Oggi si seppellisce un uomo scomodo.
Un uomo che ha scelto di parlare quando tutti urlavano, di ascoltare quando tutti giudicavano, di sfidare i dogmi mentre il mondo si accartocciava in slogan.
Papa Francesco è morto tre volte: la prima volta, quando i leader occidentali lo hanno isolato, perseguendo la strada della guerra e del demonio; la seconda, quando ha smesso di respirare; la terza, quando i potenti hanno iniziato a celebrarlo ancor prima di giungere in Vaticano per le esequie.
IL SILENZIO DI PAPA FRANCESCO, CHE URLA PIÙ FORTE DEI DPCM
Partiamo dalle critiche.
Durante la pandemia, Francesco scelse di non trasformare il Vangelo in un tweet di protesta.
Silenzio, dissero i critici. Forse, persino complicità con l’autoritarismo.
Peccato che tanti di quelli che muovono tali critiche siano gli stessi che ieri applaudivano ai balconi, bevendosi la retorica dell’“andrà tutto bene” mentre morivano Camilla Canepa e Stefano Paternò, ma… per “nessuna correlazione”, non sia mai.
LA FOLLIA DEL RIARMO E IL BUSINESS DELLA GUERRA
Ma veniamo agli ultimi anni.
L’Europa si vanta di essere il faro dei diritti, ma fabbrica cannoni.
La Germania spinge per la terza guerra mondiale perché il green è un flop, i droni no.
Le fabbriche di automobili hanno investito l’impossibile per riconvertire all’elettrico la produzione, e adesso chiedono il conto alla politica per i miliardi gettati in fumo.
Papa Francesco ha detto a chiare lettere: «La corsa al riarmo è follia!»
Una verità lapalissiana, ma a Bruxelles preferiscono ascoltare i lobbisti delle armi, non un vecchio vestito di bianco che predica la pace.
Perché la pace non fa fatturato. La guerra sì.
E allora via libera ai contratti militari, ai crediti d’imposta per chi vende morte, alle lacrime di coccodrillo sui bambini di Kiev. Purché non si tocchino gli affari nel Donbass, dove TotalEnergies, BP, Shell e altre società anglofrancesi estraggono risorse.

RUSSIA, UCRAINA E LA DANZA DELLE MENZOGNE
Per circa tre anni, i media hanno dipinto la Russia come un branco di ubriachi senza armi né addestramento.
Mancavano persino le divise, poiché le sanzioni devastanti dell’Occidente avevano reso il rublo carta straccia e l’economia russa era al collasso.
Poi, all’improvviso, la Russia è diventata il nuovo Reich millenario, dotata di armi di ultima generazione e di un esercito di alieni imbattibili.
Un cambio di narrazione che non sarebbe riuscito nemmeno a una di quelle pellicole spazzatura degli anni Novanta, di quelle in cui l’eroe veniva pestato per un quarto d’ora, prima di ricordarsi di saper menare più forte dell’avversario.
Allora partiva la musica motivazionale e, a suon di calci e pugni, batteva quello che sembrava insuperabile.
Un po’ come i giornalisti di oggi ci raccontano la Russia. Prima allo sbando, per supportare la scelta dei loro padroni di inviare armi a Kiev. Adesso per supportare gli stessi padroni, che spingono per il riarmo europeo.
Francesco non ha abboccato a cotanta cialtroneria dei mezzi d’informazione italiani.
Ha chiesto dialogo, mentre i leader occidentali sventolavano bandiere ucraine con una mano e firmavano contratti per il gas con l’altra.
Il pacifismo è eresia quando il complesso militare-industriale ha bisogno di nemici.
E così, chi invoca la pace viene tacciato di putinismo. Proprio come i novax durante la pandemia.
Perché le etichette si sprecano in bocca a due categorie di persone: gli idioti e chi non ha argomentazioni.
Ma, chissà perché, sia i novax sia i putiniani, tempo e fatti alla mano, avevano ragione. – Ma non gridiamolo ai quattro venti. Altrimenti alcuni giornalisti della propaganda vanno in cortocircuito.
GAZA: DOVE I BAMBINI VALGONO MENO DELLE TERRE RARE
Quando Israele ha cominciato a bombardare ospedali, l’Occidente ha parlato di “autodifesa”.
Quando Francesco ha usato la parola “genocidio”, hanno tirato fuori dalla naftalina persino la senatrice Segre per tacciarlo di estremismo antisemita.
Perché i palestinesi non hanno terre rare da vendere, né lobby potenti. Solo bambini sotto le macerie.
Ma quei bambini, ahimè, non hanno azioni in borsa. Non fanno gola alle multinazionali americane o anglofrancesi.
Perciò, sono vittime scomode, come lo è chi le difende. Come lo è stato Papa Francesco.
L’IPOCRISIA POSTMODERNA: CANONIZZARE CHI SI È CROCIFISSO
Eppure, oggi tutti piangeranno Francesco.
I politici che lo hanno isolato. I giornalisti che lo hanno ridicolizzato. Gli stessi che ieri lo chiamavano “comunista”, poi “putiniano”, infine “antisemita”, oggi ne esalteranno il coraggio.
È il trucco sporco dell’ipocrisia postmoderna: trasformare gli eretici in monumenti, una volta resi innocui.
Francesco è stato emarginato, deriso, lasciato solo. Perché una voce fuori dal coro fa paura. Perché chi rompe il gioco del potere viene espulso dal tavolo.

LA PACE COME RIVOLUZIONE: L’EREDITÀ SCONVENIENTE
In un’epoca in cui la guerra è business, la follia è genialità e l’idiozia è saggezza, la pace è l’unica rivoluzione rimasta.
Francesco l’ha capito. E ha pagato per questo.
E ora, mentre i potenti gli rendono omaggio con discorsi pieni solo di retorica, viene da chiedersi quanti di loro sogneranno di tradurre quelle parole in azioni.
Quanti smantelleranno le fabbriche di droni, restituiranno le terre rubate, fermeranno i bombardamenti prima che non ci siano più ospedali da bombardare.
La risposta è in quel silenzio assordante. Quello che segue sempre, immancabile, quando muore un uomo scomodo.
Perché le verità sgradevoli si seppelliscono con chi le ha pronunciate.
Ma l’ipocrisia, si sa, non fa funerali. Mai, neppure a se stessa.