Scopri perché i software di rilevamento AI falliscono nel distinguere testi umani da quelli generati da intelligenze artificiali. Un’analisi che rivoluziona il dibattito su educazione e professionalità.

IL FALSO MITO DEI SOFTWARE DI DETECTION: PERCHÉ L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NON È IL SOLO NEMICO
Da due anni, il panico sull’uso immorale di Chat GPT negli ambienti accademici e professionali ha raggiunto picchi d’isteria che sfociano nel tragicomico.
Insegnanti denunciano il “plagio digitale”, gli editori temono l’apocalisse della creatività umana e i media dipingono scenari da distopia alla Terminator.
Ma cosa succede quando gli strumenti progettati per “smascherare” l’AI diventano complici di un’illusione?
I TEST CHE SMONTANO L’AFFIDABILITÀ: QUANDO L’UMANO DIVENTA MACCHINA
Di recente, mi è capitato di leggere il post di un utente di Linkedin che raccontava di aver sottoposto al vaglio di diversi strumenti di rilevazioni di testi generati da AI alcuni articoli della Costituzione americana.
Ebbene, secondo i più conosciuti software “detective” di testi generati da intelligenza artificiale, anche la Costituzione americana è scritta da Chat Gpt.
Qualche dubbio sul funzionamento di questi strumenti l’avevo anche prima, ma ho voluto cimentarmi in un ulteriore esperimento.
Ho sottoposto a una decina di software di detection un articolo generato da AI, due miei pezzi scritti e caricati sul mio blog personale nel 2018 e nel 2019, alcune critiche d’arte che ho redatto tra il 2018 e il 2024.
Risultato?
Tutti i testi sono stati etichettati come “parzialmente o totalmente generati da AI”. Persino quelli scritti quando ChatGPT era fantascienza.
Perciò, posso definirmi un’intelligenza artificiale?
No, ovviamente.
La verità è che non esiste nessuna possibilità reale di verificare se un testo ben scritto e ben strutturato sia generato da AI o da un umano.
E i software che millantano di comprenderlo, in realtà sembrano più strumenti per raccattare soldi a destra e a manca, con la scusa di saper umanizzare testi generati da AI.
Perché lo schema è il solito: ti mostro un problema e ti offro la soluzione per risolverlo. Ma se non ti dimostro che il tuo testo ha un problema, come faccio a chiederti soldi per risolverlo?
Ma perché non esiste una vera, autentica e reale possibilità di scoprire se un testo è umano o di una AI, se scritto in maniera impeccabile?
Perché gli algoritmi cercano argomenti di alta cultura, sintassi complessa, lessico aulico, strutture logiche impeccabili. Ma questo non è il segno dell’AI, ma la firma di una persona acculturata che sa scrivere bene.
Professionisti della comunicazione, accademici di varie materie, giornalisti, critici d’arte… tutti condividono un determinato codice stilistico, a seconda dei diversi contesti, che l’AI ha semplicemente imparato a copiare e a replicare.

IL PARADOSSO DELL’ECCELLENZA: PIÙ SEI BRAVO, PIÙ SEMBRI UN ALGORITMO
Ecco il cortocircuito epistemologico.
L’AI non crea niente di nuovo, ma imita.
E non imita chi è sgrammaticato, chi non sa usare la sintassi più opportuna o chi non sa come si struttura un testo per la SEO, ma, al contrario, proprio chi padroneggia l’arte della scrittura efficace.
Quella con ganci narrativi accattivanti, ritmo controllato, terminologia precisa e adeguata al contesto. Quella con cui si strutturano testi perfetti per un blog, un social, una critica, una lezione…
Dunque, più un testo è ben scritto e, soprattutto, strutturato in maniera eccellente, più è probabile che i software lo identifichino come “sospetto”.
Un docente che usa termini ricercati sembrerà utilizzare AI. Così un giornalista che strutturi un articolo in modo impeccabile o un critico d’arte che analizzi un’opera con lessico tecnico.
Persino un bellissimo articolo su questo tema, scritto da una docente dell’Università degli Studi di Torino, la Prof.ssa Carmelina Maurizio, risulta scritto in parte da AI, secondo questi software, come dimostra l’immagine sottostante.

Ovviamente, da parte mia non c’è il minimo dubbio: sono convinto che la Prof.ssa abbia scritto l’articolo senza ausilio dell’AI, ma l’evidenza dimostra perché non va tenuta in considerazione quanto stabilito da questi software.
LA TRAPPOLA PER GLI INSEGNANTI: PERCHÉ I COMPITI SCRITTI SONO INUTILI
Assegnare temi o saggi da sviluppare a casa è diventato un esercizio inutile.
I detection tool non distinguono tra uno studente brillante e una macchina, perciò rischiano di penalizzare proprio chi eccelle.
Quindi, la soluzione è tornare a interrogare oralmente i ragazzi. Magari con domande mirate a ogni lezione.
Interrogazioni a sorpresa, discussioni critiche in aula, verifiche scritte, ma solo in classe, che testino la capacità di rielaborare concetti in tempo reale.
Solo così si misura la preparazione autentica degli studenti.
PROFESSIONISTI DEL FUTURO: LA CRISI DI FIDUCIA CHE NESSUNO VUOLE AMMETTERE
Per chi scrive per lavoro, il dilemma è ancora più amaro.
Prima del 2023, la qualità era un certificato di autenticità. Perciò chi scrive e opera lavora da anni, ha già ampiamente dimostrato professionalità e capacità.
Purtroppo, non si può dire altrettanto per chi è uscito dopo. Perché qualsiasi testo impeccabile è sotto scrutinio: “L’hai scritto tu o ChatGPT? Dai, dì la verità!”
Chi è entrato nel mercato post-rivoluzione AI affronta un muro di scetticismo ingiusto, talvolta sgradevole, ma dettato dal clima di sfiducia che le intelligenze artificiali hanno alimentato.
E spesso, anche per chi come me lavora e scrive da anni, è difficile distinguere un giovane capace a scrivere e competente in ciò di cui tratta, dal ciarlatano la cui unica capacità è saper usare le AI.
ABBATTERE I PREGIUDIZI, COSTRUIRE NUOVE PRATICHE
Il problema non è l’AI, ma la nostra ossessione per il controllo.
Invece di demonizzare la tecnologia, dovremmo ridefinire cosa significhi “autenticità” nell’era digitale.
Agli insegnanti, per esempio, consiglio di smettete di cercare fantasmi e di interrogare ogni giorno gli studenti.
Ai professionisti, suggerisco di rivendicare la loro voce, anche se sembra sovrapporsi a quella di una macchina.
Infine, ricordo a tutti che l’eccellenza umana è caos, imperfezione, passione, sentimenti, memoria, vissuto… e quella scintilla imprevedibile che nessuna AI potrà mai replicare.
Articolo scritto da un umano.
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Il futuro della scrittura è una sfida che possiamo vincere. Insieme.