed efficaci nelle mani di chi sa usarle, di chi ha “patenti” di utilizzo, ma diventano aerei e bisturi pericolosissimi tra le mani di chi non ha competenze.

Se pensate di programmare usando una IA, certamente un codice vi sarà generato. Ma come fate a capire se è fatto bene o se non sarebbe meglio apportare modifiche, se non avete studiato informatica?

Ma, ancora più semplice: se chiedete all’IA un post per presentare una vostra nuova opera d’arte, un libro, un qualsiasi lavoro da voi creato, lei vi genera il post. Ma come fate a sapere che quel post non è immediatamente individuato come generato artificialmente da chi ha conoscenze di IA?

Come fate a sapere se il post è adatto a presentare il vostro prodotto, se si rivolge al pubblico adatto per voi e, se sì, se lo fa con il giusto tono, se non avete studiato comunicazione e marketing?

Come fate a fidarvi di una lettera di contestazione scritta da IA se non avete mai superato neppure un esame universitario di Diritto?

Si possono usare le IA per scrivere, dunque?

Beh, sì. Proprio come si possono usare gli aerei e i bisturi. Ma se si ha una laurea in Medicina e Chirurgia e un addestramento da pilota.

I requisiti minimi per generare testi con le IA

  • Avere una solida preparazione sull’argomento.
  • Possedere competenze linguistiche e comunicative per adattare il testo al pubblico e renderlo naturale e coinvolgente.
  • Applicare tecniche di storytelling, editing e revisione per migliorare la qualità espressiva e la leggibilità.

Se si hanno le giuste competenze, – la laurea, la patente, l’addestramento necessario a guidare aerei e usare bisturi, – le IA sono strumenti fantastici per generare tabelle e codici, per esempio.

O per fare ricerche specifiche in minor tempo.

Io stesso utilizzo le IA per le mie ricerche, in maniera più rapida, chirurgica, minuziosa e ordinata.

Proprio per questo motivo, come ripeto sempre, in futuro le persone saranno costrette a studiare all’università per tutto il ciclo della loro vita lavorativa.

E chi non vorrà farlo potrà sempre contare di trovare spazio sotto a un ponte e cibo nei cassonetti dell’immondizia.

PERCHÉ NON USARE LE IA, INVECE?

Ora vediamo i motivi per cui bisognerebbe evitare di utilizzare Intelligenze artificiali.

Ecco un elenco completo dei motivi per cui sarebbe meglio non far generare testi alle AI

Mancanza di umanità, creatività e originalità

Le intelligenze artificiali sono vincolate a schemi algoritmici e dati caricati da esseri umani, quindi faticano a produrre idee veramente innovative o narrazioni con la giusta profondità emotiva.

Faticano a dare opinioni attuali, inoltre è altissimo il rischio che diano opinione preconcette e non possono svilupparne di nuove.

Rischio di “allucinazioni”.

I testi generati possono contenere informazioni errate, dati sbagliati o vere e proprie fake news, soprattutto in ambiti tecnici, normativi o di attualità.

Perciò i testi richiedono sempre un attento fact-checking dell’utilizzatore, il quale, perciò deve conoscere benissimo l’argomento di cui sta trattando l’IA.

Limitata varietà lessicale e stile ripetitivo

Le IA tendono a usare vocaboli e strutture ripetitive, rendendo i testi impersonali, freddi come il marmo.

Difficoltà nell’adattare il tono e il contesto.

L’IA fatica a modulare lo stile in base al pubblico specifico o al contesto emotivo, perciò, il più delle volte, è inadatta per testi tecnici, B2B o che necessitano richieste stilistiche precise.

E non sono capaci di fare marketing se chi le usa non è capace.

Bias e distorsioni nei contenuti

Se i dati di addestramento sono parziali o sbilanciati, – e pare che sia così allo stato attuale – l’IA può riprodurre pregiudizi politici ed etnici, di genere o ideologici, generando contenuti inappropriati.

Oltretutto, sono stati condotti esperimenti di utilizzo in cui le IA hanno inventato di sana piana fatti storici mai avvenuti oppure hanno omesso responsabilità e crimini certificati dalla storia.

Problemi di coerenza, coesione e formattazione

I testi delle IA sono ridondanti, prolissi, ambigui o poco chiari e complicano la lettura e l’efficacia comunicativa.

Assenza di un piano editoriale e strategia SEO

L’IA non è in grado di sviluppare autonomamente una strategia di contenuti mirata, né di ottimizzare testi per parole chiave specifiche.

Lo sa fare se voi avete le competenze e i requisiti per porre le domande corrette. Proprio come il bravo chirurgo sa usare il bisturi.

Discredito del brand

Immaginate un artista che voglia proporre le sue opere d’arte. Immaginate che abbia presentato un’opera sui social con un testo che puzza di IA dal gancio agli hastag finali.

Non vi sorgerebbe il dubbio che anche l’opera d’arte non sia frutto del suo ingegno ma di una IA?

Usare le IA può diventare il peggiore dei nemici per il proprio brand.

Perciò, se volete usare un bisturi, guidare un aereo o un pullman, o cablare l’impianto elettrico di un treno del futuro, lo potete fare. Basta studiare e ottenere le competenze necessarie.

Lo stesso vale per utilizzare le Intelligenze artificiali.

Potete anche scegliere di non studiare e utilizzare questi strumenti ugualmente. Ma i danni saranno dietro l’angolo e non vi faranno piacere.

A questo punto, è doveroso fare una precisazione: ci sono delle applicazioni che millantano di essere in grado di individuare testi generati da IA o da umani.

Ebbene, non è vero. Non del tutto.

Questi programmi si basano sulle logiche che ho spiegato in questo articolo, ma si tratta delle stesse logiche che utilizza spesso anche un eccellente esperto di marketing e di social media, per esempio.

Inoltre, il più delle volte queste App propongono l’opportunità di umanizzare il testo, perciò la convenienza dei loro sviluppatori sta nell’individuare il più alto numero possibile di testi IA.

Ecco perché, allo stato attuale, non c’è da fidarsi.

Ma, fidatevi: per i motivi espressi in questo articolo, un esperto di Comunicazione fiuta un testo generato da IA con la stessa infallibilità di Maradona sul dischetto del rigore.

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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