FOTOGRAFIA, UN MONDO DA SCOPRIRE. TRA IDEE, INVENZIONI E INNOVAZIONE.

Non gradisco che mi riprendiate nemmeno di schiena mentre sto copulando con Belen! Non è bello né elegante!

Lo so, non succederà mai, ma giusto per solleticare l’immaginario collettivo pruriginoso, parto così alla grande! E poi, quale Belen?

MA COS’È LA FOTOGRAFIA? 

La fotografia è come fermare un attimo. Ma è molto di più. È Arte, documento, informazione, denuncia, passione e pensiero.

Lo dice Giuseppe Santagata, che ne sa certo più di me, ma che mi piace condividere. La fotografia è arte e quindi la possiamo ospitare su TZ. 

E, sempre per citare Santagata, la fotografia è la fusione di due attimi indissolubili e distanti tra di loro. È forse la più coerente fra le varie spiegazioni.

NASCITA DELLA MACCHINA FOTOGRAFICA 

Era l’anno di grazia 1826 quando Joseph Nicephore Niepce scatta la prima fotografia della storia utilizzando una macchina primitiva. La fotografia si intitolava “vista della finestra di Le Gras”. 

In realtà era un foglio di peltro rivestito di bitume.  Per fare quella foto occorsero molte ore, ma era l’inizio di una nuova era. 

Nel XIX secolo però, tutto cambia: sia macchine fotografiche sia la produzione di pellicole evolvono. 

Nel 1888 Kodak inventa la prima fotocamera a rullino e così la fotografia diventa accessibile a un pubblico molto ampio e oggi, grazie agli smartphone, dove la fotocamera è digitale, la fotografia è diventata più accessibile che mai. 

Ma al di là della tecnica la fotografia è e resterà sempre una forma d’arte.

LA FOTOGRAFIA OGGI

Potrebbe essere facile a dirsi; è sempre una forma d’arte. Catturiamo momenti preziosi e li conserviamo per sempre.

La fotografia inizia con la cattura dell’immagine, magari rubata con un dispositivo smartphone, come elemento di base, poi può essere salvata ed elaborata.

Se vogliamo possiamo stamparla o digitalizzarla e ne facciamo una storia, magari da condividere on line. 

Ormai abbiamo abbandonato le belle stampe in bianco e nero e i bei racconti che si possono vedere quasi esclusivamente durante le mostre di settore o nei musei.

Più semplicemente, ma solo ultimamente, può essere che ci siamo abituati ad una comunicazione visiva legata al mondo della quotidianità che esprime le nostre sensazioni

Catturando le immagini in un editing fotografico in concomitanza con un software che ne modifica spesso contenuti, atteggiamenti, significati.

Cambiando e montando sfondi a secondo dell’occasione – o necessità – cioè mistificando la realtà dello scatto fotografico, raccontiamo un’altra storia.

I FOTOGRAFI E I LORO RACCONTI 

Chi ha fatto della fotografia la propria professione si è dedicato generalmente a settori specifici per raccontare una verità: la propria. 

Così esistono i fotografi specializzati nella moda, nel gossip, nello sport, nello spettacolo, nei ritratti, nella natura, nel raccontare la guerra…

E poi c’è chi intorno a quelle fotografie ricama le storie, i racconti, le tragedie, a volte le bugie.

Perché un gossip non è bello se non c’è un presunto fatto di corna (non di cronaca), una cena rubata clandestina, un bacio sulla guancia raccontato, presentato dalla foto come un prossimo abbandono di coppia.

Sì, perché così si interpretano meglio la foto e la notizia pubblicata.

Poi magari il tutto ha bisogno di smentite e quindi giù a scrivere e a farsi leggere.

C’È FOTO E FOTO

La foto di guerra non è significante se non c’è un cadavere (leggere: una persona morta) squartato dalle bombe del nemico, un bambino orfano da far vedere e poi sbattere in prima pagina, una esplosione accecante, un cannone fumante.

Ci sono le foto dei vincitori e dei perdenti nello sport (tutto) per alimentare cronaca e business.

Le foto raccontano le devastazioni delle guerre (deglutiamo più danni materiali che vite umane), le tragedie del mare, gli effetti dei terremoti, gli incendi delle foreste (e mai dei piromani), la natura violentata (mai i violentatori.

Sì, ci sono anche le foto dei reali d’Inghilterra, della nascita del leoncino allo zoo, del nuovo amore fra un ricco fortemente datato e la novella pulzella con la nuova travolgente storia d’amore (leggi: l’età di lei e la durata dell’innamoramento), e altre storie memorabili. 

Insomma ce n’è per tutti i gusti. Ricordando tra le tante anche le foto pubblicitarie dell’azienda dei maglioncini rigorosamente a tinta unita proposte dall’irriverente fotografo di turno.

DOVE E COME TI IDENTIFICHI IN QUESTE DEFINIZIONI?

Vorrei chiudere con una serie di citazioni di persone illustri, o meno, nelle quali potreste ritrovarvi o dissentire. Io ve le propongo. A voi la scelta.

Marcel Proust. La fotografia acquista un po’ della dignità che le manca quando cessa di essere una riproduzione della realtà e ci mostra cose che non esistono più.

Helmut Newton. Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare: tre concetti che io sono l’arte della fotografia.

Giorgio Rodger. Ogni cosa che vedi in basso, sul vetro della tua Rolleiflex è la realtà-le cose come sono. La fotografia è cosa deciderà di farne di tutto ciò.

Richard Avedon. Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia e come se avessi trascurato qualcosa di essenziale. È come se mi fossi dimenticato di svegliarmi.

Robert Doisneau. Non mi sono mai chiesto perché scattassi delle foto. In realtà la mia è una battaglia disperata contro l’idea che siamo tutti destinati a scomparire. Sono deciso ad impedire al tempo di scorrere. È una pura follia.

Henri Cartier-Bresson. La fotografia può raggiungere l’eternità attraverso il momento.

Preda. La fotografia è un furto di identità. Riconoscersi in una foto scattata da altri fa venire i brividi rispetto alla conservazione di quel momento che vorresti fosse solo tuo. Ma, in fondo, ti piace.

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