L’ARTE È AZIONE. PAROLA DI PREDA

È dai primi anni del secondo decennio del XXI secolo che il mondo si confronta con esercizi di geopolitica che a volte sembrano fantapolitica.

Pandemie, guerre più o meno dichiarate, genocidi reali ma non dichiarati, mandati di cattura internazionale nei confronti di criminali di guerra mai eseguiti, caduta verticale della percezione di sicurezza, organi di rappresentanza collettiva incapaci di far rispettare le regole che loro stessi hanno dettato.

In questo terribile, ma autentico baillame, l’arte ha o deve ricavarsi un ruolo che la possa proiettare verso un palcoscenico di autenticità sociale.

Preda ritorna con una nuova serie che riflette sul rapporto contraddittorio tra soggetti e situazioni e sfrutta l’ironia per svelare le incongruenze del presente d’oggi. 

ARTE E FILOSOFIA.

Socrate diceva che l’ironia è “l’arte di fare domande” e come tale è uno strumento unico che permette agli uomini di avere uno sguardo più lucido e disincantato sulla realtà poiché è in grado di svelare anomalie e contraddizioni. L’arte è questo, pena la sua estinzione! 

Già il filosofo spagnolo Ortega y Gasset (2016) individuava una possibilità di salvezza dell’arte esercitando un “destino ironico” e descriveva le nuove correnti artistiche come “un fenomeno di indole equivoca perché equivoci sono tutti i grandi fatti di questi anni in corso “. 

REALTÀ ED APPARENZA. 

Ma già agli inizi del XIX secolo qualcuno aveva dichiarato che l’ironia è la più alta categoria estetica ed aveva eletto il poeta moderno come l’ironista per eccellenza. Quest’ultimo infatti dopo aver sottoposto ad una attenta critica i materiali tradizionali prodotti (oggi frutto di un consumismo sfrenato) li utilizza e li trasforma radicalmente conducendo l’arte verso l’indistinzione fra apparenza e verità fra il serio e lo scherzoso. 

Nel suo perenne tentativo di creazione di un orizzonte reale, l’arte non si libera del suo concetto di verità ma questa viene semplicemente trasferita in un altrove cui si risale non già perché sia possibile raggiungerla ma perché il risalimento è compito fine a se stesso.

Ed è per questo che le persone che si rifiutano di riconoscere nella farsa l’essenziale vocazione dell’arte, sconcerta maggiormente la loro sensibilità. 

PREDA E LE NUOVE CONSAPEVOLEZZE

Spunto per queste riflessioni è la nuova serie di Preda che esercita un confronto fra opere di artisti famosi che hanno avuto felice accesso all’ironia e al sarcasmo messi a confronto con le sue realizzazioni che richiamano comunque l’originale di quell’artista. 

Così scomodiamo inizialmente Piero Manzoni, Arturo Carmassi, Neri Pozza giusto per iniziare. 

L’IRONIA DI PREDA 

Sia chiaro, nessun intento dissacratorio nei confronti di questi Maestri che sono e restano grandi ispiratori e i protagonisti del mercato, ma semplicemente la voglia di ironizzare giocando il ruolo del confronto fra le varie anime degli artisti che di volta in volta verranno presi come esempio di Alta arte messa a confronto con l’opera di Preda che ha il solo scopo di recuperare i valori degli autori originali riconoscendo il ruolo che hanno e continuano ad avere nel panorama artistico internazionale. 

Così come, per esempio, abbiamo sacrificato una autentica “Merda d’artista” di Piero Manzoni (n. 89 editata dalla Fondazione nel 2013 in occasione del 50° anniversario della morte), per passare ad un collage “BandPataBitte” opera autentica del Maestro Arturo Carmassi (archivio numero 0013/2015) e poi ad un altro collage, produzione poco nota, di Neri Pozza, incisore, scrittore, editore la cui opera più rappresentativa e nota è stata certamente quella dell’incisione. 

IL VALORE DELLE OPERE D’ARTE. 

Nulla togliamo al loro valore, alla loro impronta artistica, alla loro quotazione di mercato e alla simbologia che hanno rappresentato e che continuano a rappresentare. Perché sono tre Maestri indiscussi e particolarmente rappresentativi sul fronte dell’ironia e del sarcasmo con i loro trascorsi artistici ben definiti.  

Per ognuno di loro, è ben impressa la volontà di usare le armi proprie dello humor, muovendosi sul registro del grottesco e della caricatura. Così facendo invece viene delegittimata l’arte intesa come oggetto di mercato e quindi come semplice valore capitalistico. 

IO E PIERO (MANZONI). PROVOCAZIONE DI PREDA

Chi più irriverente di lui all’inizio del XX secolo. Sottratto alla vita troppo giovane, (aveva trent’anni) , dall’inizio della sua attività artistica fino alla sua morte ha saputo ricordarci quanto effimera sia l’esistenza e vuoto il nostro cammino. 

Meglio una forte ironia come ha potuto esprimere Arturo. Ma ancora più ironica sembra la caricatura di Preda che scaturisce dal confronto. “Cibo” e “Merda” hanno la stessa matrice

I TABÙ NELL’ARTE.

Rompiamo ancora più pesantemente e, speriamo, definitivamente il rapporto fra opera, firma, valore intervenendo su un’operazione artistica che di per sé è mistificatoria. 

LA PRODUZIONE IRONICA DI PREDA

Qui presentiamo inizialmente due opere per ogni artista sopra citato messe a confronto, consapevolmente diverse in termini temporali, di valore e con autori ovviamente diversi ma unite da un forte senso di irriverenza e sarcasmo. In tutti i casi sembra prevalere l’ironia. 

DISNEY E TOPOLINO. 

Epoche diverse, uguali nei confronti di un mondo consumistico dove gli oggetti dell’attenzione sono inizialmente i lettori più piccoli, i più esposti, manovrati inconsapevolmente dalla grande editoria e dal pensiero dominante di allora (anche di ora?).

DISNEY E LA RICCHEZZA

Disney imperava, Disney era il ricco zio d’America, Disneyland era il parco giochi più grande del mondo, era la ricchezza, il benessere! Per definizione. 

Ma se ci fermiamo su quello che è rappresentato dalle icone di Paperino, Pluto e soprattutto Paperone che popolano le superfici delle due opere, nulla ci sembra che sia cambiato e che in qualche maniera faccia riferimento ad un vissuto diverso: un distacco temporale così ampio non cambia il ritmo. 

ARTE E MERCIFICAZIONE.

La stessa mercificazione, spesso inconsapevole, attenta solo al lato estetico, induce a leggere solo questo conosciuto dimenticandosi di rappresentare lo stesso grido di facciata. 

IO E ARTURO.

Arturo Carmassi ha passato diverse fasi artistiche. Inquieto sperimentatore, utilizzatore di molti materiali, di molte tecniche, di molti linguaggi ma mai fini a se stessi. In questo c’è una comunanza non casuale tra Preda e Carmassi.

Nulla di irriverente da parte dell’autore contemporaneo ma un desiderio sfrenato di verità e di confronto con un mondo che cambia solo di facciata. È impossibile non appartenere a questo girotondo curioso e inquietante e non approfondire con uno sguardo critico e profondamente preoccupato rispetto al quadro dell’oggi che stiamo solo subendo. 

AGIRE AL DI LÀ DELL’ARTE. L’IMPERATIVO IMPERANTE.

Ma l’arte ha bisogno di relazioni forti, intense, adulte. Se ci giriamo attorno non vediamo nulla di tutto questo. Meglio iniziare, meglio non far finta di niente. La storia ce lo insegna. Prima o dopo dovremo agire e prendere posizione. Meglio farlo ora. La vita, la nostra, non è una copia. È il nostro originale. Vissuto minuto per minuto con una visione univoca ed indipendente. Tutti possiamo, dobbiamo, essere artisti di noi stessi.

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